Negli stadi più precoci, alcuni soggetti possono addirittura non manifestare alcun sintomo mentre altri possono non dare peso a disturbi come l’affaticamento o la dispnea. Nella maggior parte dei casi, però, la congestione di fluidi nei tessuti genera quelli che sono i principali sintomi dello scompenso: difficoltà respiratorie, affanno, gonfiore a livello di piedi e gambe, carenza di energia e spossatezza, sonno disturbato per la carenza d’aria. Ancora possono subentrare gonfiore addominale e perdita di appetito, tosse, aumento della minzione notturna, confusione, perdite di memoria quali conseguenze di una cattiva irrorazione del cervello.
Cruciale la diagnosi precoce che potrebbe rallentare se non addirittura prevenire la patologia. I progressi compiuti negli ultimi anni permettono infatti di intervenire con efficacia, migliorando la sopravvivenza. Per prima cosa è importante rivolgersi ad uno specialista che analizzerà l'anamnesi e lo stile di vita del paziente e sottoporsi ad un ecocardiogramma, successivamente, mediante approfondimenti clinico-strumentali, potrà essere definita la causa.
In seguito alla diagnosi il paziente potrà iniziare un percorso terapeutico che prevede, in primis, un cambiamento dello stile di vita (come ad esempio smettere di fumare, praticare dell’esercizio fisico leggero, diminuire l’assunzione di sale e altri cambiamenti simili nella dieta), nell’assunzione di farmaci (ACE-inibitori, beta-bloccanti, antagonisti della neprilisina e inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio) e talvolta, nell’utilizzo di dispositivi o nella pratica di interventi chirurgici (pacemaker, defibrillatori, bi ventricolari).