Nuove acquisizioni sul meccanismo di ereditarietà genetica associato al cromosoma X

Università La Sapienza di Roma 24 Mag 2019

Un nuovo studio internazionale, coordinato dalla Sapienza in collaborazione l’European Molecular Biology Laboratory - Rome, il Queen Mary University of London e il California Institute of Technology, fa luce per la prima volta sul meccanismo biologico di inattivazione del cromosoma sessuale X alla base dell’ereditarietà genetica. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Structural & Molecular Biology La determinazione del sesso nei mammiferi, e dunque nell’uomo, è definita dalla presenza di cromosomi sessuali: i maschi sono portatori di una coppia eteromorfica di cromosomi (XY) e le femmine hanno due cromosomi identici (XX). Uno specifico processo biologico detto di inattivazione del cromosoma X prevede la perdita di funzione di uno dei due cromosomi delle femmine: in questo modo si bilancia la quantità dei geni ereditati, evitando la sovraespressione dei loro prodotti (proteine) e la conseguente insorgenza di anomalie genetiche come la sindrome della tripla X, nota anche come trisomia X.

Un nuovo studio, coordinato da Gian Gaetano Tartaglia del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza in collaborazione con Phil Avner dell’European Molecular Biology Laboratory - Rome, Andrea Cerase del Queen Mary University of London e Mitchell Guttman del California Institute of Technology, ha analizzato il processo di inattivazione del cromosoma X e in particolare il ruolo della molecola di RNA chiamata Xist (X-Inactive-Specific-Transcript), il suo principale regolatore. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Structural & Molecular Biology. Il team di ricercatori ha fatto luce sul meccanismo d’azione, sulla struttura e sulle interazioni della molecola. Infatti è stato visto che Xist si comporta come uno “scaffold”, cioè fornisce un’impalcatura e allo stesso tempo attrae a sé tantissime proteine per organizzare il “silenziamento” del cromosoma X. La rete di interazione è talmente grande che Xist e i suoi partner proteici formano una struttura che somiglia a un corpuscolo, concettualmente simile a una microgoccia di olio in acqua. “Era già noto che Xist per funzionare attraesse delle proteine e i relativi interattori. Ora – spiega Tartaglia – basandoci su varie osservazioni sperimentali quali la forma, la costituzione e le caratteristiche chimico-fisiche dei granuli, proponiamo per la prima volta Xist come un complesso che, assieme alle proteine che si legano a esso, si comporta come unità funzionale per l’inattivazione”. I risultati della ricerca consentono, non solo di approfondire le conoscenze circa questo meccanismo fondamentale alla base dell’ereditarietà genetica, ma anche di aprire nuove prospettive di studio sul ruolo degli RNA non codificanti con funzione regolativa. Infine, in prospettiva futura, questo lavoro potrebbe supportare studi sulle anomalie genetiche derivate da alterazioni del meccanismo di silenziamento del cromosoma X.

Ultima modifica il Venerdì, 24 Maggio 2019 09:02
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