Marzo 2021


Uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù pubblicato su Cell Reports identifica le caratteristiche immunologiche dei pazienti che meglio reagiscono all’infezione da SARS-CoV-2
Perché la maggior parte dei bambini colpiti da SARS-CoV-2 ha un decorso rapido e con sintomi lievi? E perché alcuni riescono a neutralizzare il virus prima di altri? La risposta arriva da uno studio dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che identifica per la prima volta le caratteristiche immunologiche dei bambini che meglio reagiscono all'infezione da nuovo coronavirus, riuscendo a debellarla già dopo la prima settimana. La ricerca, realizzata insieme all’Università di Padova e all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell Reports.


LO STUDIO
L'indagine del Bambino Gesù ha coinvolto 66 pazienti di età compresa tra 1 e 15 anni ricoverati nel Centro Covid del Bambino Gesù di Palidoro nell’estate del 2020. La ricerca è stata promossa dal gruppo di studio “CACTUS - Immunological studies in children affected by COVID and acute diseases”, creato da medici e ricercatori del Dipartimento Pediatrico Universitario Ospedaliero del Bambino Gesù nel pieno dell’emergenza sanitaria. La maggior parte dei bambini inseriti nello studio era paucisintomatica a inizio infezione, mentre a una settimana di distanza risultava già asintomatica e clinicamente guarita. Allo studio non hanno preso parte i pazienti che presentavano un quadro severo, come quello della MIS-C. Le indagini di laboratorio hanno evidenziato come il profilo immunologico dei bambini che già dopo una settimana erano riusciti a neutralizzare il virus, era caratterizzato da una grande quantità di linfociti T e B specifici contro SARS-CoV-2, capaci di riprodursi velocemente una volta entrati in contatto con l’agente patogeno e di produrre un gran numero anticorpi neutralizzanti.

Pubblicato in Medicina


Più hanno fiducia in chi governa e nella scienza, più le persone saranno propense ad assumere comportamenti utili al contrasto della pandemia. Al contrario, l’effetto-paura che potrebbe essere indotto dalla diffusione delle cifre relative a contagi e decessi sembra svolgere un ruolo marginale. È ciò che emerge da un lavoro condotto da un team di ricercatori delle Università di Milano-Bicocca, Chieti e Perugia. Lo studio ha coinvolto 23 Paesi di diversi continenti (Europa, nord e sud America, Asia, Australia) ed è stato finanziato dalla “European Association of Social Psychology” col sostegno dell’agenzia di comunicazione “Pomilio Blumm”. I risultati della ricerca, coordinata dalle professoresse Simona Sacchi e Maria Giuseppina Pacilli e dai professori Stefano Pagliaro e Marco Brambilla, sono stati pubblicati sulla rivista “Plos One” (“Trust predicts COVID-19 prescribed and discretionary behavioral intentions in 23 countries” - DOI: 10.1371/journal.pone.0248334).

L’indagine – condotta attraverso questionari somministrati a 6.948 persone in contesti differenti sia sul piano socio-culturale ed economico che per diffusione del Covid-19 – ha riguardato tanto i comportamenti prescrittivi come indossare mascherine, mantenere il distanziamento sociale e rispettare la quarantena, quanto i comportamenti prosociali non obbligatori, come donare a enti di beneficenza e acquistare forniture per le persone in quarantena. Quest’ultimo aspetto è anche quello finora meno indagato. I risultati hanno rivelato che il Paese in cui le persone vivono, così come il numero pubblicizzato di infezioni e di morti per il virus, non sono i predittori più significativi delle intenzioni individuali di impegnarsi in entrambi i tipi di comportamento. Invece, il comportamento è in gran parte predetto dalle differenze individuali nella fiducia riposta nelle persone nel proprio governo, negli altri cittadini e, in particolare, nella scienza. Inoltre, più le persone approvano i principi morali di correttezza e cura, più sono inclini a fidarsi della scienza e, di conseguenza, a mettere in atto comportamenti volti a contrastare la diffusione del Covid-19. Fattori come l’età, il sesso e il livello di istruzione, invece, non influenzano tali risultati.

Pubblicato in Medicina

 

 


La collaborazione tra otto istituzioni scientifiche ha consentito di svolgere un'estesa indagine genetica sul germoplasma viticolo.


"Sangiovese" e "Visparola" sono i capostipiti della famiglia dei vitigni italiani: lo rivela uno studio genetico del germoplasma viticolo svolto da otto istituzioni scientifiche e pubblicato sulla rivista internazionale "Frontiers in Plant Science", a cui ha partecipato anche Claudio D'Onofrio, professore al Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa, primo autore dell'articolo. Indagando i profili genetici di centinaia di varietà conservate nelle collezioni italiane e internazionali, lo studio ha permesso di delineare un atlante delle parentele dei vitigni italiani.

Lo studio parte dall'idea che un contributo alla valorizzazione del patrimonio viticolo passi anche attraverso la possibilità di riconoscere e descrivere in modo univoco i diversi vitigni, valutare le parentele tra loro esistenti e individuare i tipi ancestrali, cioè i capostipiti. Nello specifico, sono stati individuati vitigni omonimi e sinonimi, si sono confermati o rigettati rapporti di parentela già ipotizzati e, infine, sono emerse molte nuove relazioni genetiche del tipo genitore-figlio.

Pubblicato in Scienza generale
Martedì, 16 Marzo 2021 14:22

La prima ondata di SARS-CoV-2 in Lombardia



Le possibili correlazioni a livello regionale tra sintomi e condizioni atmosferiche, meteo e inquinamento, indagate da uno studio condotto dall’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr con il Gipsa-lab del Grenoble Institute of Technology e la Fondazione E. Amaldi, pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health

Da gennaio 2020, milioni di persone in tutto il mondo hanno contratto il virus SARS-CoV-2 con un tasso medio di mortalità compreso tra il 2% e il 5%. Tuttavia, alcune aree del mondo hanno presentato un tasso di contagio superiore alla media. La Lombardia appartiene a queste aree con circa il 40% dei contagi dell'intero paese (durante la prima ondata dell’epidemia) e un tasso di crescita dell'infezione, nelle 24 ore, superiore al resto delle regioni italiane. Lavori recenti hanno ipotizzato che la presenza di inquinanti atmosferici quali particolato (PM10, PM2,5), ossidi di azoto e di zolfo, e le condizioni meteorologiche come temperatura, grado di umidità, velocità del vento, possano condizionare la stabilità di MERS-CoV e SARS-CoV-1 ed è ipotizzabile un simile effetto anche per il SARS-CoV-2.


Nello studio pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health e condotto dall’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismn), dal Gipsa-lab del Grenoble Institute of Technology e dalla Fondazione E. Amaldi, si è indagata la possibile correlazione tra inquinamento atmosferico, dati meteorologici e focolai COVID-19 sviluppatisi nell’area della Regione Lombardia. In questo studio sono stati analizzati i dati epidemiologici forniti giornalmente da Istituto superiore di sanità e Protezione civile, riportando la distribuzione geografica nelle 12 province lombarde durante la prima ondata dell’epidemia (dal 24 febbraio al 31 marzo 2020). Nel periodo analizzato è emerso che oltre il 63% dei 42.283 contagiati registrati in tutta la regione erano concentrati nelle province di Milano, Bergamo e Brescia. Più in generale, mentre a livello nazionale il rapporto medio tra casi infetti e popolazione era di circa lo 0,21%, in Lombardia era il doppio (0,42%).

Pubblicato in Medicina



Beta-blockers treat various cardiovascular diseases and were not more likely to cause depression compared to other similar treatments, according to new research published today in Hypertension, an American Heart Association journal. While depression may occur during beta-blocker therapy, the research suggests beta-blockers are not the likely cause.

Beta-blockers are a class of medications that reduce the heart rate, the heart's workload and the heart's output of blood, which, together, lower blood pressure. They are a common treatment for cardiovascular diseases, includingheart failure, arrhythmias, chest pains andhigh blood pressure. Researchers have suspected beta-blockers of having negative psychological side effects, including depression, anxiety, drowsiness, insomnia, hallucinations and nightmares.

Pubblicato in Scienceonline



Il lavoro, frutto di una collaborazione tra Fondazione Bruno Kessler, Fondazione Isi - Torino, Università di Torino e di altri istituti di ricerca stranieri, è stato pubblicato sull’autorevole rivista Nature Communications. I risultati analizzano in quali casi le strategie di isolamento e il digital contact tracing via app possono aiutare il contenimento di focolai riemergenti.

 Uno studio innovativo sull’effetto e sul ruolo del tracciamento digitale dei contatti durante la pandemia di COVID-19 e di diverse politiche di adozione e integrazione del sistema con altri interventi non-farmaceutici è stato recentemente pubblicato sull’autorevole rivista Nature Communications. Il lavoro è frutto di una collaborazione guidata dalla Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento, insieme al Politecnico di Losanna (EPFL), la Technical University di Copenaghen (DTU), l’Università di Aix-Marsiglia, la Fondazione ISI – Torino e l’Università degli Studi di Torino. Fra gli autori figurano diversi ricercatori che hanno contribuito al protocollo DP-3T per il tracciamento privacy-preserving dei contatti, a cui è ispirato il sistema di exposure notification di Apple e Google usato da molte delle app nazionali di tracciamento, inclusa quella italiana.

Pubblicato in Medicina
Lunedì, 15 Marzo 2021 12:01

Creare vasi sanguigni con la biostampa 3D


L’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Milano (Cnr-Itb) e la Fondazione istituto nazionale di genetica molecolare (Ingm), hanno sviluppato una strategia per generare nuovi vasi sanguigni in organismi viventi, evitando l’immunorigetto. La ricerca, pubblicata su Biofabrication, apre la strada ad applicazioni avanzate di medicina rigenerativa cellulare Uno studio interdisciplinare, che vede coinvolti l’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Cnr-Itb) e la Fondazione istituto nazionale di genetica molecolare (Ingm), ha reso possibile lo sviluppo di una strategia per generare nuovi vasi sanguigni in organismi viventi, evitando l’immunorigetto. “Per la prima volta sono state utilizzate le vescicole extracellulari - microbolle prodotte dalla membrana delle cellule endoteliali, che rivestono l’interno dei vasi e trasportano proteine e acidi nucleici in grado di diffondere istruzioni alle cellule circostanti - come bioadditivo per la generazione di bioinchiostro, cioè l’idrogel utilizzato nei processi di biostampa 3D, che può essere costituito da biomateriali sintetici, naturali o misti”, spiega Roberto Rizzi ricercatore del Cnr-Itb e Ingm e coordinatore dello studio.

Pubblicato in Tecnologia


Un nuovo studio internazionale che ha visto la partecipazione del Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza Università di Roma, ha documentato per la prima volta la coesistenza di uomini e bertucce nel sito archeo-paleontologico. I risultati del lavoro, pubblicati su Journal of Human Evolution, forniscono ulteriori dati sulla paleoecologia del primate, oggi diffuso in Nord Africa e reintrodotto a Gibilterra, e che nel Pleistocene occupava gran parte del territorio europeo
Il sito di Notarchirico, nei pressi di Venosa (Basilicata), è noto agli esperti fin dagli ’50 del Novecento, grazie ai numerosi ritrovamenti archeologici e paleontologici frutto di ricerche condotte da diversi gruppi di studio.

Dal 2016 le campagne di scavi sono condotte da un team di ricerca internazionale guidato da Marie-Hélène Moncel del Département Homme et Environnement del Museo nazionale di Storia Naturale di Parigi con la collaborazione di studiosi del dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza e dell’Università di Bologna.

Pubblicato in Paleontologia


 "Le misure restrittive che riguardano la nostra regione sono fondamentali per garantire a tutti i pazienti un'adeguata assistenza sanitaria". Cosi' il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, intervistato da Tele Radio Stereo.

"Voglio ricordare- ha aggiunto- che oltre ai pazienti Covid, con conseguente aumento di ricoveri e terapie intensive, esistono gli altri malati, e anche a loro il Servizio sanitario nazionale deve garantire piena assistenza".

"Sarebbe fondamentale in questo momento- ha poi concluso- avere la capacita' di essere performanti al cento per cento in tema di vaccinazioni. Questo aiuterebbe molto il nostro Servizio sanitario nazionale, evitando che vada in crisi".

ASTRAZENECA, AUTOPSIE AIUTERANNO A FARE CHIAREZZA - "Bisogna sicuramente andare fino in fondo per accertare le cause di questi decessi. Sembra pero' che si tratti di un lotto di vaccino ben preciso, un lotto austriaco, segnalato prima in Danimarca e poi distribuito in altre parti del mondo e anche in Italia. E' necessario capire cosa sia realmente accaduto prima di affermare con certezza che quanto accaduto sia legato a un evento avverso provocato dal vaccino. Lo sapremo a breve. Se parliamo di grandi numeri, al momento sappiamo che non si sono verificati altri casi simili" ha detto ancora il presidente dell'Omceo Roma parlando del blocco precauzionale per un lotto di vaccini AstraZeneca.

Pubblicato in Medicina

 

Lo studio con l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale è stato pubblicato sulla rivista Nature Scientific Reports.

Trieste partecipa al gruppo internazionale di lavoro che ha sviluppato la prima "fotografia" magnetica del Polo Sud

 

Nuove conoscenze sulla geologia nascosta sotto alle calotte di ghiaccio dell’Antartide e sull’evoluzione tettonica della Terra, avvenute nel corso di miliardi di anni, sono state scoperte da un team internazionale di scienziati che sono riusciti a risolvere uno dei puzzle geologici del nostro pianeta grazie all'utilizzo combinato di rilevazioni satellitari e aeree.

Lo studio - Il gruppo di ricerca, di cui fanno parte l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, il British Antarctic Survey e la Witwatersrand University in Sud Africa, coordinati dall’Università tedesca di Kiel, ha utilizzato i dati magnetici dei satelliti della missione Swarm dell’ESA combinandoli con quelli rilevati dagli aerei, per studiare la geologia subglaciale dell’Antartide e collegarla con quella di Australia, India e Sud Africa, che formavano l’antico supercontinente chiamato Gondwana. Utilizzando i nuovi dati magnetici è stato possibile ricostruire come le placche tettoniche si siano separate tra loro nel corso di milioni di anni dopo la rottura del Gondwana e correlare i principali cratoni e orogeni, strutture geologiche che compongono la crosta terrestre, nei diversi continenti prima della loro separazione.

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