Martedì, 26 Aprile 2011
Martedì, 26 Aprile 2011 00:00

Musica alle terme

Tanti anni fa, quando non esistevano le medicine , le acque termali erano i rimedi più usati per la cura di tante diverse malattie, e ciò non solo per una tradizione millenaria (già Plinio il Vecchio affermava che “Le Terme sono della medicina la parte migliore”), ma per la loro sperimentata efficacia. Un tempo quindi, laddove la medicina non sapeva dove trovare rimedio, la cura e la riabilitazione di un malato passavano necessariamente per le terme, e sappiamo che di tali cure si sono avvalsi tanti personaggi della musica, come per esempio fecero il grande Beethoven, che cercò di alleviare con dei bagni di acqua termale le proprie sofferenze, dalla sordità alla malattia epatica che lo finì, e anche Giuseppe Verdi e Ruggero Leoncavallo (il quale considerava le Terme di Montecatini il luogo ideale per le proprie creazioni). Ancora oggi, nonostante la grande diffusione dei farmaci di sintesi, le cure termali risultano avere una grande validità, tant’è che la medicina tradizionale le ammette tra le cure dispensabili per parecchi tipi di patologie, oltre che consigliarle a tutti coloro tengano al benessere del proprio organismo.

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Martedì, 26 Aprile 2011 00:00

150 anni di sanita’ italiana

I 150 anni di Unità d’Italia sono un’occasione irripetibile per riappropriarsi del nostro passato e per rafforzare la nostra identità nazionale.  Una lettura della storia dello Stato italiano ci può venir data dai cambiamenti avvenuti nello stato di salute della popolazione, dall’evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche e dalle forme di assistenza sanitaria erogate dal 1861 ad oggi.  L’Unità d’Italia ha giovato alla sanità pubblica consentendo di affrontare le problematiche sanitarie con strategie nazionali. L’esempio più importante del ruolo dell’Unità è dato dalla vaccinazione che consentì di eliminare nel nostro Paese malattie terribili come il vaiolo, la poliomielite, il tetano, la difterite.  L’Italia post-unitaria era un paese prevalentemente agricolo caratterizzato da un altissimo tasso di povertà soprattutto nelle campagne. Il tasso di mortalità infantile era estremamente elevato. La durata della vita media non superava per uomini e donne i 35/40 anni. La miseria, la disoccupazione indussero centinaia di migliaia di nostri connazionali del Veneto, della Lombardia ma anche delle regioni meridionali a scegliere la strada della emigrazione alla ricerca di prospettive di vita decorosa per sé e per la propria famiglia. La pellagra era la malattia che più di ogni altra era strettamente associata alla povertà. Essa era dovuta al fatto che i contadini si nutrissero esclusivamente di polenta. Si manifestava con dermatite, diarrea e demenza. Molti manicomi dell’epoca erano pieni di soggetti affetti da pellagra.  Nella seconda metà dell’ottocento e per buona parte del novecento uno dei maggiori problemi sanitari era rappresentato dalla malaria che affliggeva prevalentemente le popolazioni del centro e del sud Italia isole comprese.  Tappe fondamentali della lotta alla malaria furono: la scoperta da parte di Giovan Battista Grassi della trasmissione dell’infezione attraverso la zanzara Anophele, la distribuzione del chinino di stato negli spacci di Sali e tabacchi come misura di terapia e profilassi per la popolazione, le bonifiche dell’Agro Romano e dell’Agro Pontino  avvenute nel Ventennio fascista e la disinfestazione con DDT intrapresa nell’immediato dopoguerra grazie agli aiuti americani.

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Martedì, 26 Aprile 2011 00:00

Giuseppe Verdi e l'Unità d'Italia

 

Nell'ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, la Società Dante Alighieri, con il contributo della Provincia di Roma ed in collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana dell'UNESCO e con le tre Università di Roma, ha promosso un'iniziativa intitolata: ”2011: un anno da ricordare”. La manifestazione avviata a partire dal mese di gennaio si articolerà in una serie di conferenze, dibattiti, concerti e presentazione di libri riguardanti il Risorgimento fino al prossimo giugno. La sede è quella della Soc. Dante Alighieri nel cinquecentesco palazzo di Piazza di Firenze a Roma, Società costituita nel 1889 da un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci, con lo scopo primario, come recita l'articolo 1 dello Statuto sociale, di “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all'estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l'amore e il culto per la civiltà italiana”. Il 7 marzo da poco trascorso, il Professor Pierluigi Pietrobelli, Direttore dell'Istituto di Studi Verdiani di Parma e Docente presso l'Università La Sapienza di Roma, ha tenuto una interessante conferenza intitolata: ”E vò gridando pace: Verdi e l'Unità d'Italia”. Il Prof. Pietrobelli, che da oltre quarant'anni si dedica allo studio della vita e delle opere del compositore Giuseppe Verdi, ha illustrato gli elementi storici, desunti da un'intensa opera di ricerca, concernenti il rapporto tra il musicista di Busseto ed il Risorgimento italiano. Attraverso l'ascolto delle opere del compositore e la lettura della corrispondenza tra questi ed i protagonisti della cultura politica del tempo, il Prof. Pietrobelli ha inteso fare chiarezza sul ruolo di Giuseppe Verdi come Vate dell'Unità Italiana, ruolo di cui spesso è stata data una lettura poco puntuale riducendolo all'acrostito “Viva Verdi”. L'illustre conferenziere ha dimostrato che Verdi prese coscienza solo gradualmente dell'importanza del ruolo della propria musica nell'ambito degli eventi risorgimentali. Egli era sì, come d'altra parte molti altri cittadini di quel periodo, un sostenitore dell'Unità, ma una sua conscia partecipazione alla causa italiana avvenne solo successivamente alla composizione di gran parte delle opere.

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