Uno studio internazionale, che ha visto la partecipazione di ricercatori della Sapienza Università di Roma, ha descritto un nuovo meccanismo molecolare che contribuisce all’inibizione della risposta immunitaria nel glioblastoma da parte di una specifica popolazione cellulare immunitaria, esasperando così l’aggressività di questo tumore. I risultati di questo studio, pubblicato sulla rivista Immunity, propongono nuovi bersagli cellulari e molecolari per il disegno di approcci terapeutici innovativi per il glioblastoma.


Il glioblastoma è la forma più aggressiva di tumore cerebrale nell’adulto e le opzioni terapeutiche oggi disponibili sono molto limitate. La marcata ipossia (mancanza di ossigeno) e l’immunosoppressione che caratterizzano il microambiente di questo tumore rendono inefficaci anche le più recenti strategie di immunoterapia.


Un gruppo di ricercatori coordinato dall’Università di Padova ha scoperto un meccanismo d’azione con cui l’acido acetilsalicilico sembra attivare una risposta immunitaria contro il cancro del colon-retto.
È da parecchio tempo noto che l’uso quotidiano a lungo termine dell'acido acetilsalicilico a basse dosi, la cosiddetta “aspirinetta” assunta per limitare i rischi di malattie cardiovascolari, sembra anche ridurre l’incidenza e la mortalità dovuta al cancro del colon-retto. Non erano però conosciuti tutti i possibili meccanismi d’azione dell’effetto anti-tumorale.


Lo studio multicentrico “Immunoreact 7” coinvolge 14 gruppi di ricerca italiani, coordinati dal dottor Marco Scarpa del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche  gastroenterologiche dell’Azienda ospedale Università di Padova. Sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, lo studio ha l’obiettivo di valutare l’effetto dell’acido acetilsalicilico sul microambiente tumorale, sull’immunità sistemica e sulla mucosa sana che circonda il cancro del colon-retto. Il farmaco è comunemente assunto a basse dosi per ridurre la probabilità di alcune patologie cardiovascolari.


Un gruppo di ricerca interdisciplinare ha individuato una relazione tra differenza di sesso e meccanismi genetici associati ai sintomi cognitivi nella schizofrenia.


In uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale "Molecular Psychiatry” del gruppo Nature, i ricercatori dell’Università di Catania, dell’Università di Bari Aldo Moro e
dell’Università di Padova hanno riportato una scoperta sul ruolo del sesso sui meccanismi  molecolari della schizofrenia, contribuendo a chiarire la variabilità tra maschio e femmina nell’insorgenza dei sintomi cognitivi di questa malattia. Tali sintomi sono presenti in più dell’80% dei pazienti e rappresentano uno dei principali problemi nella vita quotidiana del paziente con schizofrenia, causando una disabilità lavorativa e funzionale. I sintomi cognitivi persistono anche durante la remissione della malattia e rispondono poco o nulla agli attuali trattamenti farmacologici.

 

Si è concluso a Milano il

 

10° CONGRESSO

SOCIETÀ ITALIANA PARKINSON E DISORDINI DEL MOVIMENTO/LIMPE-DISMOV ETS

 

AGGIUNTO UN ALTRO TASSELLO VERSO LA CURA DELLA MALATTIA DI PARKINSON e ALTRI DISORDINI DEL MOVIMENTO

Giovani ricercatori; nuove scoperte scientifiche sulle terapie e sui meccanismi di malattia che permettono di riclassificare la patologia in sottogruppi per una medicina di precisione ancora più efficace; nuove evidenze sui benefici dell’esercizio fisico e sport che potrebbero rallentare in fase di esordio anche il decorso della patologia.

Di questo e molto altro si è discusso a Milano in occasione del X Congresso della Società Italiana Parkinson e Disordini del Movimento che si è appena concluso presso il centro Congressi Allianz Mico – Milano Convention Centre.


Un gruppo di ricerca internazionale guidato dall'Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa ha scoperto come l'Unesbulin, un nuovo medicinale per il trattamento dei tumori, possa efficacemente influenzare il microambiente tumorale del polmone, riducendone la crescita. Lo studio è pubblicato sulla rivista ufficiale dell’American Association for Cancer Research, Cancer Research Communications.

Pubblicato su Animal Cognition un nuovo studio che dimostra come le scelte dei cebi dai cornetti, piccole scimmie sudamericane, siano influenzate da opzioni irrilevanti, evidenziando analogie con il comportamento decisionale umano. La ricerca è a firma Cnr-Istc e Scuola Imt Lucca.

 Uno studio condotto da ricercatori dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc) di Roma e della Scuola IMT Alti Studi Lucca, pubblicato su Animal Cognition, ha fornito per la prima volta una visione approfondita dei meccanismi decisionali alla base dell’effetto ‘esca’ nei cebi dai cornetti, piccole scimmie che vivono in Sudamerica, evidenziando parallelismi con il processo decisionale umano.

 

I risultati di uno studio coordinato dall’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr hanno dimostrato che è possibile ridurre la massa del carcinoma colon-rettale agendo su un complesso proteico noto come coesina. I dati ottenuti potrebbero favorire lo sviluppo di nuove cure antitumorali. I risultati, pubblicati sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research, sono stati possibili grazie al sostegno di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.

Un gruppo di ricerca coordinato dall’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Itb) di Pisa ha dimostrato che è possibile diminuire la massa tumorale in topi con carcinoma colon-rettale a partire dall’inibizione del gene SMC1A, il cui prodotto proteico fa parte di un complesso proteico noto come coesina. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research, è stato condotto finora con animali di laboratorio ed è stato sostenuto dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.

In uno studio pubblicato su Advanced Materials, i ricercatori Pietro Veglianese, insieme a Valeria Veneruso ed Emilia Petillo dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS in collaborazione con Filippo Rossi del Politecnico di Milano hanno dimostrato che un innovativo nanovettore (nanogel), da loro sviluppato, è in grado di somministrare farmaci antinfiammatori in modo mirato nelle cellule gliali coinvolte attivamente nell’evoluzione della lesione al midollo spinale, una condizione che porta a paraplegia o tetraplegia.


I trattamenti oggi disponibili per modulare la risposta infiammatoria mediata dalla componente che controlla l'ambiente interno del cervello, dopo il trauma acuto del midollo spinale, hanno mostrato limitate capacità di efficacia. Questo anche dovuto alla mancanza di un approccio terapeutico in grado di agire selettivamente su cellule microgliali e astrocitarie.


Raffigurazione dei cromosomi di due cellule, a sinistra una cromosoma Y, a destra senza


Un gruppo di ricerca dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr ha sviluppato in laboratorio una linea cellulare maschile umana privata del cromosoma Y tramite metodi di gene editing: obiettivo dello studio, pubblicato su Cell & Bioscience, era studiare l’effetto del cromosoma maschile sull’espressione genica e nella risposta al danno al Dna, con implicazioni importanti per i tumori

 Un progetto coordinato dall’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia (Cnr-Igm) ha aggiunto un nuovo tassello al settore della “medicina di genere”, ambito scientifico che studia come le differenze biologiche possano influenzare l’insorgere di alcune malattie e la relativa risposta terapeutica.


I dati che indicano la strada per un nuovo approccio terapeutico per il cancro prostatico sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Cancer Cell da un gruppo di ricercatori del VIMM, dell’Università di Padova e dell’Istituto Oncologico di Ricerca di Bellinzona presso l’Università della Svizzera italiana
Il cancro alla prostata è il secondo tumore più comune tra gli uomini. Approcci come la prostatectomia radicale, la chemioterapia, la radioterapia e la terapia ormonale sono spesso efficaci inizialmente, ma in seguito possono insorgere resistenze alle cure. Nonostante molte ricerche siano in corso sul cancro alla prostata, i meccanismi sottostanti la resistenza alla terapia sono tutt’ora poco compresi.

 

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