La figura di Alessandro Ghigi nella piena maturità è inconfondibile. Uomo possente, lucido e operoso sino alla fine dei suoi lunghissimi giorni; gli occhi vivaci, la fronte spaziosa, il mento incorniciato da una candida barba; conversatore, oratore poliglotta, brillante scrittore. Noto pure per le sue debolezze: buona forchetta, non disdegna, soprattutto in gioventù, di fare vita di società frequentando i salotti importanti e attirandosi la simpatia generale grazie alla conversazione accattivante e arguta unita alla capacità di animatore di giochi di società. Esuberante ma nondimeno rigoroso, personalità dalla “singolare chiarezza di idee, un raro equilibrio di giudizio, ed una particolare fermezza nelle decisioni” (Pasquini, 1972), Alessandro Ghigi è animato da ardente passione nella difesa della natura e della scuola.

L’insegnamento delle Scienze Naturali nella scuola media declina nel “periodo nero” compreso tra  la(contro)riforma di Giovanni Gentile, il ventennio fascista e i primi decenni dell’Italia repubblicana. In tale contesto, deve essere ricordato l’impegno generoso di Alessandro Ghigi come propugnatore di una istruzione naturalistica fondata sul ruolo, rinnovato, della scuola, dei Musei di Storia Naturale, dei Giardini Zoologici e dei Parchi Nazionali, oltre che di riforme fondamentali: l’istituzione dei corsi di laurea in Scienze Biologiche e Geologiche nonché l’inserimento della Biologia e Zoologia generale nel corso di studi per la Laurea in Medicina. Le passioni giovanili di Alessandro Ghigi sono l’entomologia e l’ornitologia; quest’ultima diventa preponderante, in particolare l’Ornitologia applicata, ramo della Zootecnica all’epoca trascurato in Italia. Ghigi è antesignano della Genetica negli anni della riscoperta delle leggi di Mendel, “allora ai suoi primordi in altre parti del mondo e quasi sconosciuta in Italia” (Vannini, 1970). A chi dubita della scientificità della sua opera ricordiamo l’equilibrato giudizio di Harry Manelli: “Personalmente ritengo che sia vero il contrario e cioè che sono stati gli studi e gli approfondimenti e quindi la conoscenza dei fenomeni biologici ed abiologici e delle loro interazioni (ecco l’ecologia) a permettergli di affrontare e realizzare i suoi progetti, anche a scopi pratici ed economici” (Manelli, 2000).

La vita

Alessandro Ghigi nasce a Bologna il 9 febbraio 1875, figlio dell’avvocato Camillo Ghigi e di Maria Morelli, terzo dopo due figli morti prematuramente. Si definisce bambino timido, scontroso, dispettoso, talvolta cattivo e vendicativo che ama scavallare per prati e boschi e fare gite sui monti. Eredita verosimilmente dal padre, grande amatore di uccelli e specialmente di polli e piccioni, la passione per l’ornitologia iniziando, sin da giovanissimo, l’osservazione di piccioni viaggiatori in colombaie. Ripetuta la prima ginnasiale, la famiglia, impotente a domare la natura ribelle del piccolo Alessandro, decide di mandarlo nel 1885 al Collegio della Badia Fiesolana, situato a valle di San Domenico a Fiesole (Firenze). Nel collegio diretto dai Padri Scolopi, il giovane Ghigi riceve insegnamenti di ottimo livello. Nel corso delle lunghe vacanze estive inizia raccolte entomologiche, manifestando una spiccata predilezione per i Coleotteri Crisomelidi. Conosce Alfredo Brunacci, grande amico di famiglia, ex allievo degli Scolopi e anche lui appassionato di piccioni e colombi viaggiatori.

L’esame di licenza liceale viene superato con ottimi risultati nelle scienze naturali e appena sufficienti in matematica e fisica. Grazie alla famiglia assai facoltosa, il naturalista bolognese è sempre libero dal bisogno o, come scrive un biografo, “gratificato dalla sorte di mezzi materiali (ed insieme generosissimo del Suo)” (Goidanich, 1972). Nel 1892 Alessandro Ghigi assapora “la gioia della libertà riconquistata, della facoltà di fare ciò che più mi piaceva, senza impacci di orario e di superiori” (Autobiografia; a cura di M. Spagnesi, 1995). Nello stesso anno si iscrive al corso di laurea in Scienze Naturali, presentandosi al Prof. Carlo Emery (1848-1925) dal 1881 cattedratico di Zoologia in Bologna e grande mirmecologo. Tra i maestri e mentori del Ghigi figurano eminenti personalità della ricerca; Carlo Emery per la Zoologia, Federico Delpino e Oreste Mattirolo per la Botanica, Giovanni Capellini per la Geologia, Luigi Bombicci per la Mineralogia, Giacomo Ciamician per la Chimica, Augusto Righi per la Fisica. Si laurea a Bologna in Scienze Naturali nel 1896 con il massimo dei voti e subito dopo, in seguito al suggerimento dello stesso Emery, trascorre alcuni mesi, tra il 1896 e il 1897, nel laboratorio del Prof. Kriechbaumer a Monaco di Baviera con l’obiettivo di approfondire lo studio degli Icneumonidi, Imenotteri Apocriti parassitoidi. Soggiorno da lui definito poco proficuo nonostante la conoscenza di Richard Hertwig e la buona competenza acquisita sui Tentredinidi, grande famiglia di Imenotteri Sinfiti. Ghigi inizia tuttavia a verificare le modalità di lavoro all’estero, caratterizzate da dotazioni e personale adeguato alle necessità della ricerca scientifica; per il resto, predilige la visita di monumenti e colombaie.


Rientrato in Italia, si sposa nel 1897 con Maria Teresa Pagnoni di Rimini. Nella primavera del 1900 contribuisce alla costituzione dell’UZI Unione Zoologica Italiana della quale viene nominato vicesegretario. Alle cariche del direttivo dell’UZI vengono nominati: l’aracnologo e ittiologo Pietro Pavesi (1844-1907) in qualità di Presidente; l’entomologo Carlo Emery e l’elmintologo Corrado Parona (1848-1922) in qualità di vicepresidenti; Francesco Saverio Monticelli (1863-1927), anch’egli elmintologo e fondatore della testata Archivio Zoologico italiano, in qualità di Segretario. Iniziano quindi i congressi annuali dell’UZI: il primo a Bologna al quale seguono Napoli, Roma e Rimini. In quest’ultimo (1903) Ghigi viene nominato segretario del comitato ordinatore in sostituzione di Alessandro Tosi. Nel 1904 in occasione del Congresso Internazionale di Zoologia di Berna, Ghigi si rende conto dell’importanza di pubblicare in lingua straniera (inglese, francese, tedesco) dato che la lingua italiana, anche se ammessa tra quelle ufficiali del congresso, è poco conosciuta; inoltre, che le pubblicazioni di autori italiani sono sostanzialmente ignorate. Come molti zoologi italiani, Ghigi frequenta, nell’autunno del 1902, la Stazione Zoologica di Napoli conl’obiettivo di affinare le sue conoscenze sulla fauna marina. In tale occasione viene assistito da Salvatore Lo Bianco (1860-1910), da lui definito “tecnico impareggiabile”, autore di un’opera tradotta in numerose lingue, “Metodi usati nella stazione zoologica per la conservazione degli animali marini” (Mittheilungen aus der Zoologischen Station zu Neapel, 1890, vol. 9, pp. 434-474), insignito nel 1895 su proposta di Salvatore Trinchese (1836-1897), neurologo comparato degli invertebrati, della laurea honoris causa in Scienze Naturali dell’Università di Napoli.


Dopo il conseguimento per titoli della libera docenza in zoologia (1902) inizia un periodo che Ghigi stesso definisce “la faticosa carriera universitaria”. In primis l’insegnamento di Entomologia agraria a Bologna dal 1902-1903 al 1914-1915. Nel 1907 partecipa al secondo congresso internazionale di zoologia a Boston, affrontando, con moglie e fratello, la lunga traversata atlantica. Sono molteplici le istituzioni visitate per l’occasione tra cui musei e giardini zoologici e il viaggio gli permette la conoscenza di numerosi scienziati: il paleontologo Osborn, i genetisti Davenport, Bateson e Punnett, il neuroanatonomo Apathy, l’ornitologo Oberholser. Nel 1911, lo zoologo bolognese è tra i fondatori della “Rivista Italiana di Ornitologia”. Per un certo periodo è assessore supplente nella giunta comunale di Rimini; rifiuta tuttavia la designazione alla carica di Sindaco per dedicarsi completamente alla ricerca, mantenendo peraltro la carica di Consigliere comunale, nelle file del partito liberale, sino al 1919. Con il collocamento a riposo dell’Emery, Ghigi viene nominato, nel 1915, direttore dell’Istituto di Zoologia ed incaricato dell’insegnamento di questa disciplina nell’Università di Bologna. Nel 1921 ottiene per concorso la carica di Direttore della Stazione sperimentale di Pollicoltura di Rovigo, partecipando contestualmente alla prima esposizione mondiale di pollicoltura (Aja, 1921). Nel 1922 ottiene l’anelata cattedra di professore ordinario di zoologia nell’Università di Bologna. Nell’ambito delle attività della SIPS Società Italiana per il Progresso delle Scienze, Ghigi organizza, insieme al segretario Lucio Silla, il congresso annuale a Bologna nel 1926 alla presenza del Capo del Governo Benito Mussolini. In seguito all’ottima impressione del mondo scientifico italiano viene eletto vicepresidente della SIPS; di lì a poco ottiene la nomina a componente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Nel 1930 Alessandro Ghigi viene cooptato Rettore della più antica università europea, l’Alma Mater Studiorum. In tale funzione si rivela sagace coordinatore nella realizzazione di nuovi fabbricati con molti cantieri chiusi a tempo di record. Anche per acquisire informazioni sulla loro corretta costruzione e disposizione, Ghigi visita Amburgo, Berlino, Lipsia, Reims. Nel corso della sua dirigenza vengono realizzati gli edifici di Patologia Generale, Igiene, Medicina Legale, Clinica Medica, l’aula magna, un magazzino libri oltre ai nuovi edifici di Antropologia, Anatomia Comparata e Zoologia. Oltre ai vari istituti già citati sono promossi diversi servizi per gli studenti: la mensa, la foresteria, le sedi della G.U.F. e della Coorte universitaria. Nell’estate del 1932, Ghigi partecipa al Congresso Internazionale di Genetica ad Ithaca, nello Stato di New York, assieme agli altri delegati italiani, Cesare Artom (1879-1934) citologo e genetista, Corrado Gini (1884-1965) fondatore nel 1926 dell’Istituto Centrale di Statistica, successivamente Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), Carlo Jucci (1897-1962) fondatore di un Centro per lo studio genetico delle popolazioni animali e vegetali montane sul Terminillo nonché della rivista Scientia Genetica. In tale occasione, Ghigi si rende conto del livello ormai raggiunto dalla iperspecializzazione; catturato infatti un esemplare di uno strano Imenottero terebrante del genere Pelicinus ne chiede notizia al suo accompagnatore americano il quale risponde di non conoscerlo; all’osservazione di Ghigi “Ma lei non è uno zoologo?” ottiene la risposta: “Sì ma io mi occupo soltanto degli effetti prodotti dai raggi X sulle Drosofile!”.


Nel 1933 viene designata Roma come sede del congresso mondiale di avicoltura e Ghigi viene eletto vicepresidente dell’Associazione mondiale di Avicoltura Scientifica (W.P.S.A.) e delegato dell’Associazione nell’organizzazione del congresso; il nostro zoologo aveva già fondato la “Rivista di Avicoltura” nel 1931. Nel 1934 partecipa al Congresso Ornitologico Internazionale di Oxford, effettuando una escursione lungo le coste del Galles con osservazioni su urie, gabbiani marini, pulcinelle di mare, cormorani, procellarie. Alla chiusura del Convegno viene proposto il suo nome per la presidenza del congresso successivo che si sarebbe tenuto nel 1938 a Rouen in Normandia.
Ghigi viene eletto deputato del Regno d’Italia (XXIX legislatura), su designazione del Governo; il 6 febbraio 1943 verrà nominato Senatore. Nel 1934 partecipa al Congresso Internazionale di Zoologia a Lisbona in rappresentanza del Governo e dell’Università di Bologna; ne approfitta per raccogliere un certo numero di esemplari di Pleurodeles, la più grande salamandra europea, rivelatasi in seguito un importante modello sperimentale. Nel 1936 riceve la laurea honoris causa in Scienze dall’Università di Boston analogamente alla laurea honoris causa in Scienze Naturali conferitagli l’anno successivo dall’Università di Coimbra in Portogallo.


Nelle ordinarie lezioni universitarie Ghigi, quando è assente per i numerosi impegni istituzionali, si premura di farsi sostituire da docenti di valore: Anita Vecchi (1893-1953) specialista in zooculture, Pasquale Pasquini (1901-1977) embriologo, Guido Grandi (1886-1970) entomologo, Giuseppe Montalenti (1904-1990) genetista, Andrea Scaccini (1909-1977) ittiologo. Nel 1943 Ghigi viene invitato in Germania dal governo tedesco per esporre i risultati di esperienze di ibridazione nel contesto di problematiche di avicoltura scientifica. Nel 1948 si costituisce a Bologna la Sezione Bolognese dell’Unione dei Naturalisti Italiani (con sede centrale a Roma) destinata a diventare nel 1950 l’Unione Bolognese Naturalisti con Alessandro Ghigi come Presidente. Nel 1951 promuove, in seno al C.N.R., l’istituzione della “Commissione per la conservazione della natura e delle sue risorse”, che presiede sino alla morte. Autore di oltre 370 pubblicazioni, è tra i curatori del volume “La Fauna” del Touring Club Italiano (Milano, 1959). Le relazioni che intrattiene con ricercatori e appassionati naturalisti sono evidenziate dai numerosi necrologi di cui è autore: in memoria di Luigi Bombicci, Carlo Emery, Annibale Certani, Alfredo Brunacci, Giuseppe Tanari, Antonio Dohrn, Francesco Pio Pomini, Guido Zucchini, Umberto Pierantoni. Tra le Onorificenze italiane: Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Stella d’Oro al merito rurale; le prime due legate alla casata regnante dei Savoia, la seconda istituita nel 1932 nel calderone delle iniziative della politica agraria fascista. Alessandro Ghigi si spegne in Bologna nel 1970 all’età di 95 anni. La sua villa cinquecentesca, sede di un Centro di ricerche e sperimentazioni sull’avifauna, e l’annesso parco di 29 ettari sui colli fuori porta
San Mamolo, sono lasciati in eredità alla città di Bologna e destinati ad uso pubblico (fig. 1).

 

Alessandro Ghigi morfologo e zoogeografo

- Alessandro Ghigi genetista 

- Alessandro Ghigi, ecologo: la scuola , la caccia e la difesa della natura

- Alessandro Ghigi, le leggi razziali ed il fascismo 

- Opere di Alessandro Ghigi

 

(1) Società Romana di Scienze Naturali SRSN, ente di ricerca pura, Via Fratelli Maristi 43, “Campus
di Villa Esmeralda”, 00137 Roma; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
(2) Università degli Studi di Verona, Dipartimento Culture e Civiltà, Via San Francesco 22, 37129
Verona
2) Università degli Studi di Verona, Dipartimento Culture

 

Uno studio guidato dall’Università Statale di Milano pubblicato su Cell Reports riporta il genoma completo della rondine e apre la strada all’identificazione dei geni che controllano importanti caratteri quali la migrazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. La mappatura completa del genoma e la costruzione del pangenoma, cioè l’allineamento della sequenza completa di più individui della stessa specie, rappresentano un nuovo standard di riferimento per gli studi sul futuro di questa specie.


E’ stato pubblicato su Cell Reports un articolo scientifico che riporta la caratterizzazione del genoma della rondine (Hirundo rustica). Il risultato è di così elevata qualità e completezza da costituire il genoma di riferimento per i ricercatori di tutto il mondo.
Lo studio, condotto da ricercatori dei dipartimenti di Bioscienze e di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con importanti laboratori stranieri, in primis il Vertebrate Genome Laboratory della Rockefeller University, ha sfruttato le più innovative tecniche di sequenziamento e di assemblaggio di genomi. Ciò ha permesso di ricostruire con grande accuratezza e completezza gli 80 cromosomi che costituiscono il patrimonio genetico della rondine. Il lavoro di ricerca non si è limitato a descrivere la sequenza del DNA della rondine ma, utilizzando milioni di sequenze di DNA disponibili per popolazioni di rondini da tutto il mondo, è stato costruito un catalogo di tutte le varianti genetiche identificate fino ad ora. Combinando tutte queste risorse, i ricercatori sono inoltre riusciti a costruire uno dei primi “pangenomi” per una specie selvatica.

Foto di Giovanni Di Panfilo 


Sulla prestigiosa rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B è stato pubblicato l’articolo “Isochrony and rhythmic interaction in ape duetting”, coordinato dai ricercatori dell’Università di Torino, della King Mongkut's University of Technology Thonburi di Bangkok e dell’Istituto Max Planck di Psicolinguistica di Nijmegen. Attraverso questa ricerca gli autori hanno studiato le vocalizzazioni dei gibboni dalle mani bianche, tra i più famosi primati che cantano duettando, registrate sia in alcuni parchi zoologici italiani, sia nelle foreste della Thailandia.

 I ricercatori hanno osservato come questi canti posseggano delle regolarità ritmiche in parte simili a quelli della musica umana. Questa scoperta si inserisce in un progetto a lungo termine dell’Università di Torino e dell’Istituto Max Planck di Psicolinguistica sui tratti musicali condivisi da specie diverse. Questo filone di ricerca ha come obiettivo quello di far luce sulla biologia e l’evoluzione di ritmo e musica nella nostra specie.


Giunto a conclusione un progetto condotto e finanziato dall’Università di Pisa per rilanciare questa coltura grazie ad un nuovo sequenziamento del genoma.


La coltura del fico, attualmente in declino in Italia ma economicamente molto redditizia, è la risposta ottimale per recuperare i terreni altrimenti persi per l’agricoltura. A questa conclusione è giunto il progetto “Ficus carica, un’ antica specie con grandi prospettive” finanziato e condotto dall’Università di Pisa che ha approfondito le conoscenze su questa pianta grazie ad un team di genetisti, chimici, fisiologi vegetali, entomologi, arboricoltori e analisti sensoriali del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali.

“Sin dall’antichità e anche oggi, soprattutto nei paesi meridionali del bacino Mediterraneo, il fico fornisce un importante alimento di base anche grazie alla sua grande produttività che dura sino a 50 anni con una produzione annuale di circa 40-100 chili per pianta - spiega la professoressa Barbara Conti coordinatrice del progetto - Tuttavia, In Italia la coltivazione del fico è in netto declino: nel 1960 occupava 60mila ettari, oggi solo 2.000, che producono l'1% della produzione mondiale e tutto questo a fronte di una costante crescita dei terreni salini marginali che nel nostro Paese sono oggi oltre 400mila ettari. Il rilancio di questa coltura è dunque strategico anche in considerazione del quindicesimo obiettivo dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite che punta a proteggere, ripristinare e promuovere l'uso sostenibile del suolo, in particolare foreste, paludi, montagne e zone aride”.


Una nuova conferma arriva grazie ad una serie di approfondite analisi su alcune stromatoliti rinvenute a Pilbara, nell’Australia occidentale, in un'area nota come Formazione del Dresser. I risultati offrono anche nuove indicazioni per la ricerca di tracce di vita su Marte.


Attraverso una serie di avanzate tecniche di analisi, un gruppo internazionale di ricercatori è riuscito a stabilire l’origine biologica di alcune fra le più antiche stromatoliti mai individuate: strutture sedimentarie generate dall’azione di microrganismi fotosintetici che risalgono a 3,48 miliardi di anni fa. I risultati dello studio – presentati sulla rivista Geology – potrebbero fornire nuove indicazioni anche per la ricerca di tracce di vita su Marte. Reperti come quelli analizzati, che testimoniano le più antiche tracce dell’esistenza della vita sul nostro pianeta, sono spesso controversi, perché le strutture che potrebbero indicare la presenza di un’antica forma vivente possono essere molto simili ad altre strutture formate invece da processi non biologici. Inoltre, si tratta di fossili antichissimi, spesso soggetti a profonde alterazioni che avvengono nel corso di miliardi di anni.

 

Messo a punto un nuovo processo per prevenire il deterioramento della pasta fresca, modificando i protocolli di confezionamento e aggiungendo probiotici antimicrobici all'impasto: in questo modo si prolunga di 30 giorni la vita sullo scaffale (shelf-life) della pasta fresca e si contribuisce a ridurre gli sprechi alimentari. Il nuovo metodo, illustrato sulla rivista Frontiers in Microbiology, è a cura di ricercatori dell’Istituto di biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche e del Dipartimento di bioscienze, biotecnologie e ambiente e del Dipartimento di scienze del Suolo, della pianta e degli alimenti dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro insieme a Food Safety Lab s.r.l.

 

Resistenza alla siccità, maggiore efficienza nell’uso dei concimi azotati, ma anche tecniche avanzate per dare vita a nuove varietà di frumento: a Bologna, un appuntamento internazionale per trovare soluzioni ai pericoli che incombono sulla produzione primaria del grano duro, tra sostenibilità, qualità e prezzi accessibili.


I crescenti e devastanti effetti della crisi ambientale insieme alle conseguenze della guerra in Ucraina stanno dando vita a una "tempesta perfetta" che rischia di investire la produzione di grano e tutta la filiera del frumento duro. Fino a coinvolgere la produzione della pasta, vessillo del Made in Italy agroalimentare, dichiarata dall'Unesco patrimonio culturale immateriale dell'umanità, di cui proprio il 25 ottobre si celebra la giornata mondiale.


Un gruppo di scienziate dell’Università di Pisa ha pubblicato sull’ International Journal of Food Microbiology lo studio su questa bevanda prodotta con tè fermentato e piante aromatiche


Il Kombucha è una bevanda fermentata leggermente dolce e frizzante prodotta con tè fermentato e piante aromatiche che sta rapidamente conquistando i mercati americani ed europei. Un gruppo di scienziate del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa ha studiato e descritto per la prima volta la popolazione di microrganismi di un Kombucha realizzato con tè verde zuccherato e piante aromatiche come erba cedrina, malva, rosa canina e menta. Il risultato, pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Food Microbiology, è stata l’individuazione di 58 lieviti, molti dei quali benefici per il nostro microbiota intestinale.

 

Uno studio dell’Università degli Studi di Milano ha analizzato il comportamento di oltre 650 specie di uccelli a livello mondiale, dal 1811 al 2018, evidenziando che le caratteristiche ecologiche e biologiche degli animali possono influenzare fortemente il modo in cui le specie stanno rispondendo agli effetti del cambiamento climatico. La ricerca è stata pubblicata su Ecological Monographs Milano, 27 settembre 2022 – A causa del cambiamento climatico, la migrazione primaverile degli uccelli verso i siti di nidificazione e la loro riproduzione sono anticipate di circa 2-3 giorni ogni decennio, a partire dal 1811. E le specie che tendono ad anticipare maggiormente le loro attività sono quelle residenti e i migratori parziali, quelle che hanno una dieta generalista, si nutrono di piante, e si trovano nell’emisfero boreale, a latitudini più elevate, proprio dove le temperature sono aumentate con maggiore intensità.

La sperimentazione condotta al Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi"


Si cibano degli insetti impollinatori, ma a differenza dei loro simili non tessono le tele, piuttosto si mimetizzano sui fiori prendendone il colore per sorprendere e catturare le prede con chele grandi e robuste. Sono i “ragni granchio”, piccoli araneidi che come rivela uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista “Ecological Indicators”, hanno un ruolo fondamentale come indicatori e custodi della biodiversità vegetale.

“Molti organismi, appartenenti sia al regno vegetale che animale, sono spesso privi di una nota importanza nei vari ecosistemi sia naturali che antropizzati – spiega Stefano Benvenuti docente dell’Ateneo pisano e autore dello studio - i ragni granchio ne sono un chiaro esempio dal momento che essi sfuggono spesso alla vista degli osservatori risultando così trascurati nella valutazione della biodiversità di un determinato ecosistema”.

 

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