How much will polar ice sheets add to sea level rise?
Over 99% of terrestrial ice is bound up in the ice sheets covering Antarctic and Greenland. Even partial melting of this ice due to climate change will significantly contribute to sea level rise. But how much exactly? For the first time ever, glaciologists, oceanographers, and climatologists from 13 countries have teamed up to make new projections. Their modelling efforts, involving CNRS and CEA researchers1, show that the Antarctic Ice Sheet may account for up to 30cm of sea level rise between 2015 and 2100. However, some scenarios alternatively suggest that the volume added to the ice sheet by snowfall will surpass what is lost through melting, partially offsetting the rise—by 7.8 cm at best. This wide range in estimates2 mainly reflects incomplete knowledge of melting that occurs on the bottom of ice shelves. But these floating glacial fringes, which can cover an area half the size of France, pen in the rest of the ice sheet. Were they to be lost, the new projections indicate that the ocean would rise several metres over 500 years.
Over the same 2015–2100 period, the Greenland Ice Sheet would contribute an additional 1.5to14 cm, depending on the level of our greenhouse gas emissions. These findings have been discussed in a spate of scientific articles, including five published in The Cryosphere on 17 September 2020. To refine their predictions, scientists are turning to a new generation of climate models that directly integrate data on the cryosphere, in addition to atmospheric, oceanic, and biogeochemical inputs.
Covid-19: prevedere il decorso analizzando il sangue
Le molteplici possibilità che il sistema immunitario intervenga a difesa dell’organismo contro il virus coinvolgono sia la risposta innata che quella adattativa, entrambe con le loro componenti umorali e cellulari. Un nuovo studio diretto dal King’s College London e dal Francis Crick Institute di Londra con la partecipazione dell’Istituto di biologia e patologia molecolari del Cnr, pubblicato su Nature Medicine, mette a disposizione un approccio ad interim per prevedere il decorso della malattia
L’infezione da virus Sars-Cov-2 può essere asintomatica, oppure causare la malattia denominata Covid-19, le cui manifestazioni cliniche sono estremamente eterogenee: da una patologia respiratoria lieve a un quadro clinico grave, in alcuni casi fatale. Analizzando il sangue dei pazienti si possono però ottenere previsioni sul decorso della malattia. Lo studio “Covid-Ip”, condotto da un team internazionale guidato da Adrian Hayday del King’s College London e del Francis Crick Institute di Londra con la partecipazione di Francesca Di Rosa dell’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Ibpm), pubblicato su Nature Medicine, ha identificato alcune alterazioni immunologiche che potranno essere sfruttate per identificare mediante un esame del sangue i pazienti destinati ad aggravarsi.
Nel 2024 il Politecnico di Milano torna nello spazio con ESA
Protagonista nella prima missione spaziale per difendere la Terra dagli asteroidi
Dopo aver partecipato alla Missione Rosetta, nel 2024 il Politecnico di Milano torna a volare nello spazio profondo. Per quella data l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ha previsto il lancio della sonda spaziale Hera verso l’asteroide binario Didymos, il più piccolo corpo celeste oggetto di una missione spaziale, un asteroide di circa 780 metri di diametro, con la sua piccola luna Dimorphos, di circa 160 metri. Arrivata a destinazione, Hera rilascerà due CubeSat, piccoli satelliti delle dimensioni di una scatola di scarpe. Il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico è stato appena selezionato per partecipare alla missione con un ruolo da protagonista, il team guidato dal prof Francesco Topputo sarà infatti responsabile della progettazione della traiettoria e del sistema di guida, navigazione e controllo del secondo CubeSat “Milani”, dedicato ad Andrea Milani, professore di Meccanica orbitale all’Università di Pisa, venuto a mancare nel 2018.
Fabiana ramulosa: una pianta contro l’antibiotico-resistenza
Un team multidisciplinare della Sapienza ha individuato in una molecola dell’arbusto originario delle pendici montuose del Cile e dell'Argentina un alleato naturale contro la resistenza agli antibiotici. L’azione antimicrobica della pianta è stata scoperta utilizzando approcci bioinformatici e screening biologici. I risultati del lavoro sono pubblicati sulla rivista Journal of Antimicrobial Chemotherapy
La resistenza agli antibiotici, o antibiotico-resistenza, è un meccanismo che deriva dal naturale sistema di difesa dei batteri nei confronti degli agenti esterni. A livello molecolare si tratta di un processo che normalmente avviene in pochi microrganismi di una popolazione batterica. Tuttavia, quando la popolazione è esposta agli antibiotici, i batteri resistenti per continuare a sopravvivere e a proliferare diffondono velocemente questa capacità a batteri diversi presenti nello stesso ecosistema.
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