Mercoledì, 28 Febbraio 2018

 

 

Scientists have identified a single genetic change in Salmonella that is playing a key role in the devastating epidemic of bloodstream infections currently killing around 400,000 people each year in sub-Saharan Africa. Invasive non-typhoidal Salmonellosis (iNTS) occurs when Salmonella bacteria, which normally cause gastrointestinal illness, enter the bloodstream and spread through the human body. The African iNTS epidemic is caused by a variant of Salmonella Typhimurium (ST313) that is resistant to antibiotics and generally affects individuals with immune systems weakened by malaria or HIV. In a new study published in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States, a team of researchers from the Universities of Birmingham and Liverpool have identified a specific genetic change, or single-nucleotide polymorphism (SNP), that helps the African Salmonella to survive in the human bloodstream.

Pubblicato in Scienceonline

Un gruppo di ricerca internazionale coordinato dalla Sapienza, ha utilizzato una tecnica innovativa di sequenziamento del Dna per ricostruire l’evoluzione della specie umana all’interno del continente africano. I risultati sono pubblicati su Genome Biology. La storia dei movimenti umani attraverso il Sahara, è racchiusa non solo nei reperti archeologici riconducibili ad antichi insediamenti sahariani, ma anche nel nostro genoma. Questa nuova prospettiva, che finora non era mai stata analizzata, è stata adottata dal team di ricerca internazionale coordinato da Fulvio Cruciani del Dipartimento di Biologia e biotecnologie “Charles Darwin” della Sapienza di Roma, evidenziando che il pool genetico maschile di popolazioni nord-africane e sub-sahariane è stato plasmato da antiche migrazioni umane trans-sahariane. Lo studio, pubblicato dal gruppo sulla rivista Genome Biology, costituisce un importante contributo al progresso conoscitivo sull’evoluzione umana e in particolare sul ruolo del cosiddetto “Green Sahara” nel popolamento dell’Africa.

Durante l’optimum climatico dell’Olocene (tra 12 mila e 5 mila anni fa), il Sahara era una terra fertile (da cui “Green Sahara”) e dunque non rappresentava una barriera geografica per eventuali sposamenti umani tra l’Africa sub-sahariana e le coste mediterranee del continente. Per analizzare il popolamento di questa regione i ricercatori si sono avvalsi di una tecnica innovativa (next-generation sequencing) per sequenziare circa 3,3 milioni di basi del cromosoma Y umano in 104 individui maschi, selezionati mediante uno screening di migliaia di campioni.

Pubblicato in Paleontologia

pomodoro maturo della linea 'bronzeo'

 

Si chiama 'bronzeo' una nuova linea di pomodoro che contiene una combinazione unica di polifenoli in grado di migliorare i sintomi delle patologie infiammatorie dell’intestino. Lo studio, condotto dall’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Cnr, è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Nutrition

 

Più di 2.2 milioni di Europei e 1.5 milioni di Americani soffrono di infiammazioni croniche intestinali, per le quali, ad oggi, non esiste una cura. I polifenoli, una famiglia di metaboliti secondari derivati dalle piante, possono rappresentare una valida strategia terapeutica per la cura dei sintomi di tali patologie. Da una ricerca dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche (Ispa-Cnr), unità di Lecce, in collaborazione con Cathie Martin ed Eugenio Butelli del John Innes Centre, Norwich e con Marcello Chieppa dell’Irccs 'S. De Bellis' di Castellana Grotte (Ba), emerge che una giusta combinazione di polifenoli può attenuare i sintomi dell’infiammazione intestinale. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Nutrition. “Frutta e verdura sono alimenti ricchi di polifenoli, ma per ottenere la giusta combinazione e le giuste quantità attraverso la dieta dovremmo assumerne una varietà e quantità elevatissime”, spiega Angelo Santino dell’Ispa-Cnr coordinatore dello studio. “Nei nostri laboratori siamo riusciti ad ottenere, attraverso un approccio di ingegneria metabolica, una linea di pomodori, che abbiamo chiamato 'bronzeo' per il colore metallico e bronzato della loro buccia, che contengono una combinazione unica di polifenoli. Si tratta, in particolare di flavonoli, antocianine e stilbenoidi la cui azione sinergica è stata valutata in topi affetti da infiammazione cronica intestinale”.

Pubblicato in Scienze Naturali

 

Caption: An example of coastal boulder deposits on Inishmaan, Aran Islands. The cliffs are about 20 m high, and the boulders are piled 32-42 m inland from the cliff edge. Note the people near the cliff edge, showing the scale. Some of the boulders in this ridge, weighing many tonnes, were moved by storm waves in the winter of 2013-2014 (Credit Peter Cox).

 

It's not just tsunamis that can change the landscape: storms shifted giant boulders four times the size of a house on the coast of Ireland in the winter of 2013-14, leading researchers to rethink the maximum energy storm waves can have - and the damage they can do. In a new paper in Earth Science Reviews, researchers from Williams College in the US show that four years ago, storms moved huge boulders along the west coast of Ireland. The same storms shifted smaller ones as high as 26 meters above high water and 222 meters inland. Many of the boulders moved were heavier than 100 tons, and the largest moved was 620 tons - the equivalent of six blue whales or four single-storey houses. It was previously assumed that only tsunamis could move boulders of the size seen displaced in Ireland, but the new paper provides direct evidence that storm waves can do this kind of work. According to the UN, about 40 percent of the world's population live in coastal areas (within 100 meters of the sea), so millions of people are at risk from storms. Understanding how those waves behave, and how powerful they can be, is key for preparation. It is therefore important to know the upper limits of storm wave energy, even in areas where these kinds of extreme wave energies are not expected.

Pubblicato in Scienceonline

 

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