Un team di ricerca internazionale coordinato dalla Sapienza dimostra l’impatto del contesto ambientale sugli effetti della terapia farmacologica della depressione
La depressione è ancora oggi una malattia frequente e debilitante che ha bisogno di strategie terapeutiche più efficaci. L’Organizzazione mondiale della sanità l’ha classificata tra le emergenze sanitarie internazionali.
Uno studio coordinato dalla Sapienza e dall’Istituto Superiore di Sanità ha scoperto il ruolo fondamentale dell’ambiente nel trattamento farmacologico della malattia, dimostrando sul modello murino che l’effetto della terapia può variare a seconda del contesto ambientale in cui essa viene somministrata.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Molecular Pshychiatry, è coordinata da Laura Maggi e da Cristina Limatola del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia della Sapienza e da Igor Branchi dell’Istituto superiore di Sanità, in collaborazione con Silvia Alboni dell’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore) e l’Università di Zurigo.
I ricercatori hanno dimostrato che quando il farmaco viene somministrato in un ambiente ricco di stimoli si verifica, a livello cerebrale, un aumento del supporto neurotrofico nell’ippocampo e un effetto di normalizzazione della funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Al contrario, quando il farmaco viene somministrato in un ambiente stressante si osserva un peggioramento del fenotipo comportamentale, un aumento della plasticità cerebrale e una riduzione della neurogenesi nell’ippocampo.
“La capacità di identificare la qualità dell’ambiente come fattore importante nel dirigere l’effetto di un trattamento antidepressivo - sostiene Laura Maggi - potrebbe rappresentare una svolta importante per il miglioramento della terapia della depressione”.
Climatic stability resulted in the evolution of more bird species
Bar-tailed Godwit. Photographer: Lars Edenius
More species of birds have accumulated in genera inhabiting climatically stable areas. This is shown by a new study from Umeå University, published in tyhe journal Ecology Letters. “The explanation may be that a stable climate makes it more likely that diverging lineages persist without going extinct or merging until speciation is completed, and stability reduces the risk for extinction in response to climatic upheavals,” says Roland Jansson, researcher from Umeå University who led the study. How life has evolved from simple origins into millions of species is a central question in biology that remains unsolved. Advances in genomics and bioinformatics mean we now know a lot about the relationships among species and their origins, but surprisingly little is known about which environmental conditions that allows species to multiply.
Researchers at IRB Barcelona discover a crucial gene involved in the development of the placenta
Embryos lacking TLK2 (left) appear morphologically normal but developmentally delayed. (S. Segura-Bayona, IRB Barcelona)
The work is the first to report on the key role of the TLK2 gene in mouse embryo development. The study solidifies an important role for both TLK1 and TLK2 in genome stability. A massive genomics study of people with intellectual disabilities performed in the Netherlands points to patient mutations in the TLK2 gene. The placenta, a transient organ that links the developing embryo to its mother, is responsible for nutrient, waste and gas exchange between the foetus and the mother. Scientists at the Institute for Research in Biomedicine (IRB Barcelona) reveal that the TLK2 gene is vital for the development of the placenta and for embryo viability in mice. The results are published today in the journal Cell Death and Differentiation, which belongs to the Nature group. In spite of the difference between embryo development in mice and humans, this finding may be of biomedical relevance. Recent clinical data obtained from a massive genomic analysis of people with intellectual disabilities undertaken in the Netherlands detected mutations in 10 new genes, among them TLK2.
Velocizzare le stampe 3d, questione di matematica
L’Istituto per le applicazioni del calcolo del Consiglio nazionale delle ricerche (Iac-Cnr) ha studiato per la prima volta un problema legato alla stampa 3d utilizzando modelli
matematici e teorizzando dei metodi per diminuire il tempo di realizzazione.
La ricerca è pubblicata su Applied Mathematical Modelling
Oggi le stampanti 3d sono in grado di creare qualsiasi oggetto solido e replicare quelli esistenti, ma sono ancora poco diffuse a causa delle difficoltà di utilizzo. L’Istituto per le applicazioni del calcolo del Consiglio nazionale delle ricerche (Iac-Cnr) ha pubblicato su Applied Mathematical Modelling uno studio in cui per la prima volta, per migliorare gli standard di stampa, si usano metodi matematici già utilizzati per l’ottimizzazione di forme o per la fluidodinamica computazionale (riproduzione o simulazione al computer di fluidi in movimento definiti da espressioni matematiche). “Un problema tipico delle stampanti 3d è la creazione automatica di supporti o impalcature sulle quali si appoggia l’oggetto durante la stampa”, spiega Emiliano Cristiani, ricercatore Iac-Cnr. “Il sistema prevede un ugello che deposita il materiale strato dopo strato, il tempo di raffreddamento è relativamente lungo, quindi il materiale tende a ‘colare via’, determinando una cattiva realizzazione di stampa. Questo inconveniente può essere superato con la creazione di supporti specificamente disegnati per ogni oggetto, così da ridurre il tempo impiegato a produrre l’oggetto e diminuire il materiale per la sua realizzazione”.
A new sanitary pad that can change lives in developing countries
In many cultures menstruation is considered something dirty, and is a taboo subject that puts women of childbearing age in a difficult situation. The researchers, Karin Högberg and Lena Berglin, at the Swedish School of Textiles and the University of Borås, are currently developing a reusable and quick-drying sanitary pad that could change everyday life for these women. A brand new and seemingly revolutionary prototype has seen the light of day. It has been developed during a project involving the Swedish School of Textiles and the University of Borås, and is called SpacerPAD. It is a sanitary pad made from new quick-drying, recyclable and reusable materials and intended for women in developing countries. The name SpacerPAD tells you something about the design – we’re talking space-age here. However, we can’t say too much about the actual structure of the textile because of a patent application,” says Karin Högberg, a researcher in caring science at the University of Borås.
Una micromacchina ibrida a batteri converte la luce in movimento
Alcuni batteri geneticamente modificati e in grado di produrre proteorodopsina possono essere utilizzati come minuscoli propulsori in micromacchine invisibili all'occhio umano e la cui velocità di rotazione può essere finemente regolata illuminando con luce verde di intensità controllabile. Lo studio, condotto da un team di ricercatori di Nanotec-Cnr e dell'Università Sapienza di Roma, è stato pubblicato sulla rivista Nature Communication
Molti batteri, come Escherichia coli, sono fantastici ‘nuotatori’, capaci di percorrere più di dieci volte la loro lunghezza in un secondo: approssimativamente, in proporzione, la stessa velocità di un ghepardo. Per muoversi, usano il ‘motore flagellare’, ruotando sottili filamenti elicoidali, i flagelli, a più di cento giri al secondo. Il motore flagellare è una sorta di motore ‘elettrico’, alimentato da un flusso di cariche che la cellula accumula costantemente nello spazio periplasmatico che ne circonda la membrana interna e il meccanismo con il quale i batteri ‘ricaricano le batterie’ prende il nome di respirazione e di solito richiede l'ossigeno. Nel 2000 è stata scoperta mediante la sequenziazione genetica di batteri in campioni di plancton una nuova proteina, la proteorodopsina, che si inserisce nella membrana cellulare, dove utilizza energia proveniente dalla luce per accumulare carica nella ‘batteria’ anche in assenza di ossigeno.
Oms: "L'abbronzatura artificiale aumenta del 20% il rischio di melanoma"
Passa emendamento a decreto su vaccini: obbligatori sono 10
A study warns about the impact of the carp in shallow lakes with high ecological value for the preservation of waterbirds
Image: Lauri Orho
The presence of the carp, a freshwater invasive species spread worldwide, is alarmingly reducing the populations of diving ducks and waterbirds, according to a study published in the journal Biological Conservation by the researchers Alberto Maceda Veiga, from the Biodiversity Research Institute of the University of Barcelona (IRBio) and Raquel López and Andy J. Green, from the Doñana Biological Station (EBD-CSIC). This is the first study which clearly shows the ecological impact of the carp on water birds in Mediterranean shallow lakes, and it warns about the dramatic effect of this invasive species on other species such as the white-headed duck (Oxyura leucocephala) and the red-crested pochard (Aythya farina), classified as endangered species by the International Union for Conservation of Nature (UICN).
Among the Top 100 of the most threatening alien exotic species worldwide
The carp (Cyprinius carpio) is considered one of the most threatening alien exotic species worldwide according to the UICN. This species, from the European and Asian continents, is included in the Spanish Catalog of Exotic Invasive Species and can live in a wide range of habitats, even the most degraded ones. Quite valued in sport fishing and aquaculture, the carp causes well-known ecological impacts in several countries but there is a lack of studies on the effects on some organisms such as water birds. The authors of the scientific study have studied the natural reserves in the lakes of Medina (Cadiz) and Zoñar (Cordoba) in Andalusia. These shallow depths are quite emblematic in the south of the Iberian Peninsula and are areas where many water birds hibernate –one of the reasons why the Board of Andalusia tried to eradicate the carp.
Più incendi con i cambiamenti climatici
Ricercatori dell’Igg-Cnr, in collaborazione con Università di Barcellona, di Lisbona e Università della California a Irvine dimostrano il nesso tra siccità e aumento delle superfici coinvolte dagli incendi boschivi e prevedono per i prossimi anni un incremento, soprattutto nelle zone a Nord dell’Europa mediterranea. I risultati sono pubblicati su Scientific Reports
Nei prossimi decenni il rischio di incendi boschivi in area Mediterranea potrebbe aumentare a causa di condizioni climatiche più aride. È quanto conclude un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports, nel quale un team che coinvolge l’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (Igg-Cnr) e le Università di Barcellona, di Lisbona e della California a Irvine ha sviluppato dei modelli matematici in grado di prevedere pericolosità ed estensione degli incendi boschivi. “In base all’analisi dei dati cerchiamo di determinare relazioni empiriche ma strette fra variazioni delle condizioni di siccità e aree bruciate”, spiega Antonello Provenzale, direttore dell’Igg-Cnr. “Sebbene la maggior parte degli incendi sia innescata da attività umane, dolose e non, abbiamo constatato che le condizioni climatiche influenzano la propagazione e quindi l’estensione dell’incendio”. Le variabili prese in considerazione sono l’area bruciata, Burned area (Ba), e la siccità quantificata tramite Spei (Standardized Precipitation Evapotranspiration Index, http://spei.csic.es/), un indice che misura la differenza fra precipitazione ed evapotraspirazione (perdita d’acqua dal suolo). “Studiando le variazioni annuali di Spei e Ba, analizziamo le anomalie, ovvero quanto, in un certo anno, i valori di Spei e Ba deviano rispetto alla loro media”, prosegue Provenzale. “In generale, i dati mostrano che le anomalie di area bruciata seguono in modo pressoché lineare le anomalie dello Spei, vale a dire, se l’anomalia di Spei nel senso dell’aridità in un certo anno raddoppia rispetto all’anno precedente, anche l’area bruciata tenderà ad essere il doppio di quella dell’anno precedente”.
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