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Pubblicata sul Journal of Ecology, rivista della British Ecological Society, la ricerca condotta dall’Università di Pisa ha preso in esame i fondali dell’Isola di Capraia nell’Arcipelago Toscano

Una ricerca dell’Università di Pisa ha rivelato per la prima volta il meccanismo che favorisce la diffusione di una delle specie aliene più presenti nel Mediterraneo, Caulerpa cylindracea. Il segreto sta infatti nella capacità di questa macroalga verde di origine Indo-Pacifica, tipica delle zone tropicali, di modificare i fondali che colonizza in modo da garantirsi un vantaggio competitivo rispetto alle specie native. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sul Journal of Ecology, la rivista della British Ecological Society, e condotto dai ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano in collaborazione con i colleghi australiani della University of New South Wales e del Sydney Institute of Marine Science, insieme agli italiani delle Università di Cagliari e Politecnica delle Marche e della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. 

Pubblicato in Ambiente

Questa nuova tecnica consente di individuare, in maniera più rapida e precisa, il tipo di anemia e scegliere la terapia più adatta. Lo studio, messo a punto da un team di ricerca interdisciplinare dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Cnr, in collaborazione con il centro di ricerca e biotecnologie avanzate Ceinge, è pubblicato su Acs Analytical Chemistry

Uno studio dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche di Pozzuoli (Cnr-Isasi) in collaborazione con il Centro di ricerca e biotecnologie avanzate Ceinge, propone una nuova metodologia per l’identificazione e la caratterizzazione di globuli rossi malati, aventi una morfologia simile a quelli sani. La tecnica, basata su parametri ottici dei globuli rossi, apre a nuovi metodi diagnostici per molti tipi di anemia e per i disordini ematologici in cui la forma del globulo rosso risulti alterata. Il lavoro è stato pubblicato su ACS Analytical Chemistry.
“Grazie a una tecnica avanzata di imaging 3D abbiamo dimostrato di poter discriminare globuli rossi malati, aventi caratteristiche morfologiche simili rispetto al campione di controllo sano”, spiega Martina Mugnano, ricercatrice Cnr-Isasi. Inoltre, per individuare i globuli rossi malati viene sfruttata la capacità dei globuli stessi di funzionare come lenti di ingrandimento. “Tramite questa tecnologia laser e sfruttando la capacità dei globuli rossi di comportarsi come microscopiche lenti dotate di particolari proprietà di ingrandimento e ‘messa a fuoco’, è possibile stilare un pannello di ‘marcatori ottici’ per poter identificare ciascun globulo rosso e poter quindi risalire alle diverse forme di anemia”, aggiunge Pietro Ferraro, direttore dell’Istituto.

Pubblicato in Medicina

Le peculiarità di questi grandi mammiferi, vissuti diecimila anni fa, sono state svelate grazie a una nuova ricerca della Sapienza e del Consiglio nazionale di ricerca argentino, attraverso le analisi condotte sul cervello e sull’orecchio di un esemplare. Lo studio è pubblicato sulle riviste The Science of Nature e Journal of Mammalian Evolution Un nuovo studio coordinato dal Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza, in collaborazione con il team di ricerca argentino del Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas (CONICET), fa luce su nuovi aspetti ecologici ed evolutivi del bradipo gigante. Si tratta di mammiferi vissuti in Sud America decine di migliaia di anni fa, durante il Pleistocene, capaci di superare le tre tonnellate di peso ma, allo stesso tempo, dotati di insospettabile agilità. Il team internazionale di paleontologi ha sottoposto il cranio di un esemplare di Glossotherium robustum, uno di questi giganti pleistocenici, a una serie di indagini tomografiche coordinate da Alberto Boscaini del CONICET. L’utilizzo di queste tecnologie ha consentito ai ricercatori della Sapienza di ricostruire un modello 3D del cervello, con vasi sanguigni e nervi principali, ma anche dell’orecchio interno e di altre parti anatomiche mai osservate prima.

Pubblicato in Paleontologia

Un nuovo studio demografico, condotto dai ricercatori della Sapienza, indica che dopo i 105 anni il rischio di mortalità non aumenta ma rimane costante. I sorprendenti risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Science, favoriscono il progresso degli studi sulle teorie evolutive della senescenza C’è un limite biologico alla longevità umana? Come cambia il rischio di morire con l’avanzare dell’età?
Per rispondere a queste domande, i ricercatori del Dipartimento di Scienze statistiche della Sapienza, in collaborazione con l’ISTAT e le università Roma Tre, Berkeley e Southern Denmark, hanno condotto uno studio sui semi-supercentenari italiani (ovvero coloro che non hanno ancora raggiunto i 110 anni di età, ma superano i 105 ), con l’obiettivo di stimarne con esattezza il rischio di mortalità. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Science, hanno sorprendentemente indicato, per coloro che hanno superato i 105 anni, il raggiungimento di un livello costante del rischio di mortalità.

Il team di ricercatori ha stimato per la prima volta la mortalità in età avanzata, con una accuratezza e precisione che finora non era stata possibile. “I dati studiati, accuratamente documentati – spiega Elisabetta Barbi della Sapienza – portano a concludere che la curva di mortalità cresce esponenzialmente fino all’età di 80 anni circa, ma poi decelera fino a raggiungere un plateau, ovvero un andamento costante, dopo i 105 anni”.

Pubblicato in Medicina

Ricerca IIT e Università di Pisa ha individuato indizi sul meccanismo molecolare con cui la serotonina potrebbe influenzare la flessibilità comportamentale, ovvero la capacità di adattare le nostre azioni in base a come cambia l’ambiente che ci circonda

Un team di ricercatori è riuscito a ricostruire le fasi del meccanismo di funzionamento della serotonina, la cosiddetta molecola della felicità, a livello dei circuiti neuronali dei gangli della base, in particolare del circuito talamo-striatale. Questi circuiti sono importanti per il controllo del movimento e della flessibilità comportamentale, ossia la capacità di adattarsi ai cambi di contesto da un punto di vista emotivo e motorio, e non funzionano correttamente nel caso di patologie come il morbo di Parkinson o i disturbi ossessivi-compulsivi. 
La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Neuron, è stata coordinata da Raffaella Tonini del dipartimento di Neuro Modulation Cortical e Subcortical Circuits dell’IIT- Istituto Italiano di Tecnologia, con la collaborazione del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e di un partenariato internazionale di enti di ricerca fra cui la Sorbonne Université di Parigi.
“Ricostruire in maniera molto accurata i meccanismi molecolari con cui la serotonina funziona nel cervello – spiega Raffaella Tonini, coordinatrice del team di ricerca - è importante anche per capire cosa avviene in condizioni patologiche in cui la serotonina non viene prodotta o in cui mancano i recettori specifici a cui legarsi”. 

Pubblicato in Medicina

 


La Shaken Baby Syndrome (sindrome del bambino scosso) e' caratterizzata da un trauma cranico non accidentale, implicando per la genesi di questa patologia non solo l'attivita' dello 'shaken' (scuotimento) ma anche quella di 'scontro' su una superficie dura. È una delle prime cause di morte nei bambini molto piccoli, in genere al di sotto dell'anno, ed e' determinata da uno scuotimento violento del piccolo da parte di uno dei due genitori. Il Cdc di Atlanta parla di un caso ogni milione di bambini sotto l'anno di vita, ma e' certamente una condizione molto piu' frequente. A spiegarla ai pediatri e ai medici riuniti al 74esimo congresso di pediatria della Societa' italiana di pediatria (Sip) a Roma e' Elena Coppo, del reparto di Pediatria d'Urgenza dell'Ospedale Regina Margherita di Torino, nell'ambito del corso sugli abusi e i maltrattamenti.

"Oltre il 50% della mortalita' dei bambini sotto i 5 anni con trauma cranico severo dipende proprio da questa sindrome- conferma la pediatra- ed e' una situazione sottostimata che presenta una serie di difficolta' sia di diagnosi che di identificazione. La difficolta' sta nel riuscire a reperire tutte quelle caratteristiche cliniche che permettono di fare una diagnosi precisa. Essendo una situazione di maltrattamento- sottolinea Coppo- la diagnosi e' molto importante, perche' mette in tutela il bambino e permette di aiutare la coppia di genitori che si e' fatta artefice di suddetta situazione".

Pubblicato in Medicina
 
 
Ha aperto presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs un centro innovativo dedicato alle sperimentazioni cliniche oltre che alla cura delle malattie oncologiche delle donne. Si tratta del Centro di Farmacologia Clinica, un reparto di degenza con 4 posti letto e un day hospital che si sviluppa su una superficie di circa mq.

380 ed e' attualmente sede di circa 23 trial clinici in ginecologia oncologica di fase II-III, la maggior parte sui carcinomi dell'ovaio.

Il Centro, costruito nel rispetto delle nuove normative sulle sperimentazioni cliniche, in particolare della nuova Determina Aifa n. 809/2015 (che detta i requisiti minimi necessari per ospitare sperimentazioni di fase I), dispone anche di un giardino pensile terapeutico unico in Italia, realizzato ad hoc per immergere le pazienti nella natura in modo che ne traggano benessere psico-fisico che favorisce il buon esito delle cure. Al momento sono in corso di approvazione al comitato etico due studi di fase I per le pazienti affette da carcinoma ovarico ed endometriale. Il nuovo centro, ubicato al 10mo piano, Ala O del Gemelli, che arricchisce e completa le strutture del Dipartimento per la Salute della Donna e del Bambino diretto dal professor Giovanni Scambia, e' stato inaugurato alla presenza del Prof. Franco Anelli, Rettore dell'Universita' Cattolica, Dottor Giovanni Raimondi, Presidente Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, Prof. Marco Elefanti, Direttore Generale Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, Prof. Rocco Bellantone, Preside della facolta' di Medicina e chirurgia della Cattolica e Direttore del Governo Clinico della Fondazione Gemelli.
Pubblicato in Medicina
Sabato, 23 Giugno 2018 12:48

Quello che resta dei biocombustibili

Dai sottoprodotti e dagli scarti delle bioraffinerie, a composti da utilizzare nell’industria cosmetica e alimentare: il progetto EXCornsEED, coordinato da Sapienza, ha appena ricevuto un finanziamento di oltre 4,2 milioni di euro da parte della BBI (Bio-Based Industries Joint Undertaking) Si chiama EXCornsEED ed è coordinato da Sapienza. È il nuovo progetto che include 13 partner provenienti da 8 paesi europei, appena finanziato con oltre 4,2 milioni di euro dalla BBI (Bio-Based Industries Joint Undertaking), il partenariato pubblico-privato, con protagonisti la Commissione europea e le principali industrie europee legate alla bioeconomia.
Per tre anni e mezzo – questa la durata complessiva prevista – una task force di competenze scientifiche collaborerà con imprese già attive nel settore, mettendo a punto tecniche ad hoc per recuperare gli scarti generati dalla lavorazione delle bioraffinerie. L’attività dei ricercatori si concentrerà sugli impianti dedicati alla produzione di biocombustibili, una filiera che parte da varie fonti rinnovabili, tra cui il mais e la colza, per la produzione di biodiesel e bioetanolo, lasciando resti ricchi di composti di potenziale valore. Qui si inseriscono le nuove tecnologie e le procedure di frazionamento che consentiranno di ricavare diversi composti da inserire nel ciclo produttivo delle industrie cosmetiche e alimentari, mettendo a frutto quanto altrimenti destinato ad essere impiegato – in modo assai poco redditizio – come concime.

Pubblicato in Tecnologia
 
 
Una nuova ricerca condotta negli Stati Uniti, in Francia, in Spagna e in Italia all'Ospedale Pediatrico Bambino Gesu', getta luce sulla genetica alla base di una malattia renale debilitante nei bambini, la sindrome nefrosica. I risultati, pubblicati nell'ultimo numero del Journal of American Society of Nephrology (Jasn), la piu' autorevole rivista del settore, potrebbero portare a nuove diagnosi e, quindi, a nuovi trattamenti. Cosi' in un comunicato l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesu' - IRCCS.
"L'analisi del Dna di pazienti pediatrici raccolti in due continenti- spiega la dottoressa Marina Vivarelli, dell'unita' operativa Nefrologia e dialisi dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesu' che ha partecipato allo studio- ha permesso di individuare alcuni fattori di predisposizione genetica di una malattia renale, la sindrome nefrosica cortico-sensibile del bambino. Di questa malattia molto eterogenea, che curiamo con il cortisone e a volte con altri farmaci che abbassano le difese immunitarie, oggi comprendiamo poco le cause".
Pubblicato in Medicina

Uno studio condotto nell’ambito del progetto ERC Starting Grant “HIDDEN FOODS”, dalla Sapienza in collaborazione con team internazionali, ha rivelato, attraverso l’analisi del tartaro dentale di resti archeologici, l’intenso consumo di pesce e carboidrati nella dieta dei cacciatori-raccoglitori del Mediterraneo di 10.000 anni fa. Un team di ricerca internazionale, guidato da Emanuela Cristiani del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e maxillo-facciali della Sapienza, ha fatto luce sulla dieta degli ultimi cacciatori-raccoglitori del Mediterraneo, rivelando un largo consumo di pesce e piante.

I risultati dello studio, condotto nell'ambito del progetto ERC Starting Grant HIDDEN FOODS, con le collaborazioni dell’Università di York (BioArCh), dell’Italian Academy for Advance Studies in America (Columbia University) e dell’Accademia Croata delle Scienze e delle Arti, sono pubblicati sulla rivista Scientific Reports.

Il team di ricerca internazionale ha analizzato le tracce conservate nei denti di un giovane individuo sepolto verso la fine dell’VIII millennio a.C e ritrovato nella grotta di Vlakno, sull’Isola di Dugi Otok in Croazia. Nello specifico, per analizzare i resti, i ricercatori hanno applicato un approccio integrato, che ha incluso lo studio dei microfossili intrappolati nella placca dentale mineralizzata, comunemente definita come “calcolo”, l’analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell'azoto registrati nelle ossa umane e i dati paleoantropologici.

Pubblicato in Paleontologia

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