“La scuola – ricorda Biasci – non solo garantisce la didattica, ma è anche ambito di apprendimento della socialità e della convivenza, luogo dove con bambini e adolescenti devono lavorare in sicurezza educatori, insegnanti e personale. Dobbiamo fare in modo che questo equilibrio possa essere solido e sostenibile, evitando nuovi lockdown o comunque svuotamenti delle classi per contagi incontrollati”.
“Un ruolo centrale – dichiara Biasci – nell’interruzione di una potenziale catena di contagio lo ha, in età pediatrica, l’approccio dei piccoli gruppi. Se infatti i bambini sono assortiti sempre nella stessa composizione e con gli stessi operatori responsabili, la sorveglianza diventa uno strumento immediato per bloccare i contagi all’interno dello stesso istituto. Crediamo pertanto che applicare questo modello ai bambini dell’asilo e della materna ci permetta di isolare tempestivamente il caso Covid-19 positivo, allertando le famiglie e gli operatori che con quella persona sono entrati in contatto ed evitando il coinvolgimento di altri bambini o personale scolastico”.
“Nella nostra proposta di strategie assistenziali ed organizzative per l’anno scolastico 2020-2021 – prosegue Biasci – abbiamo indicato dei prerequisiti perché le lezioni riprendano in sicurezza. Tutti gli alunni devono essere in regola con il calendario vaccinale ed è raccomandato che, a partire dai 6 mesi di vita, siano sottoposti a vaccinazione contro l’influenza stagionale. Sarebbero opportuni alcuni requisiti strutturali: ampiezza dei locali rispetto al numero di bambini e adeguata aerazione, arredi e giochi idonei dal punto di vista igienico, adeguata sanificazione con procedure codificate e verificate con regolarità. È necessario che, prima dell’inizio dell’anno scolastico e con cadenza periodica, ogni struttura scolastica predisponga momenti formativi per il personale che includano le procedure nazionali e regionali e quelle organizzative interne ad ogni istituto, per la gestione dei casi sospetti di Covid-19, ma anche il corretto uso di guanti e mascherine”.
“In questo quadro – prosegue Biasci – dobbiamo pertanto pensare alla sorveglianza non solo dei bambini e dei ragazzi che frequentano la scuola, ma anche del personale e delle famiglie. In caso si rilevi un sospetto di Covid-19 si devono infatti attivare le procedure di verifica attraverso una comunicazione tempestiva ai medici curanti (Pediatra di Libera Scelta e Medico di Medicina Generale) per gli accertamenti del caso. Nel frattempo si deve procedere all’immediato allontanamento del bambino o dell’operatore scolastico e alla messa in quarantena di tutti contatti avvenuti a scuola, in attesa dell’esito del tampone. Come pediatri di famiglia sottolineiamo che è fondamentale che il risultato pervenga al curante entro 24/48 dalla richiesta”.
“È necessario fare assoluta chiarezza – sottolinea Biasci – sulla necessità del certificato per il rientro in ambiente scolastico, dopo un’assenza per malattia, quale essa sia, eliminando le differenze tra le Regioni che lo hanno abolito, perché di fatto inutile a diminuire rischi di contagio, rispetto a quelle che ancora lo prevedono. Qualora fosse richiesta ai Pediatri di Famiglia la certificazione per il rientro a scuola, tenuto conto anche delle implicazioni medico-legali che una dichiarazione di assenza di contagiosità comporta, tale adempimento dovrà essere previsto in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Va considerato che, sino al termine dell’emergenza sanitaria Covid-19, ogni bambino che sia stato assente per motivi sanitari con sintomatologia riferibile a caso sospetto di Covid-19 non potrà rientrare nella comunità scolastica senza essere stato sottoposto a un tampone naso-faringeo con esito negativo”.