
Geologia (87)
Mega tsunami nel Mediterraneo
27 Apr 2022 Scritto da Cnr-Ismar, CSIC di Granada, Università di Bologna e Università di Trieste
Un deposito di sedimenti spesso fino a 25 metri presente nel Mar Ionio sembra essere il risultato di un forte tsunami avvenuto nel 365 d.C., originato a Creta e che ha coinvolto Calabria e Sicilia. Le caratteristiche di questo deposito hanno permesso di identificare altri due eventi più antichi avvenuti circa 15 e 40 mila anni fa. La ricerca coordinata dal Cnr-Ismar è stata pubblicata su Scientific Reports
Uno studio condotto dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Cnr-Ismar) ha ricostruito le tracce di uno tsunami che circa 1600 anni fa ha colpito le coste del Mediterraneo, incluse Sicilia e Calabria meridionale. La ricerca riguarda un’area abissale nel Mar Ionio, tra l’Italia, la Grecia e l’Africa, dove un deposito di sedimenti marini che raggiunge i 25 metri di spessore è stato deposto in modo quasi istantaneo dalla forza catastrofica delle correnti indotte dall’onda di uno tsunami. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports.
Calderone, restano circa 25 metri di ghiaccio
15 Apr 2022 Scritto da Cnr-Isp e Università Ca’ Foscari Venezia
Ricognizione organizzata da Cnr e Università Ca’ Foscari con esperti di Ingv e Università di Padova in vista del carotaggio previsto per fine aprile. Dai dati emerge la ‘fotografia’ più nitida sullo stato del corpo glaciale più meridionale d’Europa.
Circa 25 metri di ghiaccio nascosto da una coltre di pietre all’ombra delle pareti del Gran Sasso. E’ quanto rimane del Calderone, il corpo glaciale più meridionale d’Europa e unico degli Appennini, secondo i dati forniti dal georadar che ne ha percorso la superficie nei giorni scorsi, nell’ambito di una campagna di rilevamento e di raccolta di campioni di ghiaccio in situ.
Se le carote di ghiaccio del Calderone si dimostreranno un archivio sufficientemente conservato, potranno ambire a essere custodite per decenni nel ‘santuario’ dei ghiacciai montani in sofferenza che sarà realizzato dal programma internazionale Ice Memory, iniziativa co-ideata e coordinata in Italia da Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) e professore all’Università Ca’ Foscari Venezia.
Campi Flegrei: un nuovo studio per misurare la viscosità del magma
28 Feb 2022 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Utilizzando un magma sintetico simile a quello flegreo è stata calcolata la viscosità e la sua velocità di risalita dagli strati più profondi della Terra. I risultati del lavoro, a cui ha preso parte Vincenzo Stagno del Dipartimento di Scienze della Terra, sono stati pubblicati su Scientific Reports
La velocità con la quale un magma si forma e risale dalle profondità della Terra alla superficie dipende anche dalla sua viscosità ed è quindi di fondamentale importanza conoscere questa proprietà fisica dei magmi anche per definire scenari e stime di pericolosità e rischio vulcanico connesso.
Con uno studio sperimentale, un team internazionale di ricercatori guidato da Barbara Bonechi e Vincenzo Stagno del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università Sapienza di Roma, e condotto con Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Ehime University in Giappone, Argonne National Laboratory in USA (ANL) e Università degli Studi di Trieste (UniTS), ha sviluppato delle stime della velocità di risalita del magma del sistema dei Campi Flegrei dalla sorgente mantellica, che gli autori per il loro esperimento posizionano a circa 60 km di profondità, verso un ipotizzato sistema di alimentazione crostale della caldera collocato a 25 km.
Vesuvio: eruzioni minori più probabili di un episodio distruttivo come quello di Pompei
26 Gen 2022 Scritto da Redazione
Dallo studio della composizione e delle età di cristallizzazione dei granati magmatici delle quattro principali eruzioni del Vesuvio emerge come il Vesuvio dovrebbe avere ancora circa mille anni di quiescenza, anche se non si possono escludere eruzioni più piccole. La ricerca, guidata dal Politecnico di Zurigo e a cui ha collaborato l’Università degli Studi di Milano, è stata pubblicata su Science Advances.
Il vulcano Vesuvio potrebbe rimanere in uno stato di quiescenza per altri mille anni, ma nel frattempo non possono essere esclusi episodi di eruzioni minori: questa la conclusione a cui è giunta una ricerca, coordinata dal Politecnico di Zurigo, che annovera tra i co-autori Francesca Forni, ricercatrice di Vulcanologia dell’Università degli Studi di Milano. I risultati sono stati recentemente pubblicati su Science Advances.
Dalla Laurasia e dal Gondwana, due antichi continenti di 250 milioni di anni fa, l’evoluzione di tutte le piante attuali
15 Dic 2021 Scritto da Università di Pisa
Lo studio coordinato dall’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista New Phytologist ha analizzato oltre 8 milioni di dati relativi a 67.000 specie vegetali su scala globale
La distribuzione delle piante vascolari del nostro pianeta si divide in due grandi gruppi a partire dalla Laurasia e dal Gondwana, due antichi continenti risalenti a circa 250 milioni di anni fa. È questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista “New Phytologist” coordinato da Angelino Carta del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, in collaborazione con Lorenzo Peruzzi dello stesso Dipartimento e Santiago Ramírez-Barahona dell’Universidad Nacional Autónoma de México.
Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato oltre otto milioni di dati relativi alla distribuzione di 67.000 specie vegetali su scala globale. La divisione Laurasia-Gondwana, due antichi continenti che corrispondono oggi all’incirca alle terre del nostro emisfero settentrionale e meridionale, si rispecchia inoltre in alcune differenze fra i due grandi gruppi di piante. La flora settentrionale, costituita soprattutto da piante erbacee, è infatti a livello evolutivo più recente rispetto a quella meridionale costituita soprattutto piante legnose tropicali e in cui prevalgono linee evolutive più antiche.
Con il carbonio è possibile conoscere dove nascono i magmi nel mantello superiore della Terra
06 Ago 2021 Scritto da Università di Roma La Sapienza
In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience un team di ricercatori della Sapienza, delle università di Palermo e Ferrara e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), ha sviluppato un nuovo approccio per ricostruire la quantità di carbonio immagazzinato nel mantello superiore della terra, dalla cui fusione sono segregati i magmi
Il carbonio, il quarto elemento più abbondante in termini di massa nell’universo, è un elemento chiave per la vita. Il suo ricircolo, da e verso l’interno della Terra, regola i livelli di CO2 nell’atmosfera, giocando quindi un ruolo fondamentale nel rendere il nostro pianeta abitabile. Il carbonio è un elemento unico, perché può essere immagazzinato nelle profondità della Terra in varie forme: all’interno di fluidi, come componente di fasi minerali, oppure disciolto nei magmi.
Perù, svelata l’origine di uno dei più grandi giacimenti fossili di cetacei al mondo
20 Lug 2021 Scritto da Università di Milano Bicocca
La bassa concentrazione di ossigeno al fondo, il rapido seppellimento delle carcasse e la precipitazione di minerali come l’apatite e la dolomite subito dopo il seppellimento delle ossa, insieme alla ricchezza biologica originaria. Queste le condizioni che sarebbero all’origine di uno dei più grandi giacimenti di fossili di vertebrati marini del mondo.
Si trova in una delle aree più aride del pianeta, il Deserto di Ica del Perù meridionale, ed è un giacimento così eccezionale perché ospita migliaia di reperti fossili di balene, delfini, foche, squali ed altri pesci, uccelli e rettili risalenti ad un intervallo di tempo compreso tra 14 e 6 milioni di anni fa (un'epoca che i geologi chiamano “Miocene”).
Il gruppo di ricercatori di Milano-Bicocca (Giulia Bosio ed Elisa Malinverno), di Camerino (Claudio Di Celma) e di Pisa (Giovanni Bianucci, Alberto Collareta, Anna Gioncada e Karen Gariboldi), in collaborazione con studiosi di vari istituti di ricerca esteri, ha svelato le cause dell’origine di questo straordinario sito paleontologico grazie allo studio di quasi 900 reperti, spesso eccezionalmente conservati, in un articolo dal titolo “Taphonomy of marine vertebrates of the Pisco Formation (Miocene, Peru): Insights into the origin of an outstanding Fossil-Lagerstätte”, appena pubblicato sulla rivista PLOS ONE.
Uno dei terreni caotici marziani (Copyright: Erica Luzzi/Murray Lab)
Il processo di formazione di queste aree della superficie marziana, che non hanno un corrispettivo sulla Terra, è tuttora oggetto di dibattito tra gli esperti. Uno studio al quale hanno partecipato ricercatori dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr di Firenze, recentemente pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters, suggerisce un nuovo meccanismo di formazione.
I ‘terreni caotici’ sono aree della superficie di Marte caratterizzate da una complessa morfologia che deriva dall’associazione di fratture, dorsali, valli, blocchi angolari grandi e piccoli. Queste regioni peculiari non hanno un corrispettivo sulla Terra e il loro processo di formazione rimane enigmatico e tuttora oggetto di dibattito tra gli esperti. La teoria più comune sostiene che l’acqua, liquida o sotto forma di ghiaccio, abbia giocato un ruolo centrale nel loro processo di formazione. Uno studio al quale hanno partecipato ricercatori dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Igg) che è stato recentemente pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters suggerisce invece un differente meccanismo di formazione: processi vulcanici. “Su Marte, i terreni caotici sono presenti in diverse regioni.
Dai mari della Nuova Zelanda una importante scoperta sul rapporto tra materiali argillosi e terremoti
03 Mag 2021 Scritto da Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Università di Pisa, Università di Padova e University College London (UCL).
Analizzati con un nuovo metodo presso i laboratori INGV i sedimenti argillosi provenienti dal margine di subduzione neozelandese di Hikurangi, zona in passato luogo di tsunami e terremoti.
I materiali argillosi delle faglie presenti nelle zone di subduzione, cioè dove una placca tettonica scivola al di sotto di un’altra placca, trattengono al loro interno un “cuscinetto d’acqua” e ciò fa sì che essi favoriscano terremoti potenzialmente capaci a provocare tsunami. Questo è il risultato dello studio “Fluid pressurisation and earthquake propagation in the Hikurangi subduction zone”, condotto grazie alla collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, le Università di Pisa e Padova, e la University College London, su alcuni campioni provenienti dalla zona di Hikurangi in Nuova Zelanda. Il lavoro è stato pubblicato di ‘Nature Communications’.
“Nelle zone di subduzione” spiega Stefano Aretusini, ricercatore dell’INGV e primo autore dello studio, “lo scivolamento sismico che avviene a profondità crostali ridotte può portare alla generazione di tsunami e terremoti. A causa delle difficoltà sperimentali nel deformare i materiali presenti in queste aree, i processi fisici che riducono la resistenza della spinta cui è sottoposta la faglia sono poco conosciuti.
Maiella e Aspromonte inseriti tra i geoparchi mondiali Unesco, geologi: ulteriore dimostrazione delle bellezze geologiche italiane
26 Apr 2021 Scritto da Consiglio Nazionale dei GeologiIeri, in occasione della Giornata mondiale della Terra che si celebra ogni anno il 22 aprile, si è tenuta la cerimonia di benvenuto nella Global Geopark Network Unesco (Rete Geoparchi Mondiale Unesco) di due importanti parchi italiani: il Parco Nazionale della Maiella e del Parco Nazionale dell'Aspromonte.
Il Consiglio Nazionale dei Geologi e il Comitato Nazionale dei Geoparchi italiani vogliono esprimere la loro soddisfazione per un'ulteriore dimostrazione, a livello internazionale, dell'apprezzamento delle bellezze geologiche del nostro territorio, e il loro ringraziamento a tutti gli attori, enti e Ordini regionali dei Geologi che hanno concorso all'attuazione di questo importante progetto.