Ottobre 2018

 


Quando incontriamo una persona per la prima volta è difficile stabilire se possiamo fidarci o meno. Per farci un’impressione, anche lo sguardo gioca il suo ruolo. Infatti, spesso ci convinciamo di comprendere emozioni e intenzioni della persona incontrata semplicemente guardandola negli occhi. E studiandone, per esempio, quanto sono dilatate le pupille.

È su questo aspetto che si è concentrata la ricerca sperimentale condotta da due ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, Marco Brambilla e Marco Biella, in collaborazione con Mariska Kret, ricercatrice dell’Università di Leiden, in Olanda. L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Cognition and Emotion con il titolo Looking into your eyes: Observed pupil size influences approach-avoidance responses (DOI: 10.1080/02699931.2018.1472554). Dal momento che le variazioni nella dilatazione delle pupille sono perlopiù automatiche e inconsce, spesso riteniamo che tali variazioni possano indicare caratteristiche più profonde degli individui con cui interagiamo e che non siano solo la risposta a diverse intensità luminose. I ricercatori hanno perciò voluto verificare se semplici variazioni nel diametro pupillare delle persone che incontriamo siano in grado di influenzare risposte comportamentali diverse.

In particolare, se le persone con un’elevata dilatazione pupillare siano percepite come attraenti, calorose e amichevoli. E al contrario, se le persone con le pupille contratte siano percepite fredde, poco attraenti e inaffidabili. Per effettuare la ricerca, sono stati coinvolti cinquanta studenti ai quali è stato chiesto di svolgere un compito in laboratorio. Nello specifico, i partecipanti sono stati invitati a visualizzare sullo schermo di un computer 96 volti di persone sconosciute, con diversi livelli di dilatazione pupillare.

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Usare le leve sociali per spronare i bambini all’attività fisica. È quanto emerge da uno studio cui ha partecipato una ricercatrice del Cnr-Istc, pubblicato su Nature Human Behaviour e condotto dal Jrc della Commissione europea. Le femmine sono più stimolate dalle migliori amiche, i maschi da gioco in squadre

 

Secondo l’International Association for the Study of Obesity, in Europa un bambino su tre è obeso o sovrappeso. Ma qual è il modo migliore per motivare i giovani a fare più attività fisica, che aiuta a dimagrire e a prevenire le malattie associate alla sedentarietà? Un recente studio di cui è coautrice Eugenia Polizzi, ricercatrice dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc), ha esaminato l'impatto di meccanismi sociali come la reciprocità e la cooperazione di gruppo sul motivare bambini di 9-11 anni a praticare più sport. Il lavoro, pubblicato su Nature Human Behaviour, è coordinato dal Joint Research Center della Commissione europea in collaborazione con l’Università di Cambridge.

A 350 bambini di 15 scuole elementari italiane è stato chiesto di indossare quotidianamente per sette settimane un accelerometro che permette di registrare i movimenti del corpo. L’attività fisica rilevata veniva trasformata in punti, che alla fine dello studio potevano essere scambiati con premi, assegnati in base all’attività svolta dal bambino (incentivi individuali), oppure a quella dei loro migliori amici e collettivamente all’interno di squadre (incentivi sociali). In queste ultime due condizioni, più i loro amici si muovevano, più i bambini ricevevano punti.

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Cinque pasti al giorno sotto il segno dell’equilibrio e della varietà. A colazione, pranzo, cena e spuntini, nel piatto dei più piccoli devono esserci tutti i nutrienti: carboidrati, fibre, proteine, grassi, vitamine e sali minerali, da combinare in percentuale variabile a seconda dei momenti della giornata. Senza rinunciare al gusto e alla convivialità. Sono gli ingredienti della corretta giornata alimentare secondo gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, descritta nel nuovo numero del magazine digitale ‘A Scuola di Salute’, realizzato dall’Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell’Adolescente e diretto dal prof. Alberto Ugazio.


I temi dell’educazione alimentare e della prevenzione del sovrappeso saranno al centro dell’Obesity Day, iniziativa promossa da ADI (Associazione di Dietetica e Nutrizione Clinica italiana) per mercoledì 10 ottobre.
Per l’occasione, al Bambino Gesù, sede di Roma-San Paolo, tra le altre iniziative, medici e nutrizionisti forniranno indicazioni sui corretti stili di vita: non solo sana alimentazione, ma anche attività sportive e
movimento all’aria aperta. Il sovrappeso è un problema che oggi riguarda il 23% dei bambini. Il 9% è obeso. Il 2% gravemente obeso. I dati di Okkio alla Salute, il sistema di sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità, indicano che la giornata alimentare non è osservata con la giusta attenzione. Seguendo alcune indicazioni la strada della corretta alimentazione può essere imboccata fin da piccoli. «In questo contesto - spiega il prof. Alberto Ugazio - sono state attivate campagne di sensibilizzazione rivolte a personale sanitario, famiglie, scuola, media e industrie alimentari. Quest’ultime, in particolare, hanno migliorato le qualità nutrizionali dei loro prodotti contenendo la quantità di zuccheri, grassi saturi, sodio e calorie e innalzando il contenuto di fibre. Per migliorare lo stato nutrizionale di bambini e ragazzi vanno osservate alcune regole: recuperare l’abitudine familiare a fare una prima colazione completa, sperimentare merende varie, con preferenza per quelle a base di frutta, trasformare il pasto a scuola in un momento di educazione alimentare, fare movimento spontaneo e organizzato e valorizzare il momento della cena in famiglia, che dev’essere vissuto come un’esperienza conviviale positiva».

Fare colazione, sempre. E’ un pasto irrinunciabile: consente di rendere al meglio sotto l’aspetto mentale e fisico, ma il 33% dei bambini fa una prima colazione inadeguata, mentre l’8% la salta addirittura per mancanza di tempo o di appetito. Per costruire la colazione perfetta con l’apporto di tutti i nutrienti - dicono gli esperti - si può cominciare con pane e miele, o marmellata, oppure con cioccolato spalmabile. In alternativa pancake, cereali, biscotti, fette biscottate o prodotti da forno. Il tutto abbinato ad una tazza di latte, yogurt bianco o bevande vegetali e da una porzione di frutta fresca.

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L'Organizzazione Mondiale della Sanita' indica nell'inattivita' fisica il quarto piu' importante fattore di rischio di mortalita' nel mondo e il maggiore fattore di rischio per le malattie non trasmissibili, quali le patologie cardiovascolari, i tumori e il diabete. Cosi' in una nota stampa l'AME, Associazione Medici Endocrinologi.

Ma, d'altra parte, anche il concetto 'sport e salute' e' un azzardo e un po' piu' complicato di quando possa apparire.

Dall'ultimo report del Ministero della Salute dei controlli effettuati nel 2017 su giovani e sport amatoriali emerge che non c'e' sport che sfugga al doping inteso come uso di un farmaco o di una pratica medica non a scopo terapeutico ma per migliorare il rendimento psicofisico. Sempre il Ministero rileva che le sostanze piu' utilizzate sono gli agenti anabolizzanti (48,3%), stimolanti (17,2%), corticosteroidi (8,6%) e diuretici e agenti mascheranti (8,6%). Sono quindi gli ormoni che vengono impiegati, prevalentemente, 'quale aiutino'; e non e' a caso visto che ormoni e sport sono collegati in linea diretta attraverso il sistema endocrino: l'esercizio fisico rappresenta un potente modulatore della funzionalita' del sistema endocrino.

Per chi pratica sport professionistico il controllo dell'assetto ormonale e' la premessa per poter intraprendere un'attivita' sportiva che abbia l'obiettivo di portare a risultati agonistici ai massimi livelli. Lo staff medico dei campioni sa come far funzionale al meglio 'la macchina corpo', salvaguardando salute, benessere e prestazioni, anche se non pochi sono i casi di doping. Ma cosa succede a chi fa sport a livello amatoriale e dilettantistico? Davvero lo sport e' salute? Come deve essere praticato lo sport affinche' rientri nella pratica e nello stile di vita raccomandato? Che dimensioni ha il mercato delle sostanze dopanti e quali rischi per la salute? Quali conseguenze sulla salute quando lo sport diventa un'ossessione? Di questi temi si e' parlato a Verona in occasione di un convegno 'Ormoni, metabolismo e sport', promosso da AME, Associazione Medici Endocrinologi, dal CONI e la Federazione Medico Sportiva sotto la guida scientifica di Roberto Castello, direttore di Medicina Generale ed Endocrinologia AOUI, Verona e di Paolo Cannas, medico ospedaliero e medico sportivo della squadra di Basket A2 di Verona.

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A new ultrasound technique can help distinguish benign breast tumours from malignant ones. The technology was developed with support from the Swiss National Science Foundation.

Ultrasound is one of the three main technologies used in medical imaging. It is more compact and affordable than nuclear magnetic resonance imaging (MRI) techniques, and safer than x-rays. But the images it produces are often difficult to interpret. With support from the SNSF, a team from ETH Zurich has developed a new method based on the speed of sound. In initial clinical trials, the team’s prototype showed great promise in detecting breast cancer. The researchers have published their work in the journal Physics in Medicine and Biology.

Measuring the speed of sound, not the quantity

An ultrasound probe emits sound waves that penetrate the body. Because organs and tissues have different physical properties, they reflect the waves differently. The device analyses these “echoes” and reconstructs a three-dimensional image of the inside of the body, called an “echograph” or, more commonly, ultrasound. Usually, the device measures the intensity of the reflected sound waves. But the Zurich team takes an additional parameter into account, namely the echo duration. This new method produces images with enhanced contrast, which could prove useful for cancer diagnosis: It not only detects the presence of tumours; it also aids in distinguishing benign tumours from malignant ones.

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La natura è la nostra unica casa e l’unica strada che abbiamo per salvarla (e salvarci) è lanciare un Global Deal per la natura e le persone capace di invertire il drammatico trend della perdita della ricchezza della vita sulla Terra, base del nostro benessere e del nostro sviluppo, agendo con urgenza per garantire in modo sostenibile l’alimentazione a una popolazione crescente, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e ripristinare i sistemi naturali che stiamo perdendo.
È questa la richiesta del Living Planet Report 2018 del WWF (realizzato con il supporto di più di 50 esperti e in collaborazione con la Zoological Society of London) lanciato oggi a livello mondiale e che, sin dalla sua prima edizione del 1998, ha sempre fornito un’istantanea della biodiversità globale e dei suoi trend. Tutte le ricerche scientifiche dimostrano l’incalcolabile importanza dei sistemi naturali per la nostra salute, il nostro benessere, la nostra alimentazione, la nostra sicurezza. Globalmente è stato stimato che la natura offre servizi che possono essere valutati intorno a 125.000 miliardi di dollari, una cifra superiore al prodotto globale lordo dei paesi di tutto il mondo, che si aggira sugli 80.000 miliardi di dollari.

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Nel mondo, le isole sono oltre 10.000 e sono abitate da oltre 750 milioni di persone. Molte di queste, con una media di abitanti tra i 1000 e i 10.000, si affidano al diesel per garantire energia a case, scuole, istituzioni e imprese, con una spesa consistente per l’importazione di combustibili fossili e il grave impatto ambientale che ne consegue. E non si contano le aree isolate in territori diversi da quelli insulari, come, ad esempio, montagne e zone interne, poco collegate alle principali vie di comunicazione e alle infrastrutture.

In Italia, ad esempio, ci sono 77 isole di cui 23 all’interno di laghi e 1 in un fiume. Nel bacino del Mediterraneo, le isole abitate sono 158, con una popolazione variabile tra i 5 milioni di abitanti della Sicilia, e le poche unità di Isole protette come Asinara, Montecristo, in Italia o Schiza, in Grecia. Il 40,5% delle isole del Mediterraneo ha meno di 1000 abitanti, il 29.7% meno di 500 e un considerevole numero di questi territori, importanti sotto il profilo turistico e ambientale, vivono senza collegamento alla rete elettrica.

Lo sfruttamento dell’energia rinnovabile disponibile, in inglese RES - Renewable Energy Sources, è un fattore chiave di innovazione per questi territori, soprattutto in chiave ambientale. Si tratta infatti di definire un percorso di produzione energetica, che riduca drasticamente l’impronta ambientale determinata dall’uso di combustibili fossili. Le fonti rinnovabili, tuttavia, presentano problemi di intermittenza che rendono difficile conciliare la domanda di energia con la continuità di servizio. Una criticità che può essere risolta grazie allo sviluppo tecnologico di soluzioni di energy storage efficienti, ad alta densità energetica, economiche e affidabili poiché capaci di garantire la continuità del servizio.

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Saranno realizzati nell’ambito del progetto europeo WASP coordinato dall’Università di Pisa


Prodotti di uso comune come bende, pannolini o cerotti che acquistano nuove funzionalità e diventano capaci di monitorare i nostri parametri biomedici come ad esempio Ph, umidità o glucosio, con in più il vantaggio di essere ecocompatibili. E’ questa la sfida di WASP, un progetto di ricerca europeo che inizierà nel 2019 e terminerà nel 2022, che ha appunto l’obiettivo di rendere “intelligenti” questo genere di oggetti di uso quotidiano, a partire dallo studio dei prototipi sino alla progettazione industriale su larga scala.


Coordinato dall’Università di Pisa, WASP unisce una serie di partner scientifici (le università di Manchester, di Roma Tor Vergata, l’Institut Català de Nanociència i Nanotecnologia e l’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne) e industriali quali Quantavis, uno spin-off dell’Ateneo pisano, ed Essity, una compagnia leader a livello mondiale nel settore dell'igiene e della salute conosciuta per marchi popolarissimi come i fazzolettini “Tempo”.
Uno degli aspetti innovativi del progetto WASP – acronimo che sta per Wearable Applications enabled by electronics Systems on Paper - è infatti proprio nella carta sulla quale saranno stampati dispositivi elettronici e circuiti.
“Puntiamo a rivoluzionare l'elettronica flessibile e indossabile – spiega il professore Gianluca Fiori del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Università di Pisa - sviluppando una nuova tecnologia per la stampa di dispositivi elettronici e circuiti su carta, che è un substrato flessibile, pieghevole, a basso costo, biodegradabile, facilmente ottenibile in natura e compatibile con la produzione industriale su larga scala”.

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Nella regione mediterranea i cambiamenti climatici stanno esacerbando gli altri problemi ambientali, legati a cambiamenti dell’uso del suolo, inquinamento e perdita di biodiversità: scarsità di risorse idriche e alimentari, deterioramento degli ecosistemi, problemi sanitari e sociali potrebbero aumentare sistematicamente nei prossimi decenni. Lo sostiene uno studio recentemente pubblicato su “Nature Climate Change” e condotto da scienziati di nove paesi, al quale ha partecipato il professor Piero Lionello, ordinario di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologia Biologiche e Ambientali dell’Università del Salento.

«Le temperature medie annuali nel bacino del Mediterraneo sono ora circa 1,4°C al di sopra del livello preindustriale, 0,4°C in più rispetto alla scala globale», sottolinea Lionello, «Negli ultimi 20 anni, il livello del mare è aumentato di 6 cm e l’acidità dell’acqua di mare è aumentata in modo significativo. Anche se il futuro riscaldamento globale fosse limitato a 2°C, è probabile che in alcune aree del Mediterraneo le precipitazioni diminuiscano del 10-30%. Ciò implica una scarsità di risorse idriche e rischi per la produttività agricola.

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Questo fine settimana si apre il Munich Show (Mineralientage Munich) è l'evento più atteso ed la più grande fiera europea di minerali, fossili, pietre preziose e gioielli con oltre 1.250 espositori e circa 40.000 visitatori. Ogni anno alla fine di ottobre, scienziati, collezionisti e commercianti di tutto il mondo si incontrano a Monaco per scambiare, ammirare e acquisire tesori naturali unici.

Una delegazione di Paleofox.com ovviamente sarà presente e cercherà di fotografare e osservare i reperti unici presenti in fiera. Ma vediamo quali anticipazioni l'ufficio stampa di Monaco ha rilasciato questo anno.

Il 26 ottobre 2018 si apre la “Mineralientage Munich” nell'area espositiva e fieristica di Riem di Monaco.  https://goo.gl/maps/brC9HsxdSMp

I visitatori potranno osservare una varietà di tesori unici della nostra terra e la più grande selezione di minerali, fossili e pietre preziose in Europa provenienti da tutto il mondo. Le mostre speciali del 2018 saranno: "Living Unique" mostra che sottolinea il fascino di fossili, minerali, gemme di milioni di anni fa che possono diventare gioielli inseriti nel design della casa. Opere d'arte, mobili e oggetti di uso quotidiano in questa mostra diventano non sono solo unici, ma anche misteriosi, mistici e nobili allo stesso tempo. I gioielli originali del re Ludwig II e dell'imperatrice "Sisi" (conosciuta in generale come “Sissi” ma questo è un errore comune per noi latini) provenienti da musei e collezioni private non sono l'unico punto forte della mostra speciale "The Treasures of Wittelsbacher ". In occasione dell'anno giubilare in Baviera la mostra si occupa dei gioielli e dei tesori della casa regnante bavarese.

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