SOVRAPPESO E OBESITÀ
L’Italia è al 2° posto in Europa per bambini e bambine sovrappeso e obesi nella fascia di età 7/9 anni (37%) e al 3° posto insieme a Malta per quanto riguarda l'obesità col 17% di minori nella fascia 7/9 anni. Negli adulti, il sovrappeso viene definito da un Indice di Massa Corporea (IMC) superiore a 25, mentre l’obesità corrisponde a un IMC superiore a 30. Nei bambini e negli adolescenti, invece, la valutazione è più complessa perché il rapporto tra peso, altezza e massa grassa cambia con l’età e tra i due sessi. Per questo, si utilizzano le curve dei centili: un IMC superiore all’85° centile indica sovrappeso, mentre oltre il 97° centile si parla di obesità.
Anche un lieve eccesso di peso può provocare problemi come steatosi epatica (fegato grasso), alti livelli di insulina, trigliceridi e colesterolo, ipertensione e sindrome metabolica. Il pediatra ha un ruolo chiave nell’individuare precocemente queste condizioni e indirizzare il bambino verso percorsi specializzati di educazione alimentare e attività motoria. Nel 2024 al Bambino Gesù sono stati seguiti quasi 1.400 bambini sovrappeso e obesi, 6.400 tra il 2019 e il 2024. I ricoveri, ordinari e diurni, sono stati più di 1.600 nell’ultimo anno, più di 10.000 tra il 2019 e il 2024.
L’IMPORTANZA DI UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE E DELL’ATTIVITÀ FISICA
Secondo i dati di Okkio alla Salute, il 10,9% dei bambini non fa colazione, il 36,5% la consuma in modo inadeguato e il 66,9% mangia merende troppo abbondanti. Inoltre, 1 bambino su 4 non assume quotidianamente frutta e verdura. Un’alimentazione equilibrata non deve essere restrittiva, ma mirare allo sviluppo di abitudini sane e autonome, senza eccessi di grassi e zuccheri che potrebbero compromettere l’equilibrio nutrizionale.
«Per contrastare il fenomeno del sovrappeso e dell’obesità – spiega il dottor Danilo Fintini – è necessario affrontare il problema il più precocemente possibile. Per favorire una crescita sana non servono diete, ma stimoli a cambiare lo stile alimentare e di vita in generale. L’attività fisica è importante quanto la nutrizione: i bambini e gli adolescenti dovrebbero dedicare almeno 30-60 minuti al giorno al movimento, ridurre la sedentarietà a meno di tre ore al giorno e svolgere attività sportiva almeno due volte a settimana. Ma l’indicazione più importante che mi sento di dare ai genitori è che quando un bambino deve cambiare regime alimentare, lo deve fare tutta la famiglia».
La varietà nella dieta è essenziale, senza demonizzare alcun alimento, ma con un’attenzione particolare a quelli più calorici. La colazione è un pasto fondamentale: saltarla può portare a una fame eccessiva nei pasti successivi. Gli spuntini devono essere bilanciati per non compromettere l’equilibrio calorico giornaliero, privilegiando frutta, frutta secca o carboidrati complessi come cracker, che favoriscono un senso di sazietà prolungato. Frutta e verdura devono essere sempre presenti per garantire il giusto apporto di fibre e vitamine, mentre i cereali complessi forniscono energia e facilitano la digestione, soprattutto per chi pratica attività fisica.
Per ridurre l’apporto calorico è consigliabile evitare zuccheri aggiunti nelle bevande, limitare il consumo di bibite gassate e dolci troppo calorici, prediligendo l’acqua. Anche i grassi vanno moderati, misurando l’olio con il cucchiaio, preferendo metodi di cottura senza grassi aggiunti e riducendo il consumo di insaccati, formaggi e uova.
Mangiare in compagnia, in un contesto sereno, aiuta a rafforzare gli aspetti sociali dell’alimentazione, mentre dedicarsi a un’attività fisica o a un hobby riduce il rischio di sedentarietà e, di conseguenza, di sovrappeso e obesità. Se un bambino è in sovrappeso, spesso basta una riduzione di zuccheri e grassi, mentre nei casi di obesità può essere necessaria un’alimentazione ipocalorica associata a un maggiore livello di attività fisica.
IL SUPPORTO PSICOLOGICO: UN ELEMENTO CENTRALE
L'obesità è una malattia subdola, chi ne soffre molto spesso non realizza di avere a che fare con una patologia e questo rende difficile l’adesione a percorsi di cambiamento. Spesso, inoltre, il problema ha radici nel contesto familiare e sociale. «Il supporto psicologico è fondamentale – afferma la dottoressa Chiara Carducci, dell’unità operativa di Psicologia del Bambino Gesù – Interveniamo fin dall’inizio per comprendere il vissuto del bambino rispetto al proprio corpo e individuare le dinamiche emotive che lo portano a mangiare in modo errato. Inoltre, lavoriamo con la famiglia per aiutarla a organizzarsi meglio e a supportare il bambino nel percorso di cambiamento».
La motivazione del paziente e della famiglia è un elemento chiave: senza una reale volontà di modificare le abitudini quotidiane, il rischio di abbandonare il trattamento è elevato. Per questo, il percorso di cura prevede un lavoro congiunto tra medici, nutrizionisti e psicologi. Nei casi in cui si renda necessaria la chirurgia bariatrica, la valutazione psicologica è indispensabile sia prima che dopo l’intervento. «Il cambiamento corporeo può essere difficile da accettare – aggiunge la dottoressa Carducci – Alcuni pazienti, abituati a vedersi obesi, faticano a riconoscersi dopo la perdita di peso. Il supporto psicologico è essenziale per accompagnarli in questo processo di trasformazione».
FARMACI E CHIRURGIA: LE OPZIONI NEI CASI PIÙ GRAVI
Quando i percorsi di educazione alimentare e supporto psicologico non portano ai risultati sperati o quando l’obesità è già molto grave, si può ricorrere ai farmaci. «Esistono trattamenti farmacologici, come la semaglutide, che riducono l’appetito e aiutano a controllare il peso – spiega il dottor Fintini – Ma questi farmaci devono essere prescritti con attenzione e usati solo nei casi più complessi». Se anche la terapia farmacologica non è sufficiente o se il paziente ha un IMC superiore a 40 con comorbidità (o oltre 50 senza altre patologie), l’ultima opzione è la chirurgia bariatrica. Il Bambino Gesù è l’unico centro in Italia a eseguire interventi di questo tipo in età pediatrica. Nel 2024 sono stati effettuati 63 interventi, circa 450 tra il 2019 e il 2024. La tecnica più utilizzata è la sleeve gastrectomy, che prevede una riduzione del 70% dello stomaco, limitando la quantità di cibo ingeribile e favorendo la perdita di peso.
«La chirurgia bariatrica è estremamente efficace – spiega il dottor Francesco De Peppo, responsabile della Chirurgia pediatrica di Palidoro – I pazienti perdono fino a 60 chili in un anno e nel 75-80% dei casi il risultato si mantiene nel tempo. Tuttavia, non si tratta di una soluzione definitiva: è essenziale un percorso multidisciplinare per garantire il successo dell’intervento nel lungo periodo. Quella bariatrica è l’unica chirurgia che incide su un organo, lo stomaco o l’intestino, che non è realmente responsabile del problema che si vuole risolvere». A sottolineare l’importanza del fattore psicologico.
RESILIENT: UN PROGETTO DI RICERCA PER CURARE L’OBESITÀ FINANZIATO DAL PNRR
Al Bambino Gesù è in corso un progetto di ricerca dedicato ai bambini tra i 6 e gli 11 anni il cui scopo è quello di migliorare le cure per contrastare il sovrappeso e l’obesità e infantile. Il progetto propone un intervento terapeutico personalizzato e globale che integra alimentazione, attività fisica e training sociale e cognitivo. Il Progetto Resilient, finanziato dall’unione Europea con fondi PNRR (PNRR-MAD-2022-12376459), è coordinato dalla dottoressa Melania Manco dell’unità di ricerca di Medicina predittiva e preventiva e dalla dottoressa Deny Menghini responsabile dell’unità operativa semplice di psicologia. Il percorso dura 8 settimane e coinvolge un team di esperti composto da medici, nutrizionisti, psicologi, chinesiologi e infermieri. Il programma prevede per tutti i partecipanti un piano nutrizionale personalizzato e un programma di esercizio fisico guidato da esperti, finalizzato a migliorare la gestione del peso in modo sano e duraturo.
La sperimentazione prevede anche un percorso di training cognitivo con esercizi interattivi al computer per migliorare sia le abilità di memoria che di autocontrollo e lo svolgimento di attività ludiche di gruppo per stimolare la socialità e le interazioni con i pari. L’aspetto innovativo del progetto è il coinvolgimento attivo delle famiglie finalizzato a rendere parte integrante della vita quotidiana le nuove abitudini alimentari e comportamentali.