Queste misure saranno quindi messe in relazione con la presenza di cavità sospette nella roccia a una distanza di qualche metro dalla KV62, rilevate dallo stesso gruppo di ricerca nel maggio scorso utilizzando una
diversa tecnica di misura non invasiva dall’esterno della tomba di Tutankhamun, basata sulla mappatura tri-dimensionale della resistività elettrica del sottosuolo. Manca al momento la conferma che queste cavità sospette siano direttamente collegate alla KV62, un tassello essenziale di questo puzzle che le misure geo-radar del prossimo febbraio aiuteranno a definire. Per questa ricerca, si è costituito un team di esperti di assoluto prestigio appartenenti a due dipartimenti del Politecnico di Torino (il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia ed il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture), in collaborazione con personale dell’Università di Torino (Dipartimento di Scienze della Terra) e di due aziende private, la 3DGeoimaging di Torino e la Geostudi Astier di Livorno. Partecipa alla ricerca anche Terravision, un’azienda inglese, e, nel ruolo di consulenza egittologica, il Centro Archeologico Italiano al Cairo. Il progetto si avvale inoltre della collaborazione di esperti del Ministero Egiziano delle Antichità sotto la guida dell’ex-Ministro Mamdouh Eldamaty. Il progetto di ricerca, supportato dal Politecnico di Torino, è sponsorizzato da Fondazione Novara Sviluppo, Geostudi Astier e National Geographic.