La persecuzione degli ebrei in Italia

 

Nell'approssimarsi del 27 gennaio, ricorrenza del giorno della Memoria, 24 gennaio è stata inaugurata a Roma, presso "La casa della memoria e della storia", la mostra intitolata "1938-1945 la persecuzione degli ebrei in Italia" a cura dell'Associazione Romana Amici D'Israele. L'esposizione, realizzata utilizzando i pannelli della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, è stata patrocinata dall'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune. All'interno degli spazi espositivi della mostra è stato realizzato un percorso attraverso il quale è possibile definire in modo chiaro quale è stato il reale livello di tutela dei diritti civili, politici e sociali garantito ai cittadini di religione ebraica da parte dello Stato italiano nel corso della storia. Una riflessione che, proprio perchè avviene durante l'anno delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, assume un valore ancora maggiore.

 

Il materiale su cui si sono basati i curatori della mostra è costituito da documenti ufficiali: copie degli atti governativi, fotografie, lettere, articoli dei periodici dell'epoca e testimonianze di coloro che hanno vissuto in prima persona quelle fasi storiche. Il risultato è un occasione per ricordare, con impostazione scientifica e completezza storica, un passaggio fondamentale dell'identità e della democrazia nel nostro Paese.

 

Un Paese alla cui unificazione i cittadini di religione ebraica parteciparono numerosi, come dimostrano i documenti dell'epoca.

L'Italia Unita prometteva di essere un Paese liberale in cui il rispetto per i differenti credo religiosi sarebbe divenuto fondamento di una civile convivenza. Già durante il Governo provvisorio di Reggio e Modena, nell'aprile del 1848, venne emanato lo "Statuto di emancipazione degli ebrei" con il quale venivano estesi ad essi tutti i diritti civili e politici. Una fase di estensione dei diritti favorita dalla cospicua partecipazione dei cittadini ebrei al Risorgimento, ma destinata ad interrompersi a causa della diffusione di un sentimento antisemita in gran parte d'Europa durante la seconda metà del XIX secolo. Una diffidenza nutrita dall'erroneo convincimento di un presunto potere detenuto dalla comunità ebraica all'interno della società che divenne accusa di estraneità dalla Nazione durante la guerra in Libia. Seguì il ventennio fascista con le differenti posizioni della politica di Mussolini nei confronti della comunità ebraica e della libertà di espressione religiosa. Da una iniziale posizione ambigua, il fascismo si era spostato rapidamente. Prima con le leggi per la difesa dello Stato del 1926 che limitavano i diritti civili e politici dei cittadini ebrei, politica suggellata tre anni dopo con la firma dei Patti Lateranensi. Più tardi nel 1938 con l'emanazione di un codice di norme anti-ebraiche. La traccia forse peggiore che la Dittatura ha lasciato in Italia rappresentava il preludio alla attuazione dei piani dei nazisti nel nostro Paese e nel resto dell'Europa.

La copia dell'ordinanza di arresto di tutti gli ebrei firmata dal Ministro degli Interni Buffarini Guidi datata 30 novembre 1943 e le lettere scritte da coloro che vivevano in quel periodo nel ghetto di Roma a pochi passi dalla stessa Casa della memoria, sono testimonianza agghiacciante di uno dei più oscuri periodi della storia dell'uomo.

 

Fabrizio Giangrande

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Ultima modifica il Sabato, 23 Giugno 2012 21:54
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