Meno benessere e meno soddisfazione per la vita ma fiducia nel futuro. Un’indagine svela gli italiani dopo l’emergenza Covid-19

Università di Milano Bicocca 28 Set 2020


Per un terzo sono peggiorate le condizioni di lavoro, dall’intensità della giornata lavorativa alla difficoltà di conciliarla con la vita famigliare, dallo stipendio ai rischi per la salute. Inoltre, le condizioni di salute fisica e mentale, le relazioni amicali, il tempo libero e la situazione finanziaria sono meno soddisfacenti di prima che scoppiasse la pandemia e venisse imposto il lockdown. Ma resta un segnale di speranza e ottimismo verso il futuro: per due italiani su tre, dal periodo di emergenza appena trascorso si può imparare qualcosa di positivo per il futuro.

È il quadro restituito dall’indagine “L’Italia ai tempi del Covid-19”, condotta dai ricercatori Iassc (Institute for advanced study of social change), l'osservatorio permanente sul mutamento sociale del dipartimento di Sociologia e ricerca socialedell’Università di Milano-Bicocca. Un focus condotto tra aprile e agosto scorsi attraverso interviste a 950 soggetti, un campione selezionato nell’ambito del progetto di ricerca “ITA.LI - Italian Lives”, l’indagine “longitudinale” e pluriennale sui corsi di vita in Italia, finanziata dal Ministero dell’Università mediante i fondi dei Dipartimenti di eccellenza, che l’istituto Iassc sta conducendo in collaborazione con l’Istituto nazionale di statistica (Istat) e la società di ricerca Ipsos.

Gli intervistati hanno risposto a un breve questionario – già utilizzato, in forma simile, in Germania e Regno Unito – inteso a chiarire i cambiamenti intervenuti nei principali domini di qualità di vita (salute, lavoro, relazioni familiari e amicali, qualità della vita) a causa del Covid-19 e delle misure di contenimento del contagio. Primo risultato: la pandemia ha portato con sé un lieve peggioramento delle condizioni generali di salute, misurabile soprattutto in termini di diminuzione del livello di benessere mentale e incremento della quota di persone che riportano disturbi del sonno.

Infatti, le persone che dichiarano di sentirsi calme e serene nella maggior parte del tempo sono scese dal 75,6 per cento del campione prima della pandemia al 65,3 per cento. Se prima il 68,3 per cento degli intervistati si diceva pieno di energia in tutte o quasi tutte le circostanze della vita, ora è solo il 58,2 per cento ad affermarlo. E momenti di tristezza e scoraggiamento colpiscono ormai quasi la metà della popolazione (44,3 per cento) e non più solo un italiano su quattro (26,7 per cento) come nei mesi pre-Covid.

Aumentano i casi di insonnia, se il 54,1 per cento del campione confessa difficoltà ad addormentarsi (40 per cento un po’, 14,1 molto), quando prima dell’emergenza era appena il 35,6 per cento (29,5 e 6,1). Per quanto riguarda invece le dipendenze, un italiano su cinque (il 20,8 per cento) ha iniziato o ricominciato a fumare o fuma più di prima, anche se il 15,2 per cento lo fa di meno. Tendenza opposta in ambito di consumo alcolici: è diminuito per un quinto del campione (19,4 per cento), aumentato per circa un decimo (11 per cento).

In ambito lavorativo, i punti critici segnalati sono l’aumento dell’intensità del lavoro (per il 28 per cento del campione, seppure per un terzo dei rispondenti l’intensità sia diminuita), dei rischi per la salute (39,8 per cento degli intervistati) e del conflitto percepito tra impegni professionali e famigliari (per un italiano su quattro, il 27,6 per cento del totale). Reddito e stipendio, poi, sono in flessione per il 34,9 per cento degli intervistati. Per circa un terzo degli italiani, la qualità del lavoro è così peggiorata, soprattutto per chi è in possesso di un titolo di studio universitario.

Quanto alla qualità della vita, diminuisce in diversi ambiti il livello di soddisfazione che era stato registrato prima dell’emergenza: relazioni famigliari, amicali (soprattutto per le donne), tempo libero e situazione finanziaria (principalmente per i 35-44enni).

Ma nonostante il quadro, nel complesso, più negativo che positivo, e la forte incertezza sulle condizioni di salute e occupazionali nel breve periodo, vi sono – dice ancora la ricerca – segnali di speranza e ottimismo verso il futuro, come indicato dalla quota elevata di rispondenti (68,6 per cento) che considerano l’emergenza Covid-19 come un periodo dal quale ciascuno può imparare qualcosa di positivo. Per il 32,3 per cento può essere addirittura un punto di svolta, che porterà la società a cambiare in meglio.

«Quasi tutti i giorni - afferma Serafino Negrelli, direttore Iassc (Institute for advanced study of social change) - siamo invitati a rispondere a sondaggi sugli effetti della pandemia nella nostra vita quotidiana. Non riusciamo però a definire come stavamo davvero in epoca pre-Covid-19. Rispetto a tali sondaggi, il valore aggiunto della ricerca che presentiamo consiste principalmente nel far riferimento alle stesse persone intervistate prima dell’evento e che sono state di nuovo intervistate nei mesi successivi. Il quadro in chiaroscuro che emerge appare pertanto più realistico nel definire la situazione che stiamo vivendo».

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