Vulvodinia, dolore e sessualita': quando la coppia e' a rischio

Omceo 07 Feb 2018
 
Provare dolore durante i rapporti sessuali e' un'esperienza che accomuna un numero considerevole di donne, donne che fino a non molto tempo fa non avrebbero potuto nemmeno dare un nome al proprio problema, tanto erano scarse le conoscenze e gli sforzi in materia. È solo negli ultimi venti anni che la comunita' medica ha iniziato ad affrontare il tema del dolore vulvare, a studiarlo e a cercare di capirlo, nonostante interessi una percentuale di donne che si arriva a stimare intorno al 10-15%. "La vulvodinia- spiega la dottoressa Elisa Sipio, ginecologa del Centro Medico Santagostino- e' una patologia nuova (nel senso della sua diagnosi e studio), ma nonostante i grandi passi fatti negli ultimi tempi, le donne che convivono con questo fastidioso sintomo spesso si scontrano con diverse difficolta' nell'affrontare l'argomento con il proprio medico, tra cui l'imbarazzo, la difficolta' del medico stesso nel trattare temi legati alla sessualita', la paura di non essere 'normali' o di apparire 'strane'. Tutto cio' fa si' che la vulvodinia resti ancora oggi un problema sottostimato, poco indagato, e che spesso giunge all'attenzione di un medico preparato per affrontarla con notevole ritardo rispetto alla sua insorgenza".

Vediamo di cosa si tratta. Innanzitutto non tutte le situazioni in cui vi e' dolore vulvare rientrano in questa casistica, si puo' infatti sperimentare dolore vulvare a causa di infezioni, di problemi dermatologici, neurologici, oncologici, ormonali o traumatici. Quando il dolore non e' riconducibile ad una causa specifica ed e' presente da piu' di 3 mesi, si parla allora di vulvodinia. Cio' non esclude comunque la presenza di una delle altre condizioni sopra nominate, che possono affiancarsi a quest'ultima. Alcune donne sperimentano dolore spontaneo, senza eventi scatenanti. Piu' frequente e' il caso invece del dolore provocato dal tentativo di rapporto sessuale penetrativo. "È stato dimostrato- spiega la dottoressa Sipio- come la percezione del dolore che si protrae a lungo genera dei meccanismi a livello del sistema nervoso che rendono 'centrale' il dolore, cioe' che rendono la percezione del dolore indipendente dalla presenza o meno dello stimolo doloroso. Questo ci insegna che non e' corretto pensare che il dolore sia generato dalla mente, come spesso le pazienti affette da vulvodinia si sentono impropriamente dire, bensi' e' la mente ad essere influenzata e 'modellata' dall'esperienza del dolore cronico.

Spesso infatti nel giro di poco tempo il problema diventa ben piu' vasto della semplice presenza del dolore, arrivando a modificare la quotidianita' e a rendere piu' o meno 'reattiva' la persona, provata dalla lunga sopportazione e convivenza con il dolore". Sebbene la vulvodinia abbia un notevole impatto sulla qualita' della vita a 360 gradi, modificando il comportamento, le abitudini, le relazioni e l'emotivita' della donna, la sfera sessuale e' quella che risente maggiormente di questa problematica. "Sovente- spiega la dottoressa Sipio- la donna arriva a mettere in atto strategie di evitamento anche nei confronti della sessualita' non penetrativa, allontanando il partner o evitando le occasioni di intimita'. Cio' genera a sua volta disagio nel partner, che vede le proprie attenzioni rifiutate, che spesso non capisce cosa provi la propria compagna e non sa come aiutarla. Assistere impotente alla sofferenza della propria partner talvolta induce nell'uomo delle vere e proprie disfunzioni della sfera sessuale come il calo del desiderio o il deficit erettile, disfunzioni di cui nessuno si preoccupa poiche' il medico il piu' delle volte cerca di curare la propria paziente, senza considerare cio' che accade al partner".

Per questo e' necessario affrontare in modo ampio la situazione nella sua complessita'. "Si tratta- prosegue Sipio- di una sindrome che in ogni donna riconosce meccanismi e cause diverse e diversamente curabili, le terapie quindi devono essere personalizzate. Frequentemente ci si avvale dell'uso di farmaci, per bocca o per via locale, di integratori o di prodotti emollienti, si interviene sulle abitudini quotidiane che possono irritare o influenzare la percezione del dolore, come i prodotti usati per l'igiene o l'abbigliamento".

"Soprattutto- aggiunge Sipio- e' utile che, oltre al ginecologo esperto, la donna che ha una diagnosi di vulvodinia possa affidarsi a un'equipe multidisciplinare, che comprenda diverse figure professionali. Fondamentale la presenza di professionisti dedicati alla terapia fisica, come la TENS antalgica e la riabilitazione del pavimento pelvico, per agire sulla componente muscolare del dolore e insegnare alla donna ad avere il controllo del proprio corpo; importantissima inoltre la consulenza sessuale, che aiuti la donna o la coppia a fare chiarezza sul problema, ridefinire i problemi e trovare insieme stili di vita soddisfacenti; infine estremamente utile la psicoterapia, ovvero un percorso che sostenga la donna nel momento di difficolta' in cui si trova, aiutandola, tra le altre cose, a ridurre l'impatto del dolore sulla sua vita, a gestire l'ansia e l'aggressivita', a modificare la risposta al dolore, e che sostenga anche il partner per ridurre la conflittualita' nella coppia e favorire strategie di comunicazione e di adattamento piu' efficaci".
 
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