Studio pubblicato su «Nature Cell Biology» da Padova e Torino fa luce sui meccanismi cruciali che governano le primissime fasi della vita umana.

Ricercatori delle Università di Padova e Torino hanno compiuto un passo avanti significativo nella biologia dello sviluppo, creando un modello tridimensionale di embrione derivato da cellule staminali umane. Questo innovativo strumento permette di osservare e studiare le fasi critiche che l'embrione attraversa al momento dell'impianto nell'utero.


Uno studio innovativo condotto dall'Università Statale di Milano e dalla Fondazione INGM (Istituto Nazionale di Genetica Molecolare) ha svelato un meccanismo cruciale nella regolazione della sintesi proteica (la traduzione), introducendo il concetto di riutilizzo dei ribosomi anziché il loro scarto al termine di ogni ciclo. Il Protagonista: eIF6 e la Sua Regolazione
La ricerca, pubblicata sulla rivista Molecular Cell, si concentra sul fattore di traduzione eIF6, una proteina essenziale per l'assemblaggio delle "fabbriche" cellulari delle proteine, i ribosomi.

Il Ruolo dell'Interruttore: I ricercatori, guidati dal Prof. Stefano Biffo, hanno scoperto che la fosforilazione di eIF6 (l'aggiunta di gruppi fosfato) funge da vero e proprio interruttore di regolazione della velocità ed efficienza della produzione proteica.


Un nuovo ceppo di influenza A, denominato H3N2 subclade K, si sta diffondendo con sorprendente rapidità in Regno Unito, Europa occidentale, Giappone e Nord America. Il Global Virus Network, coalizione di virologhi esperti in oltre 40 paesi, ha emesso un allarme nei giorni scorsi, sottolineando che questa variante rappresenta un'evoluzione del virus stagionale che affrontiamo ogni anno, ma con caratteristiche che la rendono più trasmissibile e in grado di aggirare parzialmente l'immunità acquisita. Non è una minaccia da panico, ma è sicuramente una situazione che merita attenzione, sorveglianza rigorosa e, soprattutto, azione consapevole da parte di cittadini e istituzioni.


Uno studio di rilievo, frutto della collaborazione tra l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e l’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Pisa, ha analizzato l'efficacia di un protocollo d'intervento concepito per la prevenzione delle malattie neurodegenerative. Il programma, basato sulla combinazione di attività fisica e stimolazione mentale in un ambiente socialmente attivo, ha dimostrato di potenziare la produzione di molecole con funzioni antinfiammatorie che esercitano un effetto protettivo sul tessuto cerebrale.

L’integrazione di esercizio motorio, allenamento cognitivo e la coltivazione di rapporti interpersonali può esercitare un’influenza notevole sul benessere del cervello in fase di invecchiamento. La recente pubblicazione su Brain, Behavior & Immunity – Health illustra come il programma multifattoriale, denominato "Train the Brain", non solo sia in grado di affinare le capacità cognitive in individui con Disturbo Cognitivo Lieve (MCI), ma anche di regolare la risposta infiammatoria del sistema immunitario, con risultati quantificabili attraverso esami ematici.

 

Quel compito che rimandi da giorni, quel messaggio a cui non rispondi, quella email che eviti di aprire. Tutti sappiamo come funziona: il pensiero del lavoro è sempre lì, in sottofondo, mentre scrolliamo il telefono, ordiniamo la scrivania, "controlliamo solo una cosa in più". Un nuovo studio dell'Università della California, Santa Barbara, ha scoperto che esiste un esercizio guidato di meno di due minuti capace di ridurre la resistenza emotiva e aumentare drasticamente la probabilità di iniziare, trasformando quello che sembra un insormontabile muro psicologico in un ostacolo superabile. La ricerca è pubblicata in BMC Psychology e il team ha già trasformato i risultati in un'app gratuita, Dawdle AI, disponibile su App Store.

 

Immagina di ingoiare una pillola contenente batteri ingegnerizzati che si illuminano quando incontrano sangue, poi viene recuperata dalle feci con una calamita. Sembra fantascienza, ma è esattamente quello che un team di ricercatori cinesi ha realizzato, pubblicando i risultati su ACS Sensors. Questa innovazione potrebbe trasformare il modo in cui diagnostichiamo le malattie intestinali, offrendo un'alternativa non invasiva alla colonscopia—la procedura oggi considerata il gold standard, ma che milioni di persone temono e rimandano.


Perché abbiamo bisogno di alternative alla colonscopia
Ogni anno, decine di milioni di persone nel mondo si sottopongono a colonscopie per diagnosticare il cancro del colon-retto, la colite ulcerosa, il morbo di Crohn e altre malattie infiammatorie intestinali. Negli Stati Uniti, il numero di persone che vivono con queste condizioni è stimato in oltre 3 milioni, e continua a crescere. La colonscopia è straordinariamente efficace: consente ai medici di visualizzare direttamente l'intestino tenue e il colon, prelevare campioni tissutali e persino rimuovere polipi precancerosi in tempo reale.



Una capsula intelligente ingeribile è destinata a rivoluzionare il trattamento delle ulcere intestinali. Il dispositivo, basato sulla pionieristica tecnologia di stampa 4D, si apre autonomamente nell'intestino, trasformandosi in un vero e proprio "cerotto" per aderire e favorire la rigenerazione del tessuto danneggiato.

Questa promettente applicazione emerge dalla ricerca congiunta di diverse università italiane, con un focus particolare sulle applicazioni della stampa a quattro dimensioni per la medicina del futuro. Presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, i ricercatori hanno sviluppato una struttura auto-dispiegante realizzata con materiali completamente biocompatibili come seta e gelatina.


Le ondate di calore rappresentano una delle minacce più gravi per la biodiversità nell'ambito dei cambiamenti climatici. Oltre a provocare eventi di mortalità di massa (che includono anche gli esseri umani), questi fenomeni compromettono la capacità riproduttiva degli animali, rischiando di innescare effetti a cascata che si propagano tra le generazioni. Le ondate di calore – eventi estremi, brevi ma intensi, con temperature superiori alla media – stanno aumentando in frequenza, durata e intensità a livello globale.

Danni Nascosti al Ciclo Vitale
In passato, si sono verificati casi record in cui le ondate di calore hanno ucciso migliaia di animali in pochi giorni. Tuttavia, la sopravvivenza non significa assenza di conseguenze: il calore estremo influisce su numerosi aspetti del comportamento animale e, in particolare, sulla riproduzione, con gravi ripercussioni sulle popolazioni.


Studio congiunto UNIPD e VIMM pubblicato su «Nature Communications»

Nonostante l'aumento dell'aspettativa di vita, la sfida contemporanea è prolungare la vita in salute. Uno dei problemi più diffusi nell'invecchiamento è la sarcopenia, la progressiva perdita di massa e forza muscolare che riduce l'autonomia e aumenta il rischio di disabilità. Comprendere i meccanismi molecolari di questo declino è cruciale per la ricerca biomedica.

La Scoperta del Ruolo dei Perossisomi
Ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM)—Marco Scalabrin ed Eloisa Turco, sotto la guida della Professoressa Vanina Romanello—hanno indagato questo tema. Lo studio, intitolato “Alterations in peroxisome-mitochondria interplay in skeletal muscle accelerate muscle dysfunction” e pubblicato su Nature Communications, ha svelato un meccanismo precedentemente sconosciuto: con l'avanzare dell'età, si registra una diminuzione del numero di perossisomi all'interno delle cellule muscolari.

 

Un recente studio condotto dall'Università svedese di Linköping ha ridefinito il ruolo dello spermatozoo nel concepimento, dimostrando che non si limita a fornire il materiale genetico. Molecole specifiche, denominate micro-RNA, veicolate dallo sperma, svolgono una funzione cruciale nello sviluppo embrionale nei primi giorni successivi alla fecondazione. Questi risultati, pubblicati su Nature Communications, aprono nuove prospettive per la diagnostica e l'approccio terapeutico nell'infertilità.

La Rilevanza del Contributo Maschile

Contrariamente a quanto ritenuto in passato, lo sperma contribuisce all'avvio dello sviluppo embrionale anche tramite altre molecole oltre al DNA. Questo suggerisce che il contributo maschile al concepimento è più significativo di quanto si comprendesse in precedenza," afferma Anita Öst, professoressa di biologia cellulare e molecolare a Linköping e leader della ricerca. L'infertilità colpisce circa il 15-17% della popolazione.

 

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