Vermocane, Greenpeace: la diffusione è colpa della crisi climatica, per prevenire i danni servono più aree marine protette
La notizia del moltiplicarsi di esemplari di vermocane nei mari del Sud Italia sta suscitando preoccupazione per i potenziali danni che la specie può arrecare alle persone e alla fauna marina. Gli impatti della crisi climatica sul Mediterraneo, del resto, sono molteplici e l’espansione di specie termofile come il vermocane ne è un indicatore chiaro. D’altra parte, le evidenze scientifiche ci dicono anche che laddove gli ecosistemi sono protetti, e quindi in migliore salute, le specie termofile hanno impatti inferiori.
«Il Mediterraneo sta pagando un prezzo elevato per l’effetto dei cambiamenti climatici: diventa sempre più povero con grandi stravolgimenti della sua biodiversità», dichiara Valentina di Miccoli, campagna Mare di Greenpeace Italia. «Come dimostra il nostro progetto Mare Caldo, laddove esistono misure efficaci di tutela delle nostre acque queste resistono meglio agli impatti della crisi climatica, di cui la diffusione di specie come il vermocane è una delle prove più evidenti. Per questo abbiamo bisogno di aumentare la rete di aree marine protette in Italia».
Funghi simbiotici inoculati sui semi, ecco come difendere i terreni dalle erbe infestanti
Per difendere i terreni dalle erbe infestanti e ridurre l’uso di erbicidi c'è una tecnica che consiste nell'inoculare i funghi simbiotici sui semi delle cover crops, cioè le colture usate per proteggere i terreni dall’erosione e aumentare la sostanza organica. Al fine di promuovere questa pratica, ricercatori e ricercatrici dei laboratori di Microbiologia dell’Università di Pisa hanno riprodotto nelle serre del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali i funghi autoctoni di vari paesi europei da distribuire agli agricoltori. L’attività rientra nel progetto europeo GOOD (AGrOecOlogy for weeDs) che proprio a Pisa il 28 al 29 maggio scorsi ha riunito i vari partner per il primo meeting ufficiale.
The genetic “switches” of bone growth
In mammals, only 3% of the genome consists of coding genes which, when transcribed into proteins, ensure the biological functions of the organism and the in-utero development of future individuals. But genes do not function alone. They are controlled by other sequences in the genome, called enhancers, which, like switches, activate or deactivate them as required. A team from the University of Geneva (UNIGE) has identified and located 2700 enhancers — among millions of non-coding genetic sequences — that precisely regulate the genes responsible for bone growth. This discovery sheds light on one of the major factors influencing the size of individuals in adulthood, and explains why their failure could be the cause of certain bone malformations. These results can be read in Nature Communications.