Hiroshige: Immagini del mondo fluttuante

Lo specchio è chiaro
e terso -
tra i fiori di neve
Bashō (1644-1694)

Giapponesi così semplici, che vivono nella natura come se loro stessi fossero dei fiori
Vincent Van Gogh (1853-1890)


Natura semplice e immediata, come i versi dello haiku, il componimento tradizionale giapponese di 17 sillabe. Una semplicità che, però, non deve trarre in inganno, perché in essa si nascondono inaccessibili profondità, intime risonanze che inutilmente ci sforzeremmo di comprendere usando i canoni della razionalità occidentale.

 

“Gufo su un acero sotto la luna piena”
1832-1833 ca.
silografia policroma
114x170 mm
Honolulu Academy of Arts, Gift of James A. Michener, 1981, HAA 18103
copyright Arthemisia


In un famoso saggio intitolato “Avere o essere?”, il sociologo tedesco Erich Fromm mette a confronto una poesia di un poeta inglese dell’800, Tennyson, ed uno haiku di uno dei massimi poeti giapponesi del XVII secolo, Bashō: alla vista di un fiore, Tennyson lo strappa con tutte le radici perché vuole “capire” il mistero della vita, Bashō si limita a contemplarlo. E’ in questa opposta attitudine che, secondo Fromm, risiede la differenza essenziale tra Occidente ed Oriente. Lo sguardo di Tennyson esprime la brama del possesso, dell’avere, della conoscenza che passa attraverso lo sradicamento delle forme viventi. Quello di Bashō si situa nel solco dell'essere. "Con 'essere' – scrive Fromm – intendo quell'atteggiamento esistenziale in cui non si ha nulla né si aspira ad avere alcunché, ma si è in una condizione di gioia, si usano le proprie facoltà in maniera creativa, si è tutt'uno con il mondo"[1].  

Come Bashō alla vita del nazuna che fiorisce accanto alla siepe, anche noi non possiamo fare a meno di provare un religioso stupore di fronte alle 200 opere di Utagawa Hiroshige, uno dei massimi esponenti dell’arte giapponese ukiyo-e, in mostra al Museo della fondazione Roma dal 13 marzo al 7 giugno 2009. “Hiroshige: il maestro della Natura” è il titolo della retrospettiva promossa dalla Fondazione Roma in collaborazione con Arthemisia e The International Hokusay Research Centre. Divisa in 5 sezioni tematiche, l’esposizione presenta opere provenienti dall’Honolulu Academy of Arts che, con oltre 3.000 esemplari, possiede la più grande raccolta di stampe policrome di Hiroshige.


“Gru, pino e sole nascente”
1852 ca.
silografia policroma
722x247 mm
Honolulu Academy of Arts, Gift of James A. Michener, 1984, HAA 19190
copyright Arthemisia



Ukiyo-e: immagini del mondo fluttuante
Hiroshige, nato a Edo (l’attuale Tokyo), nel 1797 da una famiglia di samurai al servizio dello shogun e morto nel 1858 durante un’epidemia di colera, è uno dei più grandi maestri dell’ ukiyo-e, “immagini del mondo fluttuante”, un genere di stampa artistica nata in Giappone nel XVII secolo.
“Contemplare gli spettacoli naturali della luna, della neve, della fioritura dei ciliegi e delle foglie di acero, il gusto di cantare canzoni, bere saké e provare piacere soltanto nel fluttuare lungo la corrente del fiume come un secco guscio di zucca”: così Asai Ryōi, nel suo ‘Racconti del mondo fluttuante’, descriveva il termine “ukiyo”. La parola ukiyo, di derivazione buddista, indica la caducità e il distacco dalle cose terrene. Temi ricorrenti di questa arte, infatti, sono il fluire delle cose,  il senso dell’impermanenza e lo struggimento che deriva da questa consapevolezza.


Il mondo della natura

Flebili, i crisantemi
si ergono,
dietro l’acqua
Bashō (1644-1694)


“Luna e oche selvatiche”
inizio 1830
silografia policroma
378x126 mm
Honolulu Academy of Arts, Gift of James A. Michener, 1991, HAA 22208
copyright Arthemisia



Il mormorio di un ruscello che crepita tra i sassi, peonie in fiore, cinguettii di uccelli sullo sfondo, paraventi di carta di riso, dietro ai quali fluttuano evanescenti ombre femminili in kimono, non dissimili dalle delicate figurine che popolano le stampe di Hiroshige. E’ il giardino tradizionale giapponese ad accogliere il visitatore all’inizio del percorso espositivo, preannunciando il tema della prima parte della mostra: il mondo della natura. Una natura, quella rappresentata da Hiroshige, dove non sembra esserci posto per il “dionisiaco” sconvolgimento delle passioni e degli elementi, ma solo per una visione alta e contemplativa. Questo non significa che sia una natura statica ed immobile. Al contrario. Lo sguardo del pittore è come i versi dello haiku: si posa sulle cose non per carpirne i segreti, ma per preservarne il mistero, la magia. I colori si dilatano sulla superficie della stampa fino a colpire tutti i nostri sensi. Ci sembra, infatti, di vedere il profumo del glicine e delle camelie e di udire i colori delle campanule, dei fiori della passione e di malvarosa, dei piccoli uccelli azzurri su rami di ciliegio. Sentiamo i brividi delle foglie d’acero al primo vento d’autunno e tocchiamo le ali vibranti di oche selvatiche in volo, con il collo allungato verso orizzonti lontani. Nei dipinti di Hiroshige c’è sempre un elemento in primo piano (un germoglio, una carpa che guizza nella corrente, un fiocco di neve), mentre il contorno sfuma delicatamente sullo sfondo, quasi a prefigurare il gusto fotografico per i dettagli e per la profondità di campo.  


Cartoline dalle province

Il mio paese:
benché sia piccolo,
i boschi sono miei.
Issa (1762-1826)


"Ciliegi in piena fioritura ad Arashiyama"
serie: Luoghi celebri di Kyoto
1834 ca.
silografia policroma
263x387 mm
Honolulu Academy of Arts, Gift of James A. Michener, 1976, HAA  16810
copyright Arthemisia



La seconda parte della mostra è dedicata ai luoghi ‘cult’ del nascente turismo giapponese. Nelle stampe del periodo Edo, infatti, diventa centrale il motivo del viaggio, che rappresenta il desiderio di evasione di un popolo costretto ad uno “splendido isolamento” dallo shogunato di Tokugawa [2]. Qui Hiroshige illustra luoghi di villeggiatura del Giappone diventati famosi per la loro particolarità e la bellezza del paesaggio, come i gorghi di Naruto o la riva del fiume Shijo. Non mancano divertenti scorci di mercato, dove la folla prende il sopravvento sulla natura, mostrando tutta l’eccitazione e la frenesia degli scambi mercantili.

La via per Kyoto
Un grande torii, il portale rosso vermiglio che indica l’ingresso al santuario scintoista, ci accoglie nella terza parte della mostra, quella dedicata alle due grandi strade che collegavano Edo, capitale amministrativa del Giappone, a Kyoto, la capitale imperiale: Tokaido, che corre lungo la costa, e Kisokaido, che attraversa l’entroterra.


"Nihonbashi. Corteo di vessilliferi [al seguito di un daimyo]"
serie: Cinquantatré stazioni di posta del Tokaido
1833-1834 ca.
silografia policroma
222x347 mm
Honolulu Academy of Arts, Gift of James A. Michener, 1955, HAA 13636
copyright Arthemisia


Hiroshige fa parte della delegazione dello Shogun inviata a scortare lungo la via del Tokaido i cavalli consacrati in dono all’imperatore. Da questa esperienza, alla quale non si sa con certezza se l’artista avesse partecipato, il pittore crea il suo capolavoro, ‘Le cinquantatré stazioni di posta del Tokaido’.



Nel cuore di Tokyo
Nel 1834, quando Hiroshige raggiunge il culmine della sua attività artistica, Edo è la più grande metropoli del mondo con un milione e mezzo di abitanti. L’espansione della città coincide con l’ascesa di nuovi ceti sociali: commercianti, artigiani, attori. Dal rapporto tra aristocrazia di spada e ceti cittadini nasce la nuova cultura popolare e protomoderna del Giappone, che contribuisce a diffondere i costumi di Edo in tutto il Paese. La sua massima espressione è il cosiddetto “mondo fluttuante” delle stampe ukiyo-e.

"Ohashi. Acquazzone ad Atake"
serie: Cento vedute di luoghi celebri di Edo
1857
silografia policroma
358x241 mm
Honolulu Academy of Arts, Gift of James A. Michener, 1991, HAA 22745
copyright Arthemisia

I suoi temi sono legati alla vita della metropoli, con i suoi scorci notturni, le sue strade affollate, i suoi teatri, le sue case di piacere. I soggetti preferiti sono le cortigiane, gli attori, i lottatori di sumo. Pensate per un pubblico di massa, le stampe ukiyo-e di epoca Edo, per lo più di piccole dimensioni, sembrano fatte apposta per decorare le pareti di un salotto, piuttosto che le sale di un grande museo.

L’eredità di Hiroshige: la fotografia e le Avanguardie
Con un salto in avanti di alcuni decenni, arriviamo alle prime sperimentazioni fotografiche della seconda metà dell’800, con autori come il giapponese Kusakabe Kinbei e l’italiano Adolfo Farsari, sui quali l’influsso del grande maestro giapponese appare evidente dal confronto tra le stampe originali e le cartoline d’epoca.


Kusakabe Kinbei
358 Wisteria
[Kameido, Tokyo]
stampa all’albumina dipinta a mano
260x199mm
1880 ca.
copyright Arthemisia


Queste ultime, infatti, sembrano mimare, nell’inquadratura, nei colori, nella scelta dei soggetti, i dipinti di Hiroshige, a dimostrazione del forte influsso che la sua arte ebbe sul nuovo mezzo di rappresentazione: la fotografia. Le stampe dei maestri giapponesi raggiunsero l’Europa quasi per caso, grazie agli intensi scambi commerciali con l’Olanda. I fogli dipinti, infatti, avvolgevano le delicate porcellane d’importazione che approdavano nei porti del Vecchio Continente.

L’opera di Hiroshige ebbe un forte influsso anche sulle Avanguardie pittoriche di fine 800, suscitando l’interesse di artisti come Monet, Degas, Gauguin e soprattutto Van Gogh, che nutriva una sconfinata ammirazione per il maestro giapponese, di cui riprodusse fedelmente molte stampe. Al museo del Corso sono esposte le riproduzioni di tre quadri dipinti dal pittore olandese e conservati al Van Gogh Museum di Amsterdam, da cui non possono essere spostati a causa delle precarie condizioni delle tele. Le tre riproduzioni – realizzate dalla RAI con una sofisticata tecnica digitale, sono “Ponte sotto la pioggia”, “Il giardino dei susini a Kameido” e “Piccolo pero in fiore”.
Questa comunione di “amorosi sensi” fra occidente e oriente non è tanto un’imitazione di modelli, quanto un sentire comune: ciò che del giapponismo attraeva impressionisti e post-impressionisti era soprattutto il valore simbolico della pittura e il sentimento religioso della natura.

Il Maestro della natura

Shono. Scroscio improvviso [stazione 46]
Serie: Cinquantatré stazioni di posta del Tokaido
1833-1834 ca.
silografia policroma
218x349 mm
Honolulu Academy of Arts, Gift of James A. Michener, 1978, HAA 17232
copyright Arthemisia




Nelle stampe di Hiroshige, l’uomo vive e respira all’unisono con la natura, sembra (con)fondersi con gli elementi climatici e con i cicli delle stagioni. Pioggia, vento, neve, tempeste sono presenti in quasi tutti i paesaggi, ma la loro forza non è mai distruttiva, è un’intima necessità delle cose che si stempera in una visione distaccata e priva di drammaticità. La pioggia, come punture di spillo, riga il paesaggio, la bruma avvolge le valli e il cammino fra le montagne, il mare dardeggia le coste e le insenature, il vento piega gli uomini come giunchi e sferza i fragili ponti di legno, sospesi tra due pendii come foglie secche impigliate fra i rami.

Kanbara. Neve di sera [stazione 16]
Serie: Cinquantatré stazioni di posta del Tokaido
1833-1834 ca.
silografia policroma
259x386 mm
Honolulu Academy of Arts, Gift of James A. Michener, 1971, HAA 15927
copyright Arthemisia


La neve, leggera e ovattata, copre tutto il Giappone: scende morbida sulla cima dei monti, incappuccia gli alberi, la punta del santuario di Benzaiten, il cappello a cono di paglia di un vecchio contadino. Eppure, l’arrivo di un temporale o una densa nevicata non sembrano mai sconvolgere la quiete e l’armonia del paesaggio. Il particolare rapporto dell’uomo con la natura, un leit motiv della cultura e del sentire giapponesi, rappresenta il senso del divino nella natura: fiori, animali, rocce, acque, sono rappresentati come esseri viventi.


La tecnica: Nishiki-e
In una piccola sala della mostra, fra ‘Le 53 stazioni di posta del Tokaido’ e le vedute urbane di Edo, scopriamo i segreti della tecnica usata da Hiroshige per realizzare le sue splendide stampe policrome. Le xilografie del maestro giapponese sono chiamate “nishiki-e”, ossia stampe-broccato, per indicare la preziosità e la raffinatezza della tecnica pittorica. Mentre un filmato in inglese, con sottotitoli in italiano, spiega la complessa procedura con cui nascono le “immagini del mondo fluttuante”, possiamo osservare in bacheca le riproduzioni degli utensili usati dall’artista e dallo stampatore: coltelli da intaglio, sgorbia, spazzola, pigmenti colorati (polvere di mica, bianco d’ostrica, gommagutta arancione).

Kameido. Il giardino dei susini
serie: Cento vedute di luoghi celebri di Edo
1857
silografia policroma
377x265 mm
Honolulu Academy of Arts, Gift of James A. Michener, 1991, HAA 24103
copyright Arthemisia


La creazione di una stampa nishiki-e è frutto di un complesso lavoro di squadra dove convergono, oltre alle qualità e alla fantasia dell’artista-disegnatore, anche l’abilità e la precisione dell’incisore e dello stampatore, che sulla base del disegno fatto dall’artista, intagliano una tavoletta di legno di ciliegio seguendo i contorni del disegno e fabbricano tante matrici quante sono le aree di colore volute dall’artista per la sua stampa. Dalla sovrapposizione di tutte le matrici di colore, riportate sul foglio di stampa una alla volta in modo da coincidere perfettamente con i bordi del disegno originale, nasce l’immagine-broccato. Uno degli strumenti più importanti di questa lavorazione è il baren, una spirale di cordicelle intrecciate a mano dall’artista e ricavate dalla corteccia di bambù, che serve per fissare il colore della matrice sul foglio di stampa.




Note:
[1] Fromm, Erich, “Avere o essere?” Arnoldo Mondadori editore (1977), pagg. 32-36.
[2] Nel Periodo Edo (1600-1868), il Giappone è dominato dalla stirpe di Ieyasu Tokugawa, nominato shogun nel 1603. I Tokugawa stabiliscono la sede dello shogunato a Edo, l'attuale Tokyo e unificano il Giappone, instaurando un sistema rigidamente centralizzato e di completo isolamento con il mondo esterno.  Per oltre due secoli, il Giappone interrompe ogni contatto con gli stranieri, anche per il timore della penetrazione del cristianesimo, permettendo solo a navi olandesi e cinesi di attraccare al porto di Nagasaki.


La mostra:
“Hiroshige. Il maestro della natura” (17 Marzo-7 Giugno)
Curatore: Gian Carlo Calza
Museo Fondazione Roma
Via del Corso 320 – Roma
Orari
Martedì - Domenica dalle 10,00 alle 20,00
L’ entrata è consentita fino alle ore 19,15

Lunedì chiuso

Aperture straordinarie nelle giornate di:
12 (domenica di Pasqua) e 13 aprile (lunedì dell’Angelo), 1 maggio e 2 giugno.
Per informazioni:
Tel. 06 – 6786209

http://www.museodelcorso.it/exhibitions_view.pl?k=43

Museo Fondazione Roma
http://www.museodelcorso.it/index.pl

Arthemisia
http://www.arthemisia.it/index.php?IDC=2&ID=137


Veronica Rocco

Ultima modifica il Martedì, 06 Marzo 2012 14:15
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