COVID-19, le zanzare non trasmettono il virus
Sia la zanzara tigre (Aedes albopictus) che la zanzara comune (Culex pipiens) non sono in grado di trasmettere il virus SARS-CoV-2. Lo dimostrano i dati preliminari di uno studio condotto da un team di entomologi e virologi dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, proprio per valutare, attraverso prove di infezione sperimentale, la competenza vettoriale delle due specie di zanzare. La ricerca ha mostrato che il virus, una volta penetrato all’interno della zanzara mediante un pasto di sangue infetto, non è in grado di replicarsi e quindi di essere successivamente inoculato dalla zanzara attraverso una puntura.
Impero Romano: temperature marine da record
Una ricerca condotta dall'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Cnr-Irpi) in collaborazione con l'Istituto di scienze marine (Cnr-Ismar) e l'Università di Barcellona, ha addotto nuovi dati sulla fase di eccezionale riscaldamento della superficie del Mediterraneo durante il primo mezzo millennio dell'era cristiana. Lo studio è pubblicato su Scientific Reports del gruppo Nature
Uno studio congiunto tra Consiglio nazionale delle ricerche, condotto dall'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Cnr-Irpi) di Perugia in collaborazione con l'Istituto di scienze marine (Cnr-Ismar) di Napoli, e Università di Barcellona, basandosi sulla ricostruzione della temperatura della superficie del mare degli ultimi 5000 anni, ha permesso di quantificare l'entità del riscaldamento nella regione mediterranea durante il periodo romano (1-500 d.C.). La ricerca è stata pubblicata su Scientific Reports, del gruppo Nature.
Il giallo della morte di Raffaello. L'ipotesi dell'Università di Milano-Bicocca
A 500 anni dalla scomparsa del genio del Rinascimento Raffaello Sanzio, avvenuta dopo giorni di malattia il 6 aprile 1520, quando il pittore aveva solamente 37 anni, la causa precisa della sua morte è ancora circondata da un alone di mistero e nel tempo si sono avanzate le più disparate ipotesi: sifilide, malaria, tifo, polmonite, avvelenamento. Ora una ricerca dell'Università di Milano-Bicocca, basandosi su testimonianze dirette e indirette dell'epoca, cerca di fare luce tra queste ipotesi, indicando la polmonite come la più plausibile. E inquadrando il trattamento terapeutico allora adottato – il salasso – all'interno di un dibattito medico-sanitario vivace e non così omologato come a volte si è portati a pensare.