Mercoledì, 04 Novembre 2020


Il presidente dell'Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi, e' stato ospite negli Nsl Studios per partecipare a un dibattito sull'emergenza sanitaria che stiamo vivendo, insieme a Monica Lozzi, presidente del Municipio Roma VII, e Fabio Silo, ceo di Affidea Italia. Sanita' pubblica e privata, il ruolo dei medici di base e le proposte per cercare di fronteggiare questa grave pandemia sono stati i temi trattati.

"Stiamo vivendo una situazione particolare- ha detto Magi- Si sono mischiate le carte durante l'estate, ora abbiamo tanti positivi al Covid, fortunatamente molti sono asintomatici, mentre una parte ha bisogno di assistenza sanitaria e fortunatamente i numeri di terapia intensiva sono abbastanza bassi a Roma e siamo ottimisti sotto questo aspetto. Sicuramente abbiamo un problema per quanto riguarda l'assistenza a livello del territorio, perche' molti pazienti possono essere seguiti nei loro domicili o in strutture quali alberghi che in questo momento sono chiusi e nelle stanze possono essere assistiti per decongestionare i reparti ospedalieri sotto pressione".

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Una ricerca di Milano-Bicocca formula una nuova ipotesi sulla relazione tra ritmo e dislessia. Lo studio di Milano-Bicocca, realizzato in collaborazione con l'Istituto Besta, è stato pubblicato su Scientific Report.

Milano, 4 novembre 2020 – Alle origini della dislessia ci sarebbe una difficoltà a elaborare il ritmo. Già vari ricercatori si erano accorti che il ritmo ha un ruolo nella dislessia, ma ora sono stati analizzati i motivi. La risposta che emerge dallo studio coordinato dall'Università di Milano-Bicocca è che il ritmo ci permette di prevedere il futuro immediato (circa mezzo secondo) e quindi di prepararci ad agire al momento giusto, requisito fondamentale per leggere fluentemente.

La ricerca, dal titolo "Timing anticipationin adults and children with Developmental Dyslexia: evidence of an inefficient mechanism", è stata coordinata da Maria Teresa Guasti, docente di glottologia e linguistica e da Natale Stucchi, docente di psicologia generale, entrambi del Dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca, in collaborazione con l'Istituto neurologico Besta e con la dottoressa Elena Pagliarini, già dottoranda Bicocca e ora ricercatrice presso l'Università di Padova.

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Il melanoma è un tumore che colpisce la pelle o cute, l’organo che riveste completamente il nostro corpo. Tra tutti i tipi di tumori della pelle, è quello meno diffuso ma anche il più pericoloso perché può crescere velocemente e invadere anche i tessuti circostanti: l’incidenza è in continua crescita ed è addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni, soprattutto in età giovanile. Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Evelyn Jasmin Paternò, specialista in Dermatologia e Venereologia presso i Poliambulatori Specialistici San Raffaele Termini e Tuscolana, di parlarci del melanoma, per spiegarci come prevenirlo e anche quali sono i segnali che possono aiutare a identificarlo.

 “Il melanoma è un tumore che deriva dai melanociti, le cellule che producono la melanina. Nell’85% dei casi insorge sulla cute, mentre nella restante percentuale interessa le sedi extracutanee (apparato oculare, leptomeningi, pleura, mediastino, apparato digerente, peritoneo, tendini e aponevrosi). Il 75-80% del melanoma cutaneo insorge su cute sana, mentre la rimanente parte, si sviluppa su un neo preesistente o su lesione precancerosa (Armstrong and Kricker, 1994).

 Secondo la classificazione di Clark (1967), modificata da Reed nel 1976 suddividiamo il melanoma in 4 varianti principali:

Melanoma a diffusione superficiale - è la forma più frequente, rappresentando il 60-70% di tutti i melanomi in pazienti caucasici;
Melanoma nodulare - rappresenta il 10% dei melanomi. Appare clinicamente come una lesione papulo-nodulare di colorito marrone-nerastro o anche parzialmente ipopigmentata, che talvolta si può ulcerare;
Lentigo Maligna Melanoma (LMM) - rappresenta il 10% dei melanomi ed insorge in pazienti dalla pelle bianca, tipicamente anziani in sedi foto esposte, come il viso ed il collo;
Melanoma acrale lentigginoso - è la forma più frequente in pazienti di origine asiatica (45-50%), mentre rappresenta il 5% delle forme in pazienti dalla pelle bianca ed è distinto, a seconda della sede, in palmare, plantare, subungueale e auricolare. Si manifesta clinicamente in varia maniera, da macchie lentigginose di colore marrone-nerastro a noduli iperpigmentati con ulcerazione”.

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L’Università di Pisa partner dello studio sull'Antro del Corchia in Toscana pubblicato sulla rivista Nature Communications


C’è un nuovo termometro per misurare e studiare le temperature e il clima passato del nostro pianeta. Si tratta del magnesio contenuto in particolari concrezioni, dette speleotemi, che si formano lentamente all’interno di piccoli laghi o pozze dentro le grotte. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e realizzato da un team internazionale guidato dai professori Giovanni Zanchetta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e Russell Drysdale dell’Università di Melbourne. Alla ricerca hanno inoltre collaborato per parte italiana l’Istituto di Geoscienze e Georisorse CNR e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Pisa.

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