Gennaio 2022

 

Già nel 2019 un italiano su tre dormiva poco, in particolare gli over 65, ed erano circa 9 milioni gli italiani che non dormivano a sufficienza, faticavano ad addormentarsi o si svegliavano non riposati. La pandemia ha notevolmente peggiorato le cose: lo studio “Lost in Italy” (Lockdown and Life Styles IN ITALY) rileva che, rispetto al 2019, vi è stata una sostanziale crescita dei disturbi legati al sonno (più 22%) e i soggetti con un sonno di qualità insoddisfacente sono più che raddoppiati. Si parla di oltre 18 milioni di individui.

Dormire poco, tuttavia, non porta solo stanchezza. Molti studi correlano i disturbi del sonno con sovrappeso, obesità e diabete. Uno studio inglese evidenzia che i frequenti disturbi del sonno sono associati a un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause e conclude che tali disturbi sono una malattia che deve essere trattata dal medico.

Data l’importanza del sonno, gli esperti dell’Osservatorio Grana Padano (OGP) hanno voluto studiare quanto lo stile di vita incida sul sonno, valutando le abitudini di più di 7000 italiani per verificare il pasto serale, l’utilizzo di sostanze eccitanti e tutte quelle abitudini che possono compromettere la qualità del sonno, predisponendo a condizioni metaboliche sfavorevoli.

Pubblicato in Medicina

 

Dallo studio della composizione e delle età di cristallizzazione dei granati magmatici delle quattro principali eruzioni del Vesuvio emerge come il Vesuvio dovrebbe avere ancora circa mille anni di quiescenza, anche se non si possono escludere eruzioni più piccole. La ricerca, guidata dal Politecnico di Zurigo e a cui ha collaborato l’Università degli Studi di Milano, è stata pubblicata su Science Advances.
Il vulcano Vesuvio potrebbe rimanere in uno stato di quiescenza per altri mille anni, ma nel frattempo non possono essere esclusi episodi di eruzioni minori: questa la conclusione a cui è giunta una ricerca, coordinata dal Politecnico di Zurigo, che annovera tra i co-autori Francesca Forni, ricercatrice di Vulcanologia dell’Università degli Studi di Milano. I risultati sono stati recentemente pubblicati su Science Advances.

Pubblicato in Geologia
Mercoledì, 26 Gennaio 2022 08:18

Nitruro di arsenico, il cristallo che non c'era

 

Un gruppo di ricerca internazionale, coordinato dall’Istituto di chimica dei composti organometallici del Cnr di Sesto Fiorentino ha sintetizzato, per la prima volta, un nitruro di arsenico cristallino dalla reazione di arsenico e azoto ad alta pressione e alta temperatura. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista Angewandte Chemie International Edition

Arsenico (As) e azoto molecolare (N2) non reagiscono spontaneamente a condizioni ambiente.
Generando condizioni di altissima pressione e temperatura (300000 volte la pressione atmosferica e circa 1200 °C), ottenute mediante strumenti chiamati celle ad incudine di diamante in combinazione con tecniche di riscaldamento laser, ricercatori dell’Istituto di chimica dei composti organometallici del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iccom), dell’European laboratory for non-liner spectroscopy (Lens) di Sesto Fiorentino, dell’European synchrotron radiation facility (Esrf) di Grenoble e dei Dipartimenti di chimica dell’Università di Firenze e Pavia, sono riusciti ad indurre una reazione chimica tra arsenico e azoto molecolare in assenza di solventi o catalizzatori e a sintetizzare per la prima volta un nitruro di arsenico cristallino di formula chimica AsN.

Pubblicato in Chimica

 

Pubblicato su «Diabetes» lo studio effettuato dal Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova e coordinato dal prof. Gian Paolo Fadini che dimostra un difetto di cellule staminali circolanti nei pazienti ricoverati per COVID-19 che hanno sviluppato un decorso sfavorevole della malattia. L’iperglicemia durante COVID-19 rappresenta una delle cause di riduzione delle cellule staminali circolanti.
Fin dall’inizio della pandemia, è emersa una stretta relazione tra diabete mellito e forme severe di COVID-19. Nel 2020 uno studio coordinato dal prof. Gian Paolo Fadini del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova aveva dimostrato che i pazienti affetti da diabete presentavano una probabilità raddoppiata di trasferimento in terapia intensiva o decesso. Come in altre ricerche simili in tutto il mondo, era stato osservato un rischio elevato di andamento sfavorevole anche per i pazienti ricoverati per COVID-19 con elevati valori di glicemia in assenza di diabete. A far luce su questo tema, un nuovo studio, pubblicato su «Diabetes», la prestigiosa rivista ufficiale della Società Americana di Diabetologia e condotto dai docenti del Dipartimento di Medicina dell’Università, coordinati da Gian Paolo Fadini, Professore Associato di Endocrinologia e Principal Investigator dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare.

Pubblicato in Medicina

Uno studio condotto dall’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica “Antonio Ruberti” del Cnr, in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila e con l’Università di Milano-Bicocca, ha proposto una tecnica, basata sull’utilizzo dei cosiddetti modelli simbolici, per la progettazione di un pancreas artificiale per pazienti diabetici di tipo 2. Il lavoro è stato pubblicato sulle IEEE Transactions on Control Systems Technology.

Ricercatori dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica “Antonio Ruberti” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iasi), dell’Università degli Studi dell’Aquila e dell’Università di Milano-Bicocca hanno sviluppato una tecnica da utilizzare per la progettazione di un pancreas artificiale per pazienti diabetici di tipo 2. Questa tipologia rappresenta circa il 90% dei casi di diabete, che è una malattia metabolica caratterizzata da elevate concentrazioni di glucosio nel sangue (iperglicemia), tipicamente in un contesto di insufficiente secrezione endogena e/o di resistenza all’azione dell’insulina, che è l’ormone regolatore del glucosio. Il pancreas artificiale rappresenta oggi la tecnologia all’avanguardia per la regolazione automatica della glicemia nei pazienti diabetici.

Pubblicato in Medicina


I risultati dello studio di un team internazionale, coordinato da Emanuela Cristiani del Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali, hanno dimostrato che i cacciatori-raccoglitori dei Balcani nel primo Olocene avevano familiarità nel consumo di cereali selvatici precedentemente la loro domesticazione
Uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori – coordinato da Emanuela Cristiani del Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali, responsabile del progetto ERC StG HIDDEN FOODS – ha rivelato come, all’inizio dell’Olocene, i cacciatori-raccoglitori dell’Europa Sudorientale facevano ampio uso di piante a scopo alimentare.

Pubblicato in Paleontologia

Cosa rende un compagno potenzialmente più allettante di un altro?
La teoria della selezione sessuale di Darwin fu un’idea radicale che cambiò fondamentalmente la prospettiva scientifica sul sesso e sull’evoluzione. La lotta per l’accoppiamento e la fecondazione fornisce un motore potente della diversificazione all’interno e tra le specie. I contemporanei di Darwin scartarono la sua ipotesi di un “gusto per la bellezza (taste for the beautiful)” che favorirebbe certi compagni rispetto ad altri; ma 150 anni di ricerca hanno accumulato una schiacciante evidenza che la selezione sessuale dipende in gran parte dalle scelte sessuali sia delle femmine che dei maschi.

Pubblicato in Medicina


Uno studio appena pubblicato su Communications Earth & Environment, una rivista del gruppo editoriale Nature, spiega come e perché le catene montuose come l’Himalaya producano gas-serra e siano in grado di rilasciarli efficacemente nell’atmosfera.

 Le catene montuose derivate dalla collisione tra continenti, come l’Himalaya, sono state a lungo sottovalutate negli studi relativi al ciclo profondo dei gas-serra, che coinvolge tra le altre cose i lenti scambi di carbonio tra le rocce della Terra e la sua superficie. Negli ultimi anni, tuttavia, stanno emergendo sempre maggiori evidenze che questi tipi di montagne, se pur prive di vulcani, producano (e hanno prodotto in passato) anidride carbonica (CO2) in quantità rilevanti, dello stesso ordine di grandezza di quelle emesse dall’attività vulcanica.

 I meccanismi di produzione della CO2 in profondità in questi contesti geologici e i processi di rilascio della stessa in superficie sono relativamente ben conosciuti. La CO2 viene prodotta a profondità di 20-30 km essenzialmente attraverso reazioni metamorfiche di decarbonatazione che avvengono a spese di originari sedimenti contenenti carbonati. In superficie, la CO2 viene tipicamente rilasciata attraverso circuiti idrotermali, in corrispondenza di sorgenti calde localizzate lungo importanti discontinuità tettoniche (faglie). Sono invece sostanzialmente ancora sconosciuti i meccanismi che consentono di mobilizzare e trasportare la CO2 dalla sorgente profonda alla superficie.

Pubblicato in Ambiente
Venerdì, 21 Gennaio 2022 09:54

COVID: la parola agli psicologi

 

Il lavoro svolto dal Cnr-Irib di Messina in collaborazione con le Università della Calabria e della Magna Graecia di Catanzaro ha rilevato che quasi il 60% degli psicologi ha dichiarato un aumento di nuovi pazienti durante la pandemia. Ansia, depressione e disturbi del sonno i sintomi prevalenti. Le più colpite sono risultate le donne, impiegate, con bassa scolarità, tra i 26 e i 45 anni, non sposate. Lo studio è stato pubblicato su Journal of Affective Disorders Report.

L’onda lunga della pandemia da COVID ha prodotto notevoli ricadute sulla salute mentale. In questi lunghi mesi, centinaia di indagini sono state condotte a livello internazionale per quantificare gli effetti negativi che il COVID-19 sta avendo sul benessere psicologico. Numerosi sono i sintomi comportamentali descritti, sia in chi è stato contagiato dal virus, sia in chi, invece, è stato vittima di fattori indiretti come: lunghi periodi di quarantena, perdita del sostegno sociale e sovraesposizione a fenomeni di infodemia. Tutte le ricerche scientifiche svolte nell’ultimo anno sono concordi nell’indicare che la pandemia e le misure di quarantena stanno seriamente impattando la salute mentale.

Pubblicato in Medicina


Utilizzare le immagini satellitari per studiare l’orientamento di antiche tombe giapponesi. Questo tipo di studio, condotto dal Politecnico di Milano, non era mai stato effettuato in Giappone, a causa del gran numero di siti archeologici e del fatto che l'accesso a queste aree è solitamente vietato. Per questi motivi per studiare gli orientamenti dei tumuli funerari sono state utilizzate le foto satellitari. I risultati mostrano che le tombe sono orientate verso l'arco del Sole nascente, la divinità che gli imperatori giapponesi collegavano all'origine mitica della loro dinastia.


Le isole giapponesi sono cosparse da centinaia di antichi tumuli funerari, i più grandi dei quali hanno la forma di un buco della serratura e sono chiamati Kofun. Costruiti tra il III e il VII secolo d.C., i più imponenti sono attribuiti ai semileggendari primi imperatori, mentre quelli più piccoli dovrebbero appartenere a ufficiali di corte e a membri della famiglia reale.

Pubblicato in Tecnologia

 

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