Eruzioni cutanee, insolite allergie o la riattivazione di virus latenti, rappresentano un rischio concreto a fronte di un deficit immunitario indotto da situazioni percepite dal corpo come di emergenza – sulla Terra le medesime patologie si manifestano quando si è sottoposti a stress. La contaminazione poi, appurata attraverso esami del sangue e delle urine, è un dato da inserire nell’equazione: virus ex dormienti, riabilitati dalle condizioni spaziali, atipiche, attaccano individui precedentemente sani, infettati attraverso il contatto o la semplice condivisione degli ambienti.
Il sistema immunitario è un’architettura complessa e relativamente stabile, in cui il malfunzionamento di una singola parte può esporre tutto il corpo a pericoli. Le condizioni di microgravità generano (per forza di cose) un ambiente inadatto alla vita umana, in cui a coloro che si adeguano sono imposti cambiamenti, anche biologici: l’equilibrio del sistema immunitario viene alterato dalla permanenza prolungata in orbita e lo stress a cui il fisico è sottoposto espone l’astronauta al rischio clinico. In particolare, gli studi si concentrano su apparati finora non considerati, per integrare i dati raccolti da analisi precedenti e offrire una panoramica completa sui meccanismi che determinano l’equilibrio del sistema immunitario, nello spazio come sulla Terra, con il fine ultimo di tutelare il benessere degli esseri umani. Sia che vivano qui o in orbita.