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Un team di ricercatori dell’Università Statale di Milano ha analizzato dal punto di vista geochimico conchiglie fossili di brachiopodi provenienti dall’Iran, che si sono dimostrate preziosi archivi di dati per aiutare a ricostruire le temperature delle acque marine nel Paleozoico. Questo studio, pubblicato su Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, ci può fornire importanti strumenti per comprendere gli attuali cambiamenti climatici e le loro conseguenze.
Com’era il clima nel passato remoto? Quali cambiamenti si sono verificati e con quali conseguenze ambientali?
Le risposte a queste domande sono state trovate in quelli che si possono definire veri e propri bioarchivi fossili: le conchiglie dei brachiopodi. A dimostrarne l’efficacia come strumento per
comprendere le variazioni climatiche del passato è uno studio multidisciplinare condotto da un team di ricercatori dell’Università Statale di Milano, dell’Università degli Studi di Ferrara, dell’Università di St. Andrews in Scozia e dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco pubblicato su “Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology”.

Pubblicato in Archeologia


È ufficialmente iniziato MAGICBIOMAT, un progetto ambizioso che mira a rispondere alla sfida globale dell’inquinamento da plastica, sviluppando materiali innovativi, biodegradabili e rispettosi dell’ambiente, pensati per diverse applicazioni.
Il progetto, finanziato nell’ambito di Horizon Europe dall’Unione Europea, è coordinato dalla Technological University of the Shannon: Midlands Midwest (Irlanda), con la partecipazione di sette partner europei: Università degli Studi di Padova (Italia), Organik Kimya Sanayi veTicaret AS (Turchia), DIGIOTOUCH OU (Estonia), Centre Technique Industriel de la Plasturgie et des Composites (Francia), Isotech Ltd (Cipro) e The University of Sheffield (Regno Unito). Il kick-off meeting, che si è tenuto in Irlanda il 15 e 16 gennaio, ha riunito i rappresentanti di tutte le organizzazioni partner per dare ufficialmente avvio al progetto.

Pubblicato in Tecnologia
Venerdì, 07 Febbraio 2025 11:04

Usare l’acqua come nuovo carburante spaziale


Il nuovo progetto europeo WET – Water-based Electric Thrusters, coordinato dall’Università di Bologna, studierà i processi fondamentali che regolano la formazione e il comportamento del plasma generato a partire dall’acqua per arrivare a progettare un propulsore elettrico capace di azionare i veicoli spaziali.


Usare l’acqua come carburante, per viaggiare nello spazio. È la sfida di WET – Waterbased Electric Thrusters, nuovo progetto di ricerca Horizon Europe coordinato dall’Università di Bologna. Gli studiosi esploreranno il comportamento del plasma generato a partire dall’acqua per ideare una nuova tipologia di propulsore elettrico da utilizzare sui satelliti spaziali.
"Con questo progetto vogliamo fare un passo decisivo verso la standardizzazione di tecnologie di propulsione sostenibili, in grado di ridurre l’impatto ambientale delle missioni spaziali e di sfruttare le risorse disponibili nello spazio", spiega Fabrizio Ponti, professore al Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università di Bologna (Campus di Forlì), che coordina l'iniziativa. "Grazie all’acqua, un propellente ecologico e versatile, potranno aprirsi possibilità inedite per l’esplorazione dello spazio profondo, con un occhio di riguardo alla sostenibilità economica e ambientale".

Pubblicato in Tecnologia

 Sale ancora il numero di casi di sindromi simil-influenzali (ILI) nella quarta settimana del 2025 (dal 20 al 26 gennaio) e l'incidenza supera la soglia di "alta" intensità. Il livello d'incidenza in Italia è pari a 17,3 casi per mille assistiti (15,9 nella settimana precedente). I casi stimati di sindrome similinfluenzale, rapportati all'intera popolazione italiana, sono circa 1.021.000, per un totale di circa 8.810.000 a partire dall'inizio della sorveglianza. Lo evidenzia l'ultimo rapporto RespiVirNet appena pubblicato, come spiega un comunicato.

L'incidenza è in forte aumento solo nelle fasce di età pediatrica, soprattutto nei bambini sotto i cinque anni di età, in cui è pari a 43,6 casi per mille assistiti (34,8 nella settimana precedente). Stabile nei giovani adulti e negli anziani. Maggiormente colpite le Regioni/PPAA Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo, Puglia e Sardegna. Basilicata e la Calabria non hanno attivato la sorveglianza epidemiologica.

Pubblicato in Medicina


Nella Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, il WWF Italia fa un punto sul problema dell’incremento di questo fenomeno.


Nei frigoriferi delle famiglie c’è cibo a sufficienza per dare 1,3 pasti al giorno ad ogni persona colpita dalla fame, nel mondo. Lo spreco alimentare, almeno in Italia, è purtroppo in crescita: secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Waste Watcher, nell’ultimo anno abbiamo sprecato quasi il 10% in più di cibo di un anno fa. Ognuno di noi è passato cioè da 566 g a settimana di un anno fa a 618 g, ossia oltre 200 grammi in più di cibo buttato ogni mese.

Pubblicato in Ambiente


Un semplice prelievo di sangue per diagnosi accurate e sicure con l’esame dell’attivazione dei basofili.
Un nuovo test sul sangue dei bambini allergici agli alimenti predice rischio e gravità delle reazioni a cui potrebbero andare incontro al contatto con determinati cibi. È il test di attivazione dei basofili, un’analisi avanzata appena introdotta nel Laboratorio per le allergie alimentari dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Consentirà di effettuare diagnosi sicure e sempre più accurate per gli oltre 5.000 bambini e ragazzi seguiti ogni anno dal team di allergologi dell’Ospedale. «Una diagnosi tempestiva e la presa in carico specialistica possono fare la differenza nella gestione efficace della malattia allergica - sottolinea il prof. Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù - riducendo il rischio di complicanze gravi e migliorando la qualità della vita di bambini e famiglie».


ALLERGIE ALIMENTARI, SEMPRE PIU’ COMPLESSE

Aumentano incidenza e complessità delle allergie alimentari che colpiscono bambini e ragazzi: accanto alle forme emergenti (allergia alle farine di insetti, al miele di melata o al latte di capra) si registra l’incremento di quelle già note come l’allergia alle arachidi, alla frutta a guscio e al latte vaccino. Nel dettaglio, negli ultimi 10 anni l’allergia alla frutta a guscio (nocciole, anacardi, pistacchi) è passata dal 3% all’8% dei casi pediatrici; l’allergia alle arachidi dall’1% al 6%, mentre l’allergia al latte rimane stabile a oltre il 15% della casistica, ma con una maggiore complessità di gestione, essendo spesso associata a reazioni ad altri alimenti (uova, grano, pesce). «Quelle all’arachide e al latte - prosegue Fiocchi - rimangono le allergie alimentari più pericolose, in quanto maggiormente associate a reazioni gravi e potenzialmente fatali come l’anafilassi. In Italia, ogni anno purtroppo si registrano tra i 2 e i 4 decessi per allergie alimentari, soprattutto tra i giovani sotto i 20 anni».


UNA NUOVA STRADA PER LA DIAGNOSI
In Italia, in media, 1 bambino su 50 è allergico a uno o più alimenti e, nel 16% dei casi, in forma grave. Proprio per questa categoria di piccoli allergici all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è stato introdotto l’innovativo test di attivazione dei basofili (BAT test), che permette di simulare in laboratorio le reazioni allergiche senza esporre il paziente a rischi. Il test si effettua “in vitro”, cioè in provetta, su un campione di sangue, simulando un test di scatenamento “in vivo”. La sua funzione è quella di isolare le cellule della risposta allergica
 mettendole a contatto con l’allergene e incubarle: se il bambino è allergico sulla superficie di queste cellule compaiono delle molecole che possono essere rilevate e contate.
Il BAT test, che fornisce informazioni cruciali sulla potenziale gravità della risposta dell’organismo a un alimento, integra gli strumenti oggi disponibili al Bambino Gesù per valutare la presenza di un’allergia alimentare: i test cutanei (prick test), il dosaggio delle IgE nel sangue, ovvero gli anticorpi specifici che innescano la reazione allergica e il test di provocazione orale che consiste nella somministrazione di allergeni sotto la supervisione del medico, oggi considerato il gold standard per la diagnosi di allergie alimentari.


«Grazie a questo nuovo, importante strumento diagnostico – conclude il prof. Fiocchi – possiamo definire conmaggiore precisione il profilo di rischio di ciascun bambino e individuare la strategia terapeutica più adeguata, che oggi include l’evitare gli alimenti a cui si è allergici, la desensibilizzazione orale ovvero l’introduzione pilotata dell’alimento, tramite specifici preparati, per innalzare la soglia di tolleranza e, in alcuni casi selezionati, terapie avanzate come il farmaco Omalizumab che mantiene innocue le IgE circolanti nell’organismo. Al Bambino Gesù la ricerca continua e siamo pronti a sperimentare nuove soluzioni
terapeutiche, come l’immunoterapia epicutanea, che potrebbe rivoluzionare la gestione delle allergie alimentari nei prossimi anni».

Pubblicato in Medicina

 

Storia eruttiva semplificata dei Campi Flegrei (in alto a sinistra), mappa geologica (in alto a destra) e siti di ritrovamento dei depositi dell'eruzione di Maddaloni/X-6 (in basso)

 

Risale a oltre centomila anni fa una delle eruzioni più significative in quest’area. A rivelarlo, uno studio congiunto Cnr-Igag, Sapienza Università di Roma, Ingv e Università Aldo Moro di Bari, pubblicato sulla rivista scientifica Communications Earth and Environment di Nature. La conoscenza approfondita della storia eruttiva di questa regione potrà migliorare la valutazione dei rischi vulcanici associati alla zona.

I Campi Flegrei sono un complesso vulcanico attivo, circondato da aree urbane ad alto rischio. Tra i più studiati al mondo, la loro storia eruttiva è ben documentata solo negli ultimi 40.000 anni. Un nuovo studio rivela che, 109.000 anni fa, si verificò un'eruzione di magnitudo simile all’'Ignimbrite Campana', la più grande eruzione dell’area mediterranea.

Pubblicato in Geologia

Molte persone vorrebbero ritardare o addirittura fermare il processo di invecchiamento. Precedenti studi clinici hanno dimostrato che una ridotta assunzione calorica può rallentare il processo di invecchiamento negli esseri umani. Anche l'assunzione di vitamina D o acidi grassi omega-3 ha mostrato risultati promettenti nel rallentare l'invecchiamento biologico negli animali. Tuttavia, non era chiaro se queste misure avrebbero funzionato anche negli esseri umani.

Le terapie precedentemente testate nello studio DO-HEALTH guidato da Heike Bischoff-Ferrari sono anch'esse associate a un rallentamento del processo di invecchiamento. Queste hanno dimostrato che la vitamina D e gli acidi grassi omega-3, così come la regolare attività fisica, riducono il rischio di infezioni e cadute, e prevengono il cancro e la fragilità prematura. "Questi risultati ci hanno ispirato a misurare l'influenza diretta di queste tre terapie sul processo di invecchiamento biologico nei partecipanti svizzeri di DO-HEALTH", afferma Bischoff-Ferrari, professoressa di geriatria e medicina geriatrica all'Università di Zurigo.

Pubblicato in Medicina

 

Immagine 3D ottenuta con Nano-XPCT che permette di ottenere immagini dettagliate dell'intestino, distinguendo e quantificando le cellule immunitarie (gialle e blu) presenti. Questa tecnologia apre nuove strade per la ricerca sull'Alzheimer (credits: Alessia Cedola Cnr-Nanotec).

Un team di ricerca internazionale, guidato dall'Istituto di Nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche, ha fatto luce sul collegamento tra intestino e cervello nella malattia di Alzheimer utilizzando tecniche avanzate di imaging a raggi X. Lo studio, pubblicato su Science Advances, fornisce nuove informazioni sui meccanismi che collegano le alterazioni intestinali al loro potenziale ruolo nell'insorgenza della patologia

Una ricerca guidata dall’Istituto di Nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec) sede secondaria di Roma, condotta in collaborazione con l'European Synchrotron Radiation Facility (ESRF) di Grenoble e l’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano, ha consentito di osservare dettagliatamente, utilizzando la nano- e micro-tomografia a raggi X a contrasto di fase (XPCT), le alterazioni strutturali e morfologiche provocate dalla malattia di Alzheimer nell'intestino di modelli animali.
Questa tecnica innovativa, disponibile presso la facility internazionale, ha permesso di ottenere immagini tridimensionali dell'intestino con una risoluzione e una qualità senza precedenti: la nitidezza ottenuta ha rivelato dettagli morfologici mai osservati prima, portando alla luce alterazioni a livello cellulare e strutturale nell'intestino in presenza di Alzheimer. Lo studio è descritto sulla rivista Science Advances: si tratta di una scoperta significativa, in quanto evidenzia per la prima volta un legame diretto tra questa malattia neurodegenerativa e specifiche modifiche morfologiche e cellulari a livello intestinale.

Pubblicato in Medicina


Passo, trotto e galoppo: le andature equine seguono dei veri e propri modelli ritmici. Due studi condotti dalla Sapienza e dall’Università di Torino indagano sulla loro musicalità
La sequenza degli zoccoli di un cavallo che colpiscono il terreno sembra intuitivamente ritmica, ma lo è davvero? Un team di ricercatori guidato da Marco Gamba dell’Università di Torino e da Andrea Ravignani della Sapienza Università di Roma, finanziato dal progetto ERC The Origins of Human Rhythm (TOHR), ha risposto a questa domanda in due studi pubblicati sul Journal of Anatomy e Annals of the New York Academy of Sciences mettendo in luce le somiglianze tra i ritmi della locomozione dei cavalli e quelli musicali. Questa connessione potrebbe spiegare perché le diverse andature equine - passo, trotto e galoppo - risultino così ritmiche e riconoscibili.

Pubblicato in Scienza generale

Medicina

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