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Ritmo auroral"magnetico"

Agnese Cerroni 19 Ago 2017

Uno studio basato sui dati di THEMIS evidenzia il legame tra il fenomeno delle aurore e le perturbazioni nel campo magnetico terrestre generate dalle particelle cariche trasportate dal vento solare

 

È uno show di luci e colori che vibra a passo di danza nei pressi dei poli del pianeta, stimolato dall’interazione tra il vento solare e l’atmosfera. Le aurore, un exploit di particelle cariche in viaggio dal Sole che dà vita ad emissioni energetiche a varie lunghezze d’onda che risplendono in archi azzurri, verdi e rossi, sono un fenomeno ottico scrutato con interesse da sempre e studiato nel recente passato con l’ausilio di satelliti, camere e sensori. L’ultima ricerca, realizzata con i dati della missione NASA THEMIS – Time History of Events and Macroscale Interactions during Substorms – e pubblicata sulla rivista Nature Physics, tenta di indagare la natura dell’evento mettendo in relazione cielo e terra, ovvero individuando il legame tra i disturbi provocati dal flusso di particelle cariche trasportate dal vento solare sulla magnetosfera con la risposta osservata al suolo con il naso all’insù. Gli scienziati hanno analizzato la vibrazione del campo magnetico terrestre nel corso del brillamento aurorale nella notte sopra il Canada, evidenziando come lo sbocciare delle aurore coincida con un mutamento nella magnetosfera terrestre.

L’equilibrio dell’intero Sistema Solare è determinato dalle attività dell'astro madre e il flusso di particelle cariche emesso raggiunge ogni angolo della nostra struttura planetaria. La Terra è grado di proteggersi dal vento solare grazie alla magnetosfera anche se, a determinate condizioni, le particelle energetiche sono in grado di penetrarla disturbando il campo magnetico e dando vita ad una “sottotempesta”, ovvero una perturbazione magnetosferica. L’invadenza di protoni ed elettroni emessi dal nostro astro fanno contrarre la magnetosfera come una molla che schiocca in avanti e indietro, dando il là alla danza delle aurore. L’interazione delle particelle cariche con l’ossigeno e l’azoto nell’alta atmosfera crea bande di luce che strisciano nel cielo come serpenti. Per mapparne il ritmo elettrico gli autori dello studio hanno puntato al cielo notturno canadese con sensori magnetici di terra - per misurare la perturbazione magnetica nel corso della sottotempesta – e con il supporto dei cinque “occhi” di THEMIS rivolti alle bande aurorali dall'alto. Il risultato è stato una sincronia tra i movimenti delle scie luminose e la vibrazione delle linee di campo magnetico che oscillano ogni sei minuti circa. Capire come e perché le aurore si manifestino fornisce la chiave per la comprensione dell’ambiente spaziale attorno a noi ed è fondamentale per la crescente invadenza della tecnologia satellitare nella nostra routine.

 

Ultima modifica il Sabato, 19 Agosto 2017 06:59
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