Il clima, e in particolare le precipitazioni atmosferiche, determinano la velocità con cui le catene montuose del nostro Pianeta vengono erose da fiumi e ghiacciai. I sedimenti prodotti dall’erosione vengono poi trasportati fino ai bacini sedimentari, dove i movimenti tettonici portano alla nascita di un oceano.
Un clima più piovoso, per esempio, comporta una maggiore velocità di erosione e un maggior accumulo di sedimenti nei bacini, il cui peso, rallentando la produzione e la risalita di magma, ritarda - o in casi estremi addirittura determina l’arresto - del processo di nascita di un oceano.
Influenzando l’attività vulcanica attraverso l’erosione, il clima, inoltre, può contribuire all’emissioni naturali di gas a effetto serra. Conoscere le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera dovute alle emissioni dei vulcani e studiarne la variazione nel tempo permette di compiere un passo avanti verso una valutazione più precisa dell’impatto dell’attività antropica sull’attuale crisi climatica.
«Possiamo quindi concludere – spiega Pietro Sternai, geologo dell’Università di Milano-Bicocca - che i processi che avvengono in superficie, in larghissima parte controllati dal clima, hanno importanti conseguenze sulle dinamiche geologiche in profondità, mentre fino ad oggi si pensava che solo il contrario fosse vero».
Pietro Sternai è vincitore di un bando per il rientro dei cervelli nell’ambito del programma per Giovani Ricercatori Rita Levi Montalcini del MIUR (DM 694-26/2017). Il suo lavoro è stato co-finanziato dal progetto “Dipartimenti di eccellenza” del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra che mira allo studio degli effetti del cambiamento climatico e del suo impatto sull’ambiente e sulla società.