Settembre 2020
Mercoledì, 30 Settembre 2020 11:56

The ancient Neanderthal hand in severe COVID-19


Since first appearing in late 2019, the novel virus, SARS-CoV-2, has had a range of impacts on those it infects. Some people become severely ill with COVID-19, the disease caused by the virus, and require hospitalization, whereas others have mild symptoms or are even asymptomatic.

There are several factors that influence a person’s susceptibility to having a severe reaction, such as their age and the existence of other medical conditions. But one’s genetics also plays a role, and, over the last few months, research by the COVID-19 Host Genetics Initiative has shown that genetic variants in one region on chromosome 3 impose a larger risk that their carriers will develop a severe form of the disease.

Now, a new study, published in Nature, has revealed that this genetic region is almost identical to that of a 50,000-year old Neanderthal from southern Europe. Further analysis has shown that, through interbreeding, the variants came over to the ancestors of modern humans about 60,000 years ago.

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Mercoledì, 30 Settembre 2020 11:46

"Immortal" in tree resin


Resin samples from Hymenaea trees in Madagascar with embedded ambrosia beetles

 



An international team led by researchers at the University of Bonn extracted DNA from resin-embedded insects

The phenomenon of using DNA from old fossils preserved in amber already inspired Hollywood - in the film Jurassic Park, scientists reproduce the DNA of dinosaurs extracted from a fossil mosquito embedded in a piece of amber and thereby resurrect them. In reality, however, the undertaking is much more difficult: all previous studies in which researchers took DNA samples from insects enclosed in tree resin were the results of modern environmental contamination and, in addition, were unreproducible, subsequently useless under the scientific method. An international team led by researchers at the University of Bonn now detected DNA from ambrosia beetles that were trapped in recent tree resin for less than seven years. The study was published in the journal "PLOS ONE".

Using so-called ancient DNA, scientists can draw conclusions about long gone times and the organisms living there. The use of organisms trapped in amber (fossil tree resin) with this finality was thought not to be possible after relatively recent fails in looking for DNA in a few thousand-year-old samples.

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Il progetto di Maria Teresa Fiorenza del Dipartimento di Medicina e psicologia è fra le 4 proposte finanziate dalla Fondazione per complessivi 200mila euro con lo scopo di utilizzare le conoscenze sulle malattie genetiche rare per fronteggiare l’infezione da SARS-CoV-2.


Il progetto di Maria Teresa Fiorenza del Dipartimento di Medicina e psicologia è fra le 4 proposte finanziate dalla Fondazione Telethon con l’obiettivo di utilizzare le conoscenze sulle malattie genetiche rare per comprendere aspetti ancora non noti dell’infezione da SARS-CoV-2.

Le 114 proposte inviate al bando Telethon “Malattie genetiche rare e Covid-19” sono state rigorosamente valutate da una commissione scientifica istituita ad hoc che ne ha selezionate 4, prevedendo un finanziamento complessivo di 200 mila euro.

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Mercoledì, 30 Settembre 2020 11:19

Ecosistema benessere, il 5 ottobre a Roma


Lunedì 5 ottobre 2020 - Auditorium MACRO, Via Nizza 138 - Roma

Molto sappiamo sui rischi per la salute associati al degrado dell’ambiente e alle minacce globali come i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. La recente pandemia COVID-19 ci ha mostrato poi come la salute e il benessere individuale, collettivo e globale siano connessi tra loro e, allo stesso tempo, dipendenti dalla situazione ambientale e socio-economica. Questo dramma sanitario ci ha ricordato quanto sia urgente, come una vera e propria responsabilità condivisa, non solo costruire nuovi paradigmi di prevenzione ispirati alla visione One Health, ma anche farli emergere nel percorso necessario che deve portarci verso la sostenibilità.
All’evento, organizzato nell'ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2020, hanno aderito partner come Istituto Superiore di Sanità e ISPRA e ha l’obiettivo di divulgare la visione e l’approccio One Health, basati sulla consapevolezza delle complesse relazioni tra salute ambientale, animale e umana.

Il programma >>

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La ricerca è stata coordinata dalla Neonatologia universitaria dell'ospedale Sant'Anna della Città della Salute di Torino e dal Laboratorio universitario di Virologia Molecolare del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell'Università di Torino.

 

Una madre COVID positiva può trasmettere il virus durante l’allattamento? Questo interrogativo si è diffuso rapidamente in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. Le informazioni su questo tema, di grande impatto sulla salute dei neonati e sul loro futuro, sono ad oggi molto scarse. Alcuni Paesi, quali la Cina, hanno dato indicazione in caso di positività materna, alla somministrazione di latte in formula, sospendendo l’allattamento al seno.

Sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Frontiers in Pediatrics i risultati di una ricerca multicentrica tutta italiana su questo tema. Si tratta dello studio con la casistica più numerosa finora condotto in Europa e l’unico in cui la ricerca del virus nel latte è stata abbinata alla valutazione clinica dei neonati nel durante l’allattamento: i risultati saranno presentati in anteprima venerdì 2 ottobre al Meeting della European Milk Bank Association. Sono stati analizzati i campioni di latte di 14 mamme positive al virus dopo il parto, controllando i loro neonati nel primo mese di vita.

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Didascalia figura: le 10 città metropolitane studiate (Fig. a dx) e un esempio di isola di calore estiva relativa alla città metropolitana di Torino (Fig. in alto a sx) con la densità di consumo di suolo (mappa in basso a sx con gradazioni di grigio) e copertura arborea (mappa in basso a dx con gradazioni di verde) utilizzate per lo sviluppo dell'indicatore "Urban Surface Landscape Layer".

 

 

L’intensità delle isole di calore estive è particolarmente elevata nelle città metropolitane dell’entroterra e cresce con l’aumentare, nel nucleo centrale della città, dell’estensione delle superfici con ridotta copertura arborea e forte impermeabilizzazione. Lo rivela uno studio coordinato dal Cnr-Ibe, svolto in collaborazione con Ispra e pubblicato su Science of the Total Environment

 

Oltre la metà della popolazione mondiale vive oggi nelle città, ed è per questo motivo che viene dedicata sempre maggiore attenzione agli studi che indagano la vivibilità degli ambienti urbani. In Italia le persone che vivono in città sono 42 milioni, circa il 70%. L’ecosistema urbano si caratterizza per due elementi fondamentali: le superfici vegetate e quelle impermeabili (consumo di suolo). Il giusto compromesso tra la quantità di questi due elementi influenza la composizione del paesaggio urbano, modificando anche il microclima e favorendo un fenomeno tipicamente urbano noto come “isola di calore urbana”. Con questa definizione si intendono le zone centrali delle città sensibilmente più calde delle aree limitrofe o rurali.

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I ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali hanno scoperto che l’esposizione raggi UV-B arricchisce di composti benefici non solo la buccia ma anche la polpa dei frutti


Si può anche sbucciare ed è lo stesso ricchissima di antiossidanti e composti benefici per la nostra salute. Parliamo della superfrutta che matura nei laboratori dell’Università di Pisa. I ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali hanno infatti scoperto che l’esposizione ai raggi UV-B incrementa il contenuto di sostanze salutistiche non solo nella buccia ma anche nella polpa.
Se infatti potenzialità delle radiazioni ultraviolette sono ormai note per stimolare la sintesi di molecole benefiche ad elevato valore antiossidante, le ricerche condotte fino a questo momento si erano concentrate quasi esclusivamente sulla buccia.

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La sfida mondiale della metalizzazione dell’idrogeno vede il Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma in prima linea. Lo studio, volto allo sviluppo di nuovi strumenti altamente efficienti per l’elettronica e per il settore dell’energia, è stato pubblicato sulla rivista Nature Physics.


È possibile prendere un gas come l’idrogeno e comprimerlo fino a renderlo solido e resistente come il metallo?

La risposta è affermativa e arriva dal team di ricercatori del Dipartimento di Fisica della Sapienza che, in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Physics con la collaborazione delle università di Trento e dei Paesi Baschi, ha calcolato le caratteristiche fisiche (conducibilità elettrica, colore e lucentezza) e le proprietà chimiche dell’idrogeno al variare della pressione.

La ricerca si inserisce in un filone di studi che da decenni vede gruppi di tutto il mondo impegnati nel comprimere gli atomi di idrogeno per creare, in laboratorio e a temperatura ambiente, un superconduttore dalle prestazioni molto elevate, che non si surriscaldi e non disperda energia. Peculiarità che rendono il materiale di grande interesse per applicazioni nel settore energetico e dell’elettronica e in altre svariati contesti che richiedono materiali in grado di funzionare anche in condizioni estreme.

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The Institute of Biophysics of the National Research Council of Italy shed new light on a devastating genetic disorder called Spinal Muscular Atrophy (SMA). The study, coordinated by Gabriella Viero (Cnr-Ibf), was an all-European effort in collaboration with the University of Edinburgh, Utrecht and Trento and the Italian company Immagina Biotech. Published in Nature Cell Biology, this research was funded by AFM Telethon (France), Telethon (Italy), the Autonomous Province of Trento and the Caritro Foundation.

The team demonstrated that the Survival Motor Neuron (SMN) protein, loss of which causes SMA, regulates the activity of ribosomes, the macromolecular machines that translate the RNA message from genes into proteins in a process known as translation.

Spinal Muscular Atrophy is the leading cause of infant mortality associated with genetic diseases, with an incidence of around 1 in 6000-10,000 live births. SMA causes defects in motor neurons and muscle weakness. SMA is caused by the loss or mutation of the Smn1 gene, which results in low levels of functional SMN protein and abnormal development of the organism.

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A type of anti-bacterial T cells, so-called MAIT cells, are strongly activated in people with moderate to severe COVID-19 disease, according to a study by researchers at Karolinska Institutet in Sweden that is published in the journal Science Immunology. The findings contribute to increased understanding about how our immune system responds against COVID-19 infection.

“To find potential treatments against COVID-19, it is important to understand in detail how our immune system reacts and, in some cases, perhaps contribute to worsening the disease,” says Johan Sandberg, professor at the Department of Medicine, Huddinge, at Karolinska Institutet and the study’s corresponding author.

T cells are a type of white blood cells that are specialized in recognizing infected cells, and are an essential part of the immune system. About 1 to 5 percent of T cells in the blood of healthy people consist of so-called MAIT cells (mucosa-associated invariant T cells), which are primarily important for controlling bacteria but can also be recruited by the immune system to fight some viral infections.

In this study, the researchers wanted to find out which role MAIT cells play in COVID-19 disease pathogenesis. They examined the presence and character of MAIT cells in blood samples from 24 patients admitted to Karolinska University Hospital with moderate to severe COVID-19 disease and compared these with blood samples from 14 healthy controls and 45 individuals who had recovered from COVID-19. Four of the patients died in the hospital.

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