Settembre 2018

 

Uno studio, al quale ha collaborato l’Istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr, ha individuato tre geni la cui mancanza o difetto potrebbe essere all’origine di patologie quali l’Alzheimer e il Parkinson. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Scientific Reports”

 

Uno studio interdisciplinare effettuato su lievito di birra Saccharomyces cerevisiae (S. cerevisiae) ha condotto alla scoperta di tre geni che portano l’informazione genetica necessaria alla fabbricazione di altrettante proteine, la cui mancanza o difetto potrebbe essere la causa di malattie neurodegenerative nell’uomo. Alla ricerca, che ha utilizzato come strumento d’indagine il Tellurito di potassio, un composto la cui tossicità è collegata a malattie quali l’Alzheimer e il Parkinson, hanno partecipato tra l’altro ricercatori dell’Istituto di bioscienze e biorisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbr) e del gruppo di ricerca dell’Università del Salento diretto da Pietro Alifano. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports.

“Le nostre indagini, condotte anche con l’utilizzo di tecniche di genomica e di biologia molecolare sul lievito S. cerevisiae quale sistema modello, sono partite dallo studio della Fratassina, una proteina collocata nei mitocondri, organelli cellulari presenti nell’uomo, nelle piante e nei funghi, la cui funzione è la produzione dell’energia necessaria per la vita della cellula”, spiega Luigi Del Giudice del Cnr-Ibbr. “Un difetto o l’assenza della Fratassina nei mitocondri causa nell’uomo la malattia neurodegenerativa conosciuta come atassia di Friedreich (Frda). Essendo stata trovata anche nel lievito S. cerevisiae, la Fratassina ha stimolato la nostra ricerca, nella quale abbiamo utilizzato come strumento di indagine proprio il composto del Tellurio. L’importanza dello studio sta nell’avere individuato un punto intermedio, tre proteine del ribosoma mitocondriale, nel percorso che associa i geni danneggiati alla malattia neurodegenerativa nell’uomo”.

Pubblicato in Medicina


Caldo secco, sole e vento hanno messo a dura prova quest'estate non solo la pelle ma anche gli occhi che possono soffrire di una maggior secchezza a causa della disidratazione. La naturale lubrificazione della superficie oculare, infatti, diminuisce d'estate a causa delle temperature piu' elevate ma anche per l'uso dei condizionatori d'aria che rendono gli ambienti piu' secchi. Ecco perche', rientrati dalle vacanze, bisogna dedicare attenzione anche agli occhi e ripristinare al piu' presto il film lacrimale e l'epitelio. Tra il 5 e il 35% delle persone che hanno superato i 50 anni soffre in Italia del disturbo dell'occhio secco con una prevalenza nelle donne di due terzi. L'Organizzazione Mondiale della Sanita' ha definito la Sindrome dell'Occhio Secco uno dei disturbi tra i piu' ignorati e sottovalutati della societa' moderna con un impatto sulla vita sociale e professionale molto forte.

LE LACRIME COME 'SANDWICH' - Le lacrime hanno una funzione ben precisa all'interno dell'occhio ed un ruolo fondamentale per la qualita' della vista. Il film lacrimale e' costituito da tre strati che favoriscono l'adesione della lacrima alla congiuntiva e alla cornea e ne impediscono la sua evaporazione. "Possiamo immaginare il film lacrimale come una sorta di sandwich - spiega il professor Aldo Caporossi, Direttore della Clinica Oculistica Policlinico A. Gemelli di Roma. "Esternamente c'e' uno strato lipidico che impedisce alla componente acquosa di evaporare, internamente a contatto con le strutture oculari c'e' uno strato di mucine che tiene la parte acquosa attaccata alle cellule, e la parte acquosa che e' la piu' ampia, e' localizzata in mezzo alle due precedenti". Grazie all'apertura e chiusura delle palpebre, il film lacrimale viene distribuito in modo uniforme cosi' da assolvere a vari compiti come proteggere la cornea dalla essiccazione e dalle infezioni e aiutare l'ossigenazione e la corretta idratazione della cornea.

Pubblicato in Medicina


As mammals age, immune cells in the brain known as microglia become chronically inflamed. In this state, they produce chemicals known to impair cognitive and motor function. That’s one explanation for why memory fades and other brain functions decline during old age. But, according to a new study from the University of Illinois, there may be a remedy to delay the inevitable: dietary fiber. Dietary fiber promotes the growth of good bacteria in the gut. When these bacteria digest fiber, they produce short-chain-fatty-acids (SCFAs), including butyrate, as byproducts.

“Butyrate is of interest because it has been shown to have anti-inflammatory properties on microglia and improve memory in mice when administered pharmacologically,” says Rodney Johnson, professor and head of the Department of Animal Sciences at U of I, and corresponding author on the Frontiers in Immunology study.

Although positive outcomes of sodium butyrate – the drug form – were seen in previous studies, the mechanism wasn’t clear. The new study reveals, in old mice, that butyrate inhibits production of damaging chemicals by inflamed microglia. One of those chemicals is interleukin-1β, which has been associated with Alzheimer’s disease in humans.

Pubblicato in Scienceonline

 Alice Mado Proverbio, professoressa di Neuroscienze all'Università di Milano-Bicocca

 

Una serie di esperimenti ha evidenziato la possibilità di misurare la presenza di pregiudizi inconsci, registrando le risposte bioelettriche di errore durante la lettura di frasi che contrastano con gli stereotipi di genere, soprattutto nei maschi. La chiave? Il potenziale bioelettrico N400. Lo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca è stato pubblicato sulla rivista Brain and Language.

 

Milano, 13 settembre 2018 – Professione e stereotipi di genere: gli uomini hanno pregiudizi “automatici” più marcati rispetto alle donne. Misurando i potenziali bioelettrici cerebrali che derivano dall’attività mentale dei partecipanti, la sperimentazione portata avanti nei laboratori dell’Università di Milano-Bicocca ha evidenziato la presenza di risposte automatiche ampie e precoci in presenza di elementi che contrastano con gli stereotipi di genere, soprattutto negli uomini. I dati raccolti suggeriscono quindi una differenza di genere nella stereotipizzazione relativa all’occupazione.

 

Lo studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca (A.M. Proverbio, A. Alberio, F. De Benedetto, Neural correlates of automatic beliefs about gender stereotypes: males are more prejudicial, DOI: 10.1016/j.bandl.2018.08.006) è stato pubblicato sulla rivista scientifica Brain and Language. Lo scopo della ricerca: indagare le basi neurali della rappresentazione degli stereotipi e in particolare la presenza di pregiudizi di genere.

 

Figura 1 – Dove sono rappresentati i pregiudizi? Le aree cerebrali più attive nella rappresentazione degli stereotipi di genere erano la corteccia prefrontale mediale di destra e il giro temporale mediale di destra.

Nell’immagine, sezioni cerebrali (sagittale e assiale) che mostrano le regioni attive durante l’elaborazione delle frasi che violavano il pregiudizio di genere, secondo l’analisi swLORETA. Sono state ottenute sottraendo i segnali registrati nella condizione congruente da quella incongruente nella finestra temporale di 350-450 millisecondi post-stimolo, che corrisponde al picco N400.

 

Questi stereotipi di tipo occupazionale che riguardano la professione di uomini e donne non si formano in modo volontario e non riguardano la nostra concezione morale della società, ma sono rappresentazioni mentali in una certa misura inconsce ed inconsapevoli che si legano alle nostre aspettative, trovano la loro origine nella nostra esperienza di vita e nell’esposizione ai media. Secondo i ricercatori, le donne li recepiscono diversamente perché vivono alcuni di questi pregiudizi soggettivamente, sulla propria pelle, mentre gli uomini li osservano prevalentemente nell’ambiente esterno.

 

Come hanno fatto i ricercatori a raggiungere queste conclusioni? A tutti coloro che hanno partecipato alla sperimentazione sono state presentate centinaia di frasi in italiano, tra le quali alcune costruite ad arte per creare determinate aspettative e poi confermare o violare pregiudizi di genere come l’associazione in campo professionale di forza fisica e potere agli uomini, e di empatia, delicatezza e cura del prossimo alle donne. Alcuni esempi di frasi non congruenti con questi pregiudizi, con personaggi maschili, erano: “Preparò il sugo e si fece la barba”; “Lasciò il pattinaggio artistico quando divenne padre”; “Stese i panni e raggiunse la moglie”. In modo speculare, con personaggi femminili: “Il notaio sta allattando”; “Cadendo dal tetto, l’antennista si è quasi ammazzata”; “L’ingegnere ha macchiato la sua gonna”.

 

Statisticamente è stato individuato un picco nel potenziale elettrico N400: quando la frase terminava in modo da rivelarsi incongruente con lo stereotipo di genere si attivavano varie regioni cerebrali, alcune delle quali coinvolte anche nella rilevazione delle violazioni semantiche e sintattiche, quasi come se si trattasse di un errore grammaticale. Le differenze maggiori, rispetto alle reazioni riscontrate di fronte a frasi neutre o congruenti con gli stereotipi, sono state osservate nei partecipanti maschi: la risposta automatica a N400 era infatti particolarmente precoce, dai 250 ai 400 millisecondi.

 

A livello anatomico, le regioni cerebrali maggiormente interessate da queste risposte bioelettriche sono la corteccia prefrontale mediale, coinvolta anche nella rappresentazione del pregiudizio etnico, la corteccia temporale mediale destra, che gestisce vari tipi di informazioni sulle persone (aspetto, voce, che cosa fanno tipicamente), e la giunzione temporoparietale, che è legata all’attribuzione di una mente agli esseri animati.

 

La ricerca è stata condotta su un campione formato da 38 partecipanti, 19 maschi e 19 femmine, presso il Bicocca ERP Lab in condizioni di isolamento da luci, rumori e altre interferenze, registrando i potenziali evento-correlati (Event-related potential) mediante elettroencefalografia, con una cuffia tecnologica dotata di 128 elettrodi. Nel corso delle rilevazioni, i partecipanti erano ignari del reale scopo della ricerca ed erano prevalentemente impegnati a riconoscere frasi che contenessero nomi di animali, pensando che lo studio sperimentale vertesse appunto su questa capacità. I dati raccolti sono stati poi confrontati e integrati con la tomografia a bassa risoluzione swLORETA.

 

«Un ruolo rilevante nella formazione degli sterotipi è giocato dai media tradizionali – commenta Alice Mado Proverbio, professoressa di Neuroscienze all’Università di Milano-Bicocca – e per i più giovani soprattutto da contenuti del Web come i video on-line. La continua esposizione a contenuti gender-biased, in cui la donna appare più frequentemente associata al ruolo di vittima o di puro oggetto estetico, piuttosto che ad esempio di manager, scienziata, persona dotata di forza, capacità e coraggio, contribuisce fortemente a creare una rappresentazione alterata, soprattutto nella mente maschile che ha meno elementi soggettivi e autobiografici per essere in disaccordo con lo stereotipo».

Pubblicato in Neuroscienze


I ricercatori del Dipartimento di Fisica, in collaborazione con il Dipartimento di Biologia e l’Istituto di Nanotecnologia del Cnr, hanno dimostrato che è possibile realizzare ritratti utilizzando batteri geneticamente modificati come “vernice” vivente e la luce come pennello
Utilizzando un ceppo di Escherichia coli geneticamente modificato, i ricercatori del Dipartimento di Fisica, in collaborazione con il Dipartimento di Biologia e l'Istituto di Nanotecnologia del Cnr, hanno osservato come questi batteri si accumulano laddove lo spazio di movimento è ridotto, proprio come accade alle auto che nel traffico cittadino si raccolgono in aree dove la loro velocità diminuisce. Sfruttando questa capacità, il team ha realizzato riproduzioni quasi perfette di immagini complesse, come a esempio la Gioconda di Leonardo.

Pubblicato in Medicina

 


Sottovalutato il pericolo che corrono i giovani che consumano alcolici in grande quantità anche se solo nel fine settimana. È quanto emerge dai risultati di uno studio condotto presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e pubblicato sulla prestigiosa rivista “Scientific Reports”.
Le abbuffate alcoliche (il binge drinking o il bere tanto tutto in una sera) tipiche di molti giovani (che magari si limitano a bere al sabato sera e non toccano un dito di alcol durante la settimana) potrebbero portare allo sviluppo di alcol-dipendenza.

Lo dimostra uno studio effettuato presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – Università Cattolica e pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports del gruppo editoriale di Nature, dal team del professor Giovanni Addolorato, direttore dell’Unità Operativa Semplice di Area (UOSA) Patologie Alcol correlate all’interno della UOC di Medicina Interna e Gastroenterologia, e del professor Antonio Gasbarrini, direttore Area Gastroenterologia ed Oncologia Medica. Il binge drinking è una modalità di assunzione di alcolici che nell’ultimo decennio si è notevolmente diffusa nel nostro Paese anche fra gli adolescenti. È caratterizzata dall’assunzione di oltre 4-5 Unità Alcoliche (drinks) in unica occasione e in breve tempo, lontano dai pasti e per avvertire gli effetti psicotropi del cosiddetto ”sballo”.

Una unità alcolica, pari a circa 12,5 grammi di etanolo, corrisponde a circa 125 millilitri di vino a media gradazione – quindi un bicchiere - o 330 mL di birra – una lattina o una bottiglia - o 30 mL di super alcolici – un bicchierino da bar.

 Lo studio osservazionale coordinato dai Professori Giovanni Addolorato e Antonio Gasbarrini, dell’Istituto di Patologia Speciale Medica dell'Università Cattolica, ha dimostrato che tale comportamento, spesso ritenuto - sottostimandone la reale pericolosità - un “normale passaggio adolescenziale” è un fattore di rischio per lo sviluppo di alcol-dipendenza.

Finanziato dalla Fondazione Roma e dalla Fondazione Italiana per la Ricerca sulle Malattie Epatiche (FIRE), lo studio ha coinvolto 2704 giovani di età compresa tra i 13 e i 20 anni che frequentavano le scuole superiori della Capitale e di altre città del Lazio. I ragazzi hanno compilato questionari per valutare il loro consumo di bevande alcoliche, di fumo, l’uso di droghe e il quadro psicologico individuale. Circa l’80% del campione ha dichiarato di consumare bevande alcoliche (nonostante nel nostro Paese la vendita di alcolici ai minori sia vietata e nonostante la posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità contraria al consumo di bevande alcoliche negli adolescenti).

Pubblicato in Medicina

 

 

In tutta l’Africa occidentale e centrale sono comuni alcune pratiche tendenti a modificare il seno delle ragazze in vari modi e momenti della vita, realizzate dalle donne della famiglia (pag.23). Di queste, quella più antica sembra essere il “massaggio al seno”, usato tradizionalmente per correggerne dimensioni e forma. La pratica viene attivata o per indurre il flusso del latte materno nell’allattamento o per ridurne il flusso nello svezzamento. Si ipotizza che questa stessa potrebbe essere stata riproposta in epoca più recente dalle Cam.si anche per appiattire i seni in crescita delle ragazze (pg.23) (App.). Un’altra pratica distinta dalla precedente, ma spesso associata all’App., é la “spazzolatura del seno”; come pure la “fasciatura dei seni”, che spesso è utilizzata come modalità aggiuntiva anche per ottenerne l’appiattimento. Oltre a queste pratiche, in Camerun esiste anche la Mutilazione Genitale Femminile (Esther Ayuk, com. pers., Internat. Seminar FGM/C :from medicine to critical anthropology , Rome, 24-5 Nov. ,2017), rappresentata dall’escissione, praticata prevalentemente dalle popolazioni musulmane; essa può essere presente con l’App. (caso3),…avevo un’amica che aveva subito contemporaneamente escissione e App., inoltre sul volto presentava cicatrici etniche. Le pratiche, di cui sopra, sole od associate, sono rappresentate in modo esemplare da quella più conosciuta dell’”Appiattimento del seno”., che è stata oggetto di indagine in anni recenti solo in Camerun (Tabscott, 2012; Rampoldi, 2014 ). Oltre inuadra Oltre al Camerun, questa pratica si diffonde in un’ampia regione dell’Africa occidentale e centrale nei paesi della Guinea Bissau, Chad, Togo, Benin, Guinea Conacry, Costa d’Avorio, Kenya, Zimbawe (pag.15); in Italia la sua conoscenza è stata riferita anche da donne Nigeriane. Non esistono indagini per questi paesi, per cui le informazioni sono solo anedottiche. In Camerun, la prima ricerca risale al 2005, sostenuta dalla ONG locale RENATA (Reseau Nationale des Associations de Tantines), supportata dalla GIZ, società tedesca per la cooperazione internazionale. Il consistente studio quantitativo ( 5661 interviste, espletate in tutte le regioni del paese) è rimasto inedito. Ma se ne conoscono alcuni risultati: l’App. si esegue su bambine tra gli 8 e i 12 anni; l’esecutrice è la madre o donne della famiglia; circa ¼ di tutte le ragazze/donne in Camerun ha subito una qualche forma di stiramento del seno; esso, più comune nella fascia litorale (53% delle donne lo hanno subito), è presente in tutto il paese, ma si riduce al 7% nella regione del nord (pagg. 14-15). A seguire, una seconda indagine, supportata dal Centro Internazionale Feinstein (FIC), dall’Università Tufts, con il patrocinio delll’ONG per lo sviluppo Plan Camerun. Il lavoro sul campo è stato condotto nella regione nord occidentale del Paese e nella capitale Yaoundè.

Pubblicato in Etica

 

 
 
Researchers are beginning recruitment in a trial to see if changing pregnant women’s hygiene habits could reduce the risks of a major cause of childhood disabilities.

Cytomegalovirus, or CMV, is the most common congenital infection in the UK, affecting around 1000 babies every year. If babies are infected while in the womb it can result in serious health problems, such as cerebral palsy, developmental delay and hearing loss. Approximately one in five babies with congenital CMV will have long term health problems, which can also include seizures, sight problems, small head size and intellectual disability. Even babies born with the infection who don’t have symptoms at birth are at risk of developing hearing loss later in life.

However, most pregnant women are not aware of CMV or the measures that can be taken to reduce the risk of catching it, as information about the virus is not routinely offered in the NHS. The virus is a common one and is generally harmless in adults and children.
Pubblicato in Scienceonline

 


Un percorso specifico, un vero e proprio "codice lilla", per aiutare gli operatori sanitari ad accogliere i pazienti in pronto soccorso e avviarne da subito il giusto cammino terapeutico. Ma anche raccomandazioni specifiche ai familiari per renderli consapevoli delle forme di disagio, soprattutto iniziale e a volte nascosto, dei loro parenti, che puo' sfociare in gravi problemi sanitari". Sono queste le principali novita' di due documenti pubblicati dal Ministero della Salute per far fronte a disturbi alimentari.

"I disturbi della nutrizione e dell'alimentazione - scrive il Ministero - sono ormai uno dei piu' frequenti fenomeni sanitari, in particolare tra gli adolescenti e i giovani adulti. Anche per questo, per la potenziale gravita' degli sviluppi che puo' avere una patologia non diagnosticata per tempo o non adeguatamente seguita e curata, un Tavolo di lavoro specifico coordinato dal ministero della Salute ha elaborato le 'Raccomandazioni per interventi in Pronto Soccorso per un Codice Lilla" e le "Raccomandazioni per i familiari'".

Pubblicato in Medicina
Pagina 2 di 2

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery