Per il resto, i versi spaziano in un arco umano e culturale ampio, nel quale però si identificano alcuni temi nodali: la poesia stessa, l’amore, il gioco come metafora del destino e della vita, la politica, alcune descrizioni paesaggistiche. Senza mai, però, il tono saccente di chi vuole trasmettere il messaggio ma, anzi, sempre con una marcata autoironia: “perché la poesia è lavoro / e mettersi in gioco, / è spogliare l’anima, / sfogliarla poco a poco / rischiando il ridicolo, / con un salto nel fuoco”.
In tale spettro tematico, a dire il vero, la scienza e la ricerca in senso lato tornano almeno un’altra volta, prepotentemente, in ‘Almagesto’. Una poesia dove però si vagheggia “un cosmo a misura d’uomo/ dove Copernico non abbia l’esclusiva”. Un “universo con il cuore al centro/ un nuovo, tolemaico sistema/ che ruoti intorno alla nostra pena/ nel quale l’anima rimanga sempre dentro”. Giacché “Queste galassie, come le conosciamo/ son troppo fredde e buie, e troppo grandi/ perché ci possa raggiungere un ‘ti amo’/ ci vogliono anni luce, e pure tanti”. Un “universo riprodotto in scala/ invece ci starebbe meglio addosso”.
Anche questa, in qualche modo, è ‘ricerca’. E proprio come talvolta accade nei laboratori, il risultato può essere raggiunto quasi casualmente, per serendipità, o al contrario essere ignorato anche quando ci si sbatta di fronte. Come accade alla “infermiera canterina” di ‘Misericordia corporale’: “Al piano superiore si sente / un vagito, è il reparto maternità/ nella rianimazione, solo un tintinnio/ cantilenante: l’infermiera non lo sa/ ma è la metafora dell’umanità”.
Il libro è edito da Terre Sommerse (www.terresommerse.it, € 10,00 pagg. 73).