“Queste scimmie imparano ad usare strategicamente strumenti in pietra o legno prendendo parte alla vita del gruppo, da una generazione all’altra. I loro comportamenti sono socialmente trasmessi, vengono acquisiti dai giovani che quotidianamente partecipano alle attività dei membri più esperti del gruppo, ma ci mettono anni e anni per imparare”, spiega Visalberghi, primatologa Cnr-Istc.
“Purtroppo, Piauí e Maranhão si trovano in un’area interessata da un piano di espansione agricola iniziato trent’anni fa, che ne sta velocemente riducendo la biodiversità, mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie animali”, afferma Presotto, biogeografa dell’università di Salisbury. “Nello studio abbiamo analizzato immagini satellitari di Fazenda Boa Vista: nel 1987 non c’erano terreni agricoli, mentre abbiamo verificato un drastico cambiamento tra il 2000 e il 2017, con un aumento delle aree coltivabili di oltre il 350%. Proiezioni al 2034 prevedono un’ulteriore diminuzione delle aree umide e rocciose a causa dell’erosione del suolo. A Morro do Boi la situazione non è migliore. Già nel 1987 il 2% dell’area era stata convertita all’agricoltura, ma fra 2000 e 2017 l’agricoltura intensiva è aumentata del 323% e la simulazione indica che nel 2034 metà della foresta di mangrovie sarà convertita e/o degradata”.
“La degradazione dell’habitat minaccia la sopravvivenza di queste popolazioni di cebi e le loro tradizioni culturali, che sono uniche. L’uso di strumenti dipende non solo dalle condizioni ambientali, come la disponibilità di frutti di palma e la presenza di rocce da usare come incudini, ma anche dalle tradizioni messe a punto solo da alcune popolazioni”, ribadisce Spagnoletti, primatologa che collabora con il Cnr-Istc. “I criteri finora utilizzati per pianificare gli interventi delle politiche di conservazione delle specie riguardano diversità genetica e consistenza numerica. Oggi diventa fondamentale considerare se una certa popolazione possiede tradizioni culturali non presenti altrove: la stessa logica che si applica alla tutela delle popolazioni umane che rischiano di scomparire. I Sapajus libidinosus che vivono a Fazenda Boa Vista possiedono numerose tradizioni assenti altrove che non possiamo permetterci di perdere”.
“Tutelare le popolazioni animali che possiedono conoscenze culturali uniche è importante come proteggere l’habitat in cui la specie vive”, prosegue Visalberghi. “Due articoli pubblicati su Science, nel 2019, da Philippa Brakes dell’Università di Exeter e Hjalmar Kühl del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, con i loro collaboratori, illustrano questo concetto con vari esempi. Nei gruppi matriarcali degli elefanti, le femmine adulte con più esperienza sono il punto di riferimento del gruppo: un piano per tutelare questa specie dovrebbe quindi concentrarsi sulle femmine adulte piuttosto che sui giovani. E per quanto riguarda gli scimpanzé, l’uomo distrugge, con le risorse naturali dove vivono, anche i processi di apprendimento sociale dei loro comportamenti culturali”.
Di queste scimmie così speciali si occuperà il servizio “Salvate la cultura dei cebi”, realizzato con la collaborazione del Cnr-Istc, che andrà in onda il 29 luglio nel programma Superquark di Rai1.