Ma la sorpresa è stata che inglobato nel mastice di uno dei falcetti è stato trovato il polline di una pianta del genere Oenanthe. “Si tratta di specie acquatiche che hanno la particolarità di contenere sostanze neurotossiche, simili alla cicutossina della Cicuta virosa. Queste piante, a lungo utilizzate a scopo medicinale in Asia, se consumate fresche ed in piccole quantità, possono produrre uno stato mentale simile all'ubriachezza, ma anche provocare nausea, vomito e convulsioni” afferma Daniele Arobba, palinologo del Museo Archeologico del Finale che ha collaborato nel progetto.
“Sebbene sia possibile che il polline possa essersi infiltrato successivamente all’abbandono dei manufatti nelle acque del lago è possibile pensare che i falcetti, o almeno uno dei essi, oltre a tagliare i cereali, fosse utilizzato per raccogliere occasionalmente altre piante per uso medico-terapeutico o stupefacente”, spiega Niccolò Mazzucco ricercatore Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, rientrato in Italia dopo oltre dieci anni all’estero grazie al programma ‘Rita Levi Montalcini’ del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
“Non dimentichiamo del resto – continua Mazzucco - che in questo stesso sito sono state trovate le capsule d’oppio domestico più antiche d’Europa”.
Il villaggio sommerso La Marmotta continua così ad arricchire con nuovi particolari il racconto dell’arrivo delle prime popolazioni di agricoltori e pastori in Italia ed in Europa, circa 7500 anni fa. Grazie all’eccezionale conservazione dei manufatti e, soprattutto, dei reperti organici, il sito contiene infatti reperti molto rari, tra cui cinque piroghe in legno, resti di cibo, frammenti di cesti, intrecci in fibre vegetali e strumenti lignei di natura diversa. Tra questi, ben 52 falcetti in legno, tra i più antichi ed i meglio conservati d’Europa. Si tratta dei primi strumenti utilizzati per la raccolta dei cereali in Italia e di cui grazie a questo studio si conoscono adesso più in dettaglio fattura ed uso.