Ambiente

Ambiente (636)



Un team internazionale di ricercatori ha riabilitato 17 specie di piante considerate estinte in Europa da molti decenni attraverso una revisione tassonomica e una verifica della loro riscoperta in natura o della presenza di esemplari negli orti botanici mondiali. Ciò permetterà di attuare programmi di conservazione per molte di queste specie, comunque rare e/o minacciate di “nuova” estinzione. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Plants

Roma, 9 marzo 2021 – Si pensava fossero estinte da molti decenni, ma non è così per 17 specie endemiche della flora europea, riabilitate grazie ad uno studio appena pubblicato.
Un team internazionale di ricercatori, guidato dall’Università degli Studi Roma Tre, ha svolto un minuzioso lavoro di indagine su 36 specie di piante endemiche europee classificate come “estinte”, scoprendo che, in realtà, 17 non lo erano affatto. Di queste, tre specie sono state effettivamente riscoperte a seguito di ricerche di campo (Astragalus nitidiflorus Jiménez Mun. & Pau, Ligusticum albanicum Jávorska. e Ornithogalum visianicum Tomm. ex Vis.), per alcune sono stati ritrovati esemplari vivi, non noti, conservati presso orti botanici e banche del germoplasma europei (Armeria arcuata Welw. ex Boiss. & Reut., Hieracium hethlandie (F.Hanb.) Pugsley); altre ancora sono state riclassificate come specie diverse sulla base di nuovi dati.

Il 9 marzo alle 17 il primo incontro online


Dopo una pausa imposta dall’emergenza sanitaria riparte il progetto dedicato alle api domestiche e selvatiche presentato dal WWF Italia nell’ambito del bando 2019 per l’educazione ambientale del Ministero della Transizione Ecologica (ex Ministero dell’Ambiente). Primo incontro online previsto il 9 marzo, alle ore 17.00, con il Prof. Giovanni Burgio, docente di Entomologia generale ed applicata all’Università degli Studi di Bologna, sul tema “I Sirfidi: biodiversità e conservazione”. Il progetto, realizzato con la collaborazione della Riserva Naturale Regionale Ripa Bianca di Jesi, del Centro di Educazione Ambientale “Sergio Romagnoli e con il contributo dei Carabinieri Forestali, si svolgerà nell’area ad elevato rischio di crisi ambientale delle Marche (AERCA), coinvolgendo 9 Comuni della Provincia di Ancona: dal capoluogo Ancona, ai Comuni di Falconara Marittima, Montemarciano, Chiaravalle, Monte San Vito, Monsano, Jesi, Agugliano e Camerata Picena.


L’obiettivo generale è aumentare la comprensione del valore del nostro capitale naturale e dei servizi ecosistemici forniti dagli insetti impollinatori, il loro ruolo per la nostra economia e per la valutazione della qualità dell’ambiente; sensibilizzare gli alunni e le loro famiglie sulle cause del loro declino dovuto all’inquinamento dell’ambiente, ai cambiamenti climatici e all’uso di prodotti chimici in agricoltura. Il progetto inoltre intende coinvolgere il mondo della scuola primaria (alunni ed insegnanti) e le loro famiglie sul tema degli impollinatori e le cause della loro scomparsa, trasmettere buone pratiche ed atteggiamenti personali e collettivi che possano dare un contributo concreto per la salvaguardia delle api domestiche e selvatiche e altri impollinatori.


Oltre ad interventi di esperti nel corso di formazione per educatori e docenti con webinar on line, sono previste visite guidate agli apiari della Riserva Naturale Ripa Bianca di Jesi, con laboratori rivolti alle famiglie, tutte attività al momento sospese a causa dell’emergenza sanitaria con la dichiarazione della Provincia di Ancona in zona rossa. Tutte le attività in presenza saranno programmate nei prossimi mesi in relazione alla concessione di una nuova proroga del progetto da parte del Ministero e all’evoluzione della pandemia.
Il progetto prevede anche la realizzazione nelle aree verdi delle scuole coinvolte dei 9 Comuni, nell’azienda agricola fattoria didattica e sociale "L'Asino che ride" a Massignano di Ancona, all’interno del Parco Naturale Regionale del Conero, presso la Riserva Naturale Regionale Ripa Bianca di Jesi di una “Casa delle Api e altri impollinatori” con la collocazione di “Bee Hotel” (strutture artificiali per le api selvatiche), semina di fiori nettariferi e pannelli didattici sugli impollinatori.

8 marzo, storie di donne WWF

08 Mar 2021 Scritto da

 


La natura è madre, donna. E sono tantissime le donne nel mondo che hanno scelto di impegnarsi per la sua tutela. Dall’etologa Jane Goodall che ha dedicato la sua vita alla ricerca sugli scimpanzé e alla protezione degli animali; alla giovane Greta Thunberg, che da sola ogni venerdì scioperava per il clima e che a 16 anni ha iniziato a parlare della crisi climatica davanti ai politici di tutto il mondo, mettendoli con coraggio davanti alle loro responsabilità per garantire un futuro alle giovani generazioni. Dalla biologa Rachel Louise Carson che negli anni 40 iniziò a studiare i pesticidi e lanciò il movimento ambientalista negli Stati Uniti con il suo "Primavera silenziosa", fino all'attrice premio Oscar Jane Fonda, che a oltre 80 anni ancora oggi protesta per chiedere azione contro i gas serra e non perde occasione per evidenziare la stretta correlazione fra crisi climatica e salute umana. Sono tante le eroine che alzano la voce per proteggere la natura e ognuna di loro rappresenta anche le migliaia di donne e ragazze che ogni giorno, attraverso le loro professionalità, si occupano di ambiente.

 

Con il design e la realizzazione di nuovi materiali biocompatibili “intelligenti”, ossia in grado di compiere azioni predeterminate, i nanomateriali di nuova generazione trovano importanti applicazioni, come la sanificazione delle acque, contaminate dall’azione antropica. Il lavoro teorico e sperimentale pubblicato sulla prestigiosa rivista ACS Applied Materials and Interfaces dell’American Chemical Society introduce un nuovo tipo di nanoparticelle magnetiche e biocompatibili in grado di rimuovere metalli pesanti dalle acque.

Innovative nanoparticelle magnetiche di ossido di ferro, ricoperte di un coating polimerico biocompatibile, in grado di rimuovere dall’acqua ioni provenienti da metalli pesanti: lo sviluppo della scienza dei materiali gioca un ruolo cruciale nell’ambito dello sviluppo sostenibile e della transizione ecologica.

Grazie al design ed alla realizzazione di nuovi materiali biocompatibili “intelligenti”, ossia che siano in grado di compiere azioni predeterminate, i nanomateriali di nuova generazione trovano infatti importanti applicazioni, che spaziano dal drug delivery in campo biomedico, fino alla sanificazione delle acque, contaminate dall’azione antropica.

È proprio in questo secondo ambito che prende vita il progetto di ricerca guidato da un gruppo di chimici (prof.ssa Tecla Gasperi, dott. Elia Roma) e fisici (dott.ssa Barbara Capone, dott. Pietro Corsi) del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre, in partnership con il team del prof. Erik Reimhult dell’Università BOKU di Vienna.

 


Arriva anche in Italia carne brasiliana proveniente da aziende legate, direttamente e indirettamente, all’accaparramento delle terre e agli incendi in Pantanal – la zona umida più grande del mondo – che l’anno scorso si è ridotta di circa il 30 per cento proprio a causa degli incendi.

Nella recente indagine “Foreste al macello III – Il caso Pantanal”, Greenpeace International ha identificato quindici aziende agricole che sono fornitori attuali o recenti (2018 – 2019) delle principali aziende brasiliane di lavorazione delle carne JBS, Marfrig e Minerva, e che sono legate ai devastanti incendi dello scorso ottobre nel Pantanal. Sviluppatisi all’interno dei confini delle aziende, hanno consumato più di 73 mila ettari e potrebbero aver contribuito anche a incendi che si sono estesi ben oltre i loro confini.

La carne del Pantanal è stata venduta in tutto il mondo, Italia inclusa: tra il 1 gennaio 2019 e il 31 ottobre 2020, il nostro Paese ha importato dal Brasile oltre 17 mila tonnellate di carne e derivati destinate a grossisti che riforniscono la ristorazione e la grande distribuzione, affermandosi come il principale importatore dell’Ue e il sesto a livello mondiale.

 

Fukushima, è ancora contaminato l’85% dell’Area Speciale di Decontaminazione. Greenpeace: «La tabella di marcia per lo smantellamento della centrale di Fukushima Daiichi è irrealizzabile, serve un nuovo piano»

A quasi dieci anni di distanza dall’incidente nucleare di Fukushima Daiichi, Greenpeace pubblica oggi due rapporti che evidenziano la complessa eredità del terremoto e dello tsunami dell’11 marzo 2011.

Nel primo rapporto, “Fukushima 2011-2020”, vengono descritti i livelli di radiazione nelle città di Iitate e Namie, nella prefettura di Fukushima. I risultati delle prime indagini mostrano che gli sforzi di decontaminazione sono stati limitati e che l’85% dell’Area Speciale di Decontaminazione è ancora contaminata.

Il secondo rapporto, “Decommissioning of the Fukushima Daiichi Nuclear Power Station From Plan-A to Plan-B Now, from Plan-B to Plan-C”, analizza l’attuale piano ufficiale di smantellamento in 30-40 anni. Un programma deludente e senza prospettive di successo.


Un nuovo rapporto del WWF e di altre 15 Ong sottolinea l'importanza di ripristinare l’habitat di fiumi e laghi non solo per gli animali, ma anche per le comunità che dipendono da essi

Più di un terzo dei pesci d’acqua dolce rischiano una vera e propria estinzione di massa in tutto il mondo. A lanciare l’allarme è stato il rapporto “The World’s Forgotten Fishes”, firmato da WWF e altre 15 Ong, tra cui London Zoological Society (Zsl), Global Wildlife Conservation e The Nature Conservancy. Secondo lo studio, 80 specie si sono già estinte, di cui 16 soltanto lo scorso anno, ma questo numero è destinato a salire.

Un terzo delle specie a rischio

Il rischio è che nel giro di 15 anni spariranno ben un terzo delle specie, cioè circa 6mila. Si legge nel rapporto che negli ultimi 50 anni, la popolazione di pesci migratori è diminuita del 76%, mentre quella dei grandi pesci, con peso superiore ai 30 chili, è calata del 94 per cento.
Lo studio cita tra le principali cause di questa drastica diminuzione il cambiamento climatico ma aggiunge anche altri problemi, come l’inquinamento, la pesca eccessiva e poco sostenibile e l’introduzione artificiale di specie non native. Come spiega Bbc bisogna anche considerare che milioni di persone si affidano ai pesci d'acqua dolce sia come fonte di sostentamento, sia come fonte di reddito attraverso la pesca e il commercio di pesci per acquari. Il rapporto, tra le cause, menziona anche il fatto che la maggior parte dei fiumi del pianeta è parzialmente sbarrato da dighe o soggetto a impianti utilizzati per distribuire l’acqua per uso irriguo.



Il nuovo studio del WWF sui possibili scenari per sostenere anche l'attività di pesca

Gli stock ittici del Mediterraneo, inclusi quelli di grande valore commerciale di nasello e cernia, potrebbero rigenerarsi se il 30% del mare venisse protetto efficacemente [1]. Considerando che ad oggi, solo il 9,68% del Mar Mediterraneo è indicato come ‘protetto’ e che solo l’1,27% è effettivamente tutelato, c’è ancora molto lavoro da fare.
Il nuovo report del WWF “30 per 30: Possibili scenari per rigenerare la biodiversità e gli stock ittici nel Mediterraneo” indica gli scenari per l’attività di conservazione nel Mar Mediterraneo, analizzando i benefici che l’interruzione della pesca insostenibile e della pesca illegale, e di altre attività dannose in aree selezionate, porterebbe alla biodiversità marina e alle popolazioni ittiche. Lo studio è stato condotto in collaborazione con i ricercatori del CNRS-CRIOBE Francese, l’Ecopath International Initiative e l’ICM-CSIC Spagnolo.

 
L’Università di Milano-Bicocca e il governo della Repubblica delle Maldive da oggi insieme per la salvaguardia della scogliera corallina. Una partnership per raggiungere nuovi importanti traguardi sui temi della sostenibilità e della biodiversità

Nel corso della cerimonia trasmessa questa mattina in diretta streaming dall’aula magna del campus milanese, la rettrice dell’Ateneo, Giovanna Iannantuoni, e il ministro della Pesca, risorse marine e agricoltura della Repubblica delle Maldive, Zaha Waheed (in collegamento video) hanno firmato l’accordo dando ufficialmente il via al progetto per lo sviluppo di linee di ricerca collaborative.

Le scogliere coralline sono tra gli ecosistemi più complessi e ricchi di biodiversità sulla Terra, ma sono minacciate da una gestione non sostenibile dell’ambiente e delle sue risorse.

La partnership stipulata oggi prevede l’avvio di un vero e proprio censimento di tutte le tecniche utilizzate per il restauro delle scogliere coralline (coral reef restoration), con l’obiettivo di individuare quelle più efficaci per garantire la sopravvivenza di questi delicati organismi presenti alle Maldive e di mettere a punto le linee guida nazionali per la loro applicazione e il loro monitoraggio.


Salute, prosperità, lotta ai cambiamenti climatici: senza Natura non c’è futuro, nella decade proposta dall’ONU sulla restoration degli ambienti naturali

 

Abbiamo 10 anni per ricomporre il grande mosaico naturale italiano che, una volta ricostruito, manterrà in sicurezza il nostro capitale naturale garantendo prosperità e salute per tutti noi. Nell’avvio della decade promossa dall’ONU alla restoration dei sistemi naturali, il WWF con la sua nuova campagna ReNature Italy lancia una sfida di un grande progetto di rigenerazione della natura del nostro Paese che sposa la visione ambiziosa su come dovremo trasformare l’Italia entro il 2030, a partire da oggi. 4 le parole chiave: connessione, ripristino, protezione e rewild, cioè il ritorno in natura di specie importanti.


ReNature Italy è la risposta concreta agli allarmi sulla perdita di biodiversità a livello globale e nazionale: 1 specie su 2 di vertebrati in Italia è minacciata d’estinzione, l’86% degli habitat europei è in cattivo stato di conservazione, perdiamo ogni giorno 16 ettari di territorio naturale sotto la pressione di cemento e degrado. Suolo fertile, ecosistemi con i loro servizi, piccoli e grandi habitat vengono trasformati e distrutti: centinaia di tessere naturali si perdono quotidianamente, e silenziosamente, in ogni angolo del paese, e si erodono poco per volta le connessioni vitali di un ecosistema sempre più fragile e il nostro capitale di natura. Per questo la prima richiesta alle istituzioni del WWF è quella di riportare al centro della politica il ruolo della natura, dedicando fondi significativi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) alla conservazione e ripristino della natura, cogliendo la sfida della Strategia Europea per la Biodiversità e avviando la Nuova Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 per recuperare la natura che abbiamo perso.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery