La Grande Paura, nella Rivoluzione Francese, si diffuse come un'epidemia. Lo rivela uno studio italo-francese

Francesco Defler 01 Set 2025

 


Una ricerca innovativa, frutto della collaborazione tra l'Università Statale di Milano, l'Université Paris 8 e l'Università di Tolone, ha utilizzato modelli epidemiologici – solitamente impiegati per analizzare la propagazione delle malattie – per studiare uno dei momenti salienti della Rivoluzione Francese: la Grande Paura del 1789. Pubblicato su Nature, lo studio dimostra che quest'ondata di panico, che travolse migliaia di contadini francesi, si propagò come un virus lungo le vie di comunicazione dell'epoca, colpendo in particolar modo le zone più benestanti e con un alto tasso di alfabetizzazione.

Voci, informazioni e, con un termine moderno, "fake news" si diffondevano nel passato lungo strade, sentieri e stazioni di posta, passando da un villaggio all'altro in modo simile a un'epidemia.

A confermarlo è questo studio internazionale, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, che ha esaminato il periodo storico della Grande Paura. Tra il 20 luglio e il 6 agosto 1789, all'inizio della Rivoluzione Francese, una serie di voci incontrollate su bande di briganti armati e complotti aristocratici per soffocare la rivoluzione si diffusero rapidamente in tutta la Francia. Questo panico scatenò rivolte contadine contro i proprietari terrieri, portando alla distruzione dei documenti feudali e spingendo l'Assemblea Nazionale, il 4 agosto, a decretare la fine dei privilegi feudali.

I ricercatori hanno utilizzato un metodo scientifico innovativo, basato su modelli epidemiologici, per ricostruire la dinamica con cui il panico si è diffuso nella popolazione. Attraverso l'analisi incrociata di fonti storiche, mappe dell'epoca e dati socio-economici (come prezzi del grano, livelli di alfabetizzazione e proprietà terriera), hanno scoperto che la Grande Paura si è propagata lungo le strade con uno schema che ricorda la diffusione dei virus. Il picco del “contagio” è stato raggiunto il 30 luglio, con le voci che si spostavano a una velocità media di 45 km al giorno. Inoltre, il 40% dei luoghi interessati si trovava nelle vicinanze di una stazione di posta.

Un'altra scoperta importante è che le aree più colpite erano quelle con maggiore alfabetizzazione e ricchezza, oltre che con prezzi del grano più elevati. Ciò suggerisce che la Grande Paura non fu un'esplosione di irrazionalità, ma piuttosto una risposta ragionata a una situazione sociale ed economica insostenibile, aggravata dai prezzi del grano molto alti e da leggi sfavorevoli per i contadini.

"Questa ricerca mette in discussione l'interpretazione di alcuni storici che vedono la Grande Paura come un semplice attacco di isteria. In realtà, fu un evento determinato dalle precise condizioni politiche ed economiche dell'epoca. I dati dimostrano che molte rivolte erano mirate e motivate, soprattutto in quelle aree dove la distruzione dei registri feudali garantiva ai contadini vantaggi concreti, annullando i diritti signorili" spiega Stefano Zapperi, professore del Dipartimento di Fisica “Aldo Pontremoli” dell’Università degli Studi di Milano e coautore dello studio.

"La nostra analisi – aggiunge Caterina La Porta, del dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali della Statale e co-autrice dello studio - getta nuova luce su questioni storiografiche ancora aperte riguardo al ruolo della Grande Paura nella Rivoluzione Francese. L'elemento chiave di questa svolta scientifica, cioè l'idea di studiare e spiegare il fenomeno come una malattia contagiosa, è il risultato di un confronto e di una collaborazione tra diverse discipline. Il nostro team include esperti di salute, fisica statistica, storia dell'economia e economia. L'unione di diverse competenze, prospettive e approcci dimostra ancora una volta di essere fondamentale per fare nuove scoperte".

"La Grande Paura è un chiaro esempio di come la diffusione di voci possa innescare cambiamenti politici. Comprendere come si propagano le voci ci aiuta a capire non solo il passato, ma anche come reagiamo alle crisi attuali. L'approccio innovativo di questa ricerca dimostra che i fenomeni sociali, anche quelli di oltre due secoli fa, possono essere analizzati con strumenti scientifici moderni. Proprio come i social network oggi diffondono informazioni (e disinformazione), così le reti fisiche del XVIII secolo – strade, uffici postali, comunicazioni ufficiali – potevano scatenare reazioni a catena su vasta scala nazionale" conclude il professor Zapperi.

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