Copernicus protagonista di una conferenza internazionale all’Agenzia Spaziale Italiana

È il più ambizioso programma di osservazione della Terra mai sviluppato. Una volta operativo, il sistema di monitoraggio fornirà informazioni accurate, tempestive e facilmente accessibili per migliorare la gestione dell'ambiente, per comprendere e mitigare gli effetti del cambiamento climatico e garantire la sicurezza civile. È il programma spaziale Copernicus, battezzato così in onore del celebre astronomo che per primo scoprì che era la Terra a ruotare intorno al Sole.

Il progetto è coordinato e gestito dall’Unione Europea: la realizzazione è stata affidata all’Agenzia Spaziale Europea, e a livello industriale a Thales Alenia Space, con il contributo di Telespazio e e-Geos.

Copernicus è stato il protagonista di una conferenza internazionale che si è tenuta presso la sede dell’ASI e a cui ha preso parte anche il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini. Al centro del dibattito il potenziale contributo del programma spaziale alle politiche e alle azioni dell’UE in materia di ambiente, conservazione del patrimonio culturale, controllo delle frontiere e sorveglianza marittima, temi fondamentali per l’Europa e in particolare per i Paesi del bacino mediterraneo. “I dati di Sentinel-1, lanciato ad aprile - ha spiegato Ferdinando Nelli Feroci, Commissario europeo responsabile per l'Industria e l'Imprenditoria - potrebbero essere già utilizzati anche nell'ambito del programma Frontex per la gestione delle frontiere europee”. L'evento ha anche avuto l’obiettivo di promuovere il ruolo dello spazio, non solo come settore strategico per l’Europa, ma anche come fattore decisivo per l’economia. “Da Copernicus - ha detto Jean-Jacques Dordain, direttore generale dell’ESA - arriveranno importanti benefici sia economici che sociali”.

“Dall'osservazione della Terra - ha aggiunto, Roberto Battiston, presidente dell’ASI - possiamo ora creare ricchezza. I ritorni economici dallo Spazio sembrano impalpabili, eppure da piccoli miglioramenti nello studio dei dati potremmo arrivare a risparmiare fino a 800 miliardi di euro l’anno”.

 

di Chiara Di Mizio

Ultima modifica il Giovedì, 02 Ottobre 2014 09:59
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