Con una testa occupata quasi interamente da donne-oggetto del desiderio erotico, il protagonista passa in rassegna, in un numero di tip-tap, le proprie varie conquiste femminili accorse al suo immaginario funerale. Assieme a loro, ricorda, in rapide battute, i bei momenti trascorsi e i lati peggiori delle rispettive personalità ma soprattutto le accuse più frequenti che lo riguardano: l'egoismo e la superficialità. Per gli affetti, ora gli rimane l’inossidabile e sicuro rapporto con la sorella Izzy-Patricia Arquette e i due piccoli nipoti, con il commercialista Saul-Bill Murray e l'amico musicista Kirby-Jason Schwartzman, con la domestica ispanica e l'adorata Tucana, il pappagallo. Con loro, Charles inizia un viaggio delirante di auto-riflessione per cercare di venire a patti con una vita senza Ivana.

La pellicola presenta un'accurata estetica "pop" anni '70 dai titoli di testa fino all’architettura, gli arredamenti, i costumi, l’illustrazione animata e la colonna sonora. Fantasia scatenata e inserti "musical" ne fanno un divertito gioco dal ritmo sostenuto e dai dialoghi brillanti.

Coppola affronta un argomento caro a ognuno di noi, quello dell'apparente impossibilità di superare una delusione d'amore, quella confusione conseguente a un cuore spezzato, quel senso di non appartenenza che ci perseguita, quando la normalità e la sicurezza di possesso vanno in frantumi. L’occhio del regista è ironico, non giudica, non appesantisce con vistosi drammi visivi ma non per questo non analizza seriamente il punto nevralgico del soggetto filmico. Lo sconforto e lo spaesamento emergono anche tra i riverberi comici e i colori vibranti, in un modo chiaramente tangibile, benché non convenzionale.

Il tema di un amore finito e di un relativo cuore spezzato è stato più volte trattato al cinema, quasi esclusivamente dal lato femminile, però. Qui, invece, viene visto il lato maschile della sofferenza. Con tutti i suoi interrogativi irrisolti sul cosa è andato storto, sul cosa è andato bene, i perché, le recriminazioni. Viene fuori, soprattutto, dalla visione del film, quanto sia diversa la reazione allo stesso dramma, che s’instaura nell’animo e nella mente di un uomo. La fragilità che emerge dal personaggio di Sheen è una profonda critica ad ogni ridicolo ed anacronistico machismo, in fondo.

Il film è davvero godibile, certe trovate sono molto originali, con un Charlie Sheen istrionico nel suo ruolo e tutto il cast decisamente alla sua altezza.

 

Margherita Lamesta