Living Planet Report 2008: Lo stato di salute del nostro Pianeta

Quest’anno non sarà ricordato solo per l’improvvisa recessione economica che ha sconvolto i mercati mondiali, ma anche per una recessione ecologica, forse meno evidente ma sicuramente più pericolosa per la futura sopravvivenza della nostra specie.
 Il Living Planet Report 2008 presentato dal WWF pochi giorni fa, offre una chiara analisi dello stato di salute del nostro Pianeta e ne mette in evidenza tutte le criticità.
Il dott. Gianfranco Bologna è il Direttore scientifico del WWF Italia.

Quali sono i risultati che presenta il Living Planet Report 2008?
“L’impatto dell’attività umana è così fortemente presente sul Pianeta che per la prima volta nella storia, una singola specie riesce ad influenzare i cambiamenti globali e quindi anche quelli climatici al pari dell’azione delle forze geologiche che hanno, da sempre, modificato la Terrai. Alcuni studiosi stanno proponendo di chiamare il periodo che va dalla rivoluzione industriale ad oggi Antropocene, proprio per sottolineare l’azione dell’uomo che con le sue attività incide ormai sempre in modo più  invasivo sugli equilibri dinamici presenti sulla Terra, compreso quelli del sistema climatico.
Il report di quest’ anno aggiunge un nuovo strumento di analisi che lo rende ancor più completo. Il nuovo indicatore dell’impronta idrica, affianca l’indice del pianeta vivente e l’impronta ecologica ed insieme riescono a fornire un quadro completo di come si sta evolvendo la nostra pressione sulle risorse della Terra. L’indice del pianeta vivente è l’indicatore che ci aiuta a misurare lo stato della biodiversità globale, rivelando una diminuzione negli ultimi 35 anni di circa il 30%, mettendo così in evidenza l’enorme impoverimento delle specie presenti (l’indice riguarda solo specie di animali vertebrati). L’analisi dell’impronta idrica, che indica il totale delle risorse idriche utilizzate per produrre beni e servizi, evidenzia ancor più un depauperamento di una risorsa che si sta utilizzando in maniera superiore rispetto alle sue capacità rigenerative . Oggi almeno 50 Paesi stanno affrontando crisi idriche più o meno accentuate. L’impronta ecologica  mostra invece la domanda dell’umanità sulla biosfera e l’impatto prodotto per l’utilizzodelle risorse e l’assorbimento dei materiali di rifiuto, ci segnala ancora una volta come l’umanità sia in debito verso il Pianeta, avendo già nel 2005 la domanda superato l’offerta del 30% . L’Italia oggi è al 24° posto nella classifica dei grandi divoratori del Pianeta,  mentre Stati uniti e Cina già nel 2005 utilizzavano ognuno il 21% della biocapacità globale.
Stiamo quindi consumando il 30% in più delle risorse che la Terra riesce a rigenerare. Continuando di questo passo entro metà del decennio 2030-2040 avremo bisogno dell’equivalente di due Pianeti per mantenere i nostri stili di vita. Con questi risultati siamo ben lontani anche dall’obiettivo che ci eravamo posti nella Convenzione sulla Biodiversità di una riduzione della perdita della biodiversità globale per il 2010”.

Si può conciliare la crescita economica senza intaccare in maniera così profonda l’equilibrio del nostro Pianeta?
“sicuramente è possibile anche se è necessaria una presa di coscienza da parte di tutti i governi, soprattutto dei Paesi più ricchi. L’accordo va cercato su scala mondiale, con una trattativa multilaterale che tenga conto dell’attuale conoscenza scientifica del problema. In base a questa bisogna fissare un parametro equo che permetta di abbassare l’impronta ecologica principalmente con la riduzione dei consumi delle risorse da parte dei Paesi ricchi e la renda sostenibile a quelli in via di sviluppo. Riuscirci non è impossibile e lo dimostrano i buoni risultati ottenuti in questo momento da Germania ed Inghilterra, che sono riuscite a ridurre, ad esempio, le loro emissioni di anidride carbonica ”.

Quali sono gli scenari futuri se non si prenderanno urgenti provvedimenti?
“tutti gli scenari che abbiamo, sia sui consumi energetici che quelli di tutti i maggiori indicatori di tipo ambientale, ci segnalano che questi sono i 20 anni più importanti per le scelte che faremo e che caratterizzeranno profondamente il nostro futuro e quello del Pianeta sul quale viviamo”.

Quali possono essere le azioni correttive?
“le azioni sono diverse ognuna specifica per un tipo di indicatore. Ad esempio per quella che è la sfida più importante, i cambiamenti climatici, il report mostra come un’insieme di azioni mirate al risparmio, all’efficienza, all’uso delle fonti rinnovabili e alle tecnologie a basse emissioni possa soddisfare la domanda di energia prevista per il 2050 con una riduzione in emissioni di CO2 dal 60 all’80%. Solo se riusciremo a mettere in atto questa inversione di tendenza potremo vivere entro i limiti del Pianeta, altrimenti la crescita del nostro credito ecologico ci obbligherà a intraprendere azioni ancor più coraggiose e radicali di quelli messe in atto per contenere l’attuale crisi economica”.


Fabrizio Zucchini
 
Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
Vota questo articolo
(0 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery