Grazie a questo approfondimento diagnostico, quando il NITp - Nord Italia Transplant program ha segnalato la presenza di un donatore compatibile con infezione da SARS-CoV-2 è stato possibile procedere con il trapianto con il consenso del paziente adeguatamente informato sulle specificità dell’intervento.
“Il trapianto ha avuto un ottimo esito funzionale e il decorso post-operatorio è stato gestito in ambiente isolato presso la Rianimazione COVID - spiega Luciano De Carlis, Direttore della Chirurgia Generale e dei Trapianti - Il ricovero è poi proseguito nel reparto di degenza della Chirurgia dei Trapianti, senza mai alcun segno di infezione o complicanze da SARS-CoV-2. Il protocollo messo a punto in questi casi dagli specialisti di Niguarda, che prevede il monitoraggio già dalla fase pre-intervento degli anticorpi neutralizzanti, consente di trapiantare in sicurezza, con donatori COVID-19 positivi, pazienti immunosoppressi che abbiano già superato la malattia o, per il prossimo futuro, anche che si siano vaccinati”.
Unicamente la sinergia di tutti i professionisti coinvolti (chirurghi dei trapianti, anestesisti, infettivologi, epatologi e microbiologi) e il contributo di tutto il personale sanitario possono permettere di portare a termine un trapianto di fegato con queste modalità in contesto epidemico e con costante approccio multidisciplinare.