Ambiente (596)
Vicino Firenze scoperto il primo caso in Italia di naturalizzazione di "edera velenosa"
19 Dic 2022 Scritto da Università di Pisa
Il ritrovamento, documentato in uno studio sulla rivista Italian Botanist, è opera di un team di botanici dell’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa
Un team di botanici dell’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa ha scoperto il primo caso in Italia di naturalizzazione della cosiddetta "edera velenosa" (Toxicodendron radicans), una specie aliena originaria del Nord America e di alcune parti della Cina. Il ritrovamento di una grossa popolazione completamente spontaneizzata è avvenuto in località Sassi Neri a Impruneta (Firenze) ad opera di Giovanni Astuti, Francesco Roma-Marzio e Roberta Vangelisti. I tre ricercatori hanno documentato la scoperta in un articolo sulla rivista Italian Botanist, organo ufficiale della Società Botanica Italiana. I campioni raccolti sono stati inseriti nell’erbario del Museo botanico dell'Ateneo.
Plastica usa e getta, la classifica di Greenpeace Italia e Fatto Quotidiano boccia i supermercati italiani
13 Dic 2022 Scritto da Redazione
I supermercati italiani non hanno un piano concreto per fare a meno della plastica monouso, aumentare la vendita di prodotti con sistemi di riuso e ricarica e allontanarsi da un modello di business inquinante, basato sul massiccio impiego di imballaggi e contenitori progettati per diventare rifiuti. Lo rivela la classifica “Carrelli di Plastica” – redatta da Greenpeace e Il Fatto Quotidiano nell’ambito dell’omonima iniziativa editoriale congiunta, avviata per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inquinamento da plastica – in cui vengono rese pubbliche le valutazioni, relative al 2021, delle principali catene di supermercati italiani.
Si continua a costruire dove non si dovrebbe, si continua a ipotizzare condoni edilizi e non si approva in tempi rapidissimi una legge sul consumo di suolo.
La reiterata e irresponsabile gestione del territorio dell’isola, con l’accelerazione provocata dagli effetti del cambiamento climatico, è diventata una bomba innescata e pronta ad esplodere.
Quella di Ischia è una tragedia annunciata che ha cause e responsabilità precise. Suona come una grande ipocrisia piangere le vittime di questi giorni, quando si continua a costruire dove non si dovrebbe, si continua a strizzare l’occhio a possibili condoni edilizi e non si approva in tempi rapidissimi una legge sul consumo di suolo.
Purtroppo, la situazione dei sei Comuni dell’Isola è nota da tempo: le mappature delle aree a rischio sono ufficiali e pubbliche. Sulla base delle perimetrazioni del Piano di Assetto Idrogeologico, nel Comune di Ischia (il più grande dell’isola) si stima che quasi 3.700 persone vivano nelle aree con pericolosità di frana elevata o molto elevata. Nel Comune di Barano un terzo della popolazione vive in zone considerate a rischio frane elevato o molto elevato, percentuali sostanzialmente analoghe si registrano anche nel comune di Serra Fontana. Nel Comune di Forio si stima che oltre 1.150 persona vivano in zone a rischio elevato mentre sarebbero circa 900 quelle nelle zone ad alto rischio. Nel Comune di Lacco Ameno, il più piccolo dell’Isola, sarebbero oltre 550 i residenti nell’area a rischio molto elevato, mentre più di 400 quelli nell’area di rischio elevato.
CONTINUA LA CAMPAGNA DEL WWF “A NATALE METTICI IL CUORE”
Il video provocazione del WWF in occasione del venerdì di ‘corsa agli acquisti’ che offre sconti speciali: “La natura non è scontata. Questo Black Friday adotta una specie in via d’estinzione su adozioni.wwf.it”
Il Black Friday, giorno di sconti nato in America che segna l’inizio dello shopping natalizio, è vicino e tanti saldi stanno già piovendo su di noi a gran velocità. La sopravvivenza degli animali, però, non è scontata. Negli ultimi 50 anni il mondo è stato trasformato dall’esplosione del commercio globale, dei consumi e della crescita della popolazione umana, oltre che da un grandissimo incremento dell’urbanizzazione. Queste tendenze di fondo stanno portando al degrado della natura e al sovrasfruttamento delle risorse naturali ad un ritmo senza precedenti. Proprio in vista del Black Friday, il WWF lancia l’allarme attraverso un video che vuole smuovere le coscienze, e concentra l’attenzione sulla specie simbolo della fauna australiana: il koala.
Il 20 novembre alle ore 10 si chiuderà la campagna #ItaliaLiberadaOGM per promuovere la petizione europea #IchooseGmofree.
RACCOLTE GIÀ 400.000 FIRME, È POSSIBILE FIRMARE FINO AL 19 NOVEMBRE
Le 27 Associazioni contadine, del biologico, ambientaliste e della società civile riunite nel Coordinamento Italia libera da OGM rilanciano le loro richieste: i nuovi OGM rimangano regolamentati dalla direttiva 2001/18/CE e con un’etichettatura trasparente!
Il Coordinamento Italia libera da OGM – C.I.L.O. – composto da associazioni contadine, ambientaliste e della società civile – annuncia la chiusura della campagna #ItaliaLiberadaOGM per promuovere la petizione europea #IchooseGmofree il 20 novembre ore 10. La campagna ha mobilitato cittadini della UE con l’obiettivo di prevenire la deregolamentazione dei nuovi OGM.
In poco più di sei mesi sono state raccolte oltre 400.000 firme, un chiaro segnale della comune volontà dei cittadini italiani ed europei di mantenere anche per i nuovi OGM l’attuale regolamentazione prevista dalla Direttiva europea 2001/18 e la totale trasparenza in etichetta.
Nel 2020 la massa di tutti i manufatti realizzati dall’uomo ha superato la biomassa naturale. Torna la campagna "A Natale mettici il cuore" per proteggere la biodiversità.
Nel 1970 la Terra era abitata da 4 miliardi di persone. Oggi la popolazione umana globale è raddoppiata e sta per toccare gli 8 miliardi. Negli stessi 50 anni, come mostra l’ultimo Living Planet Report, l’abbondanza delle popolazioni selvatiche di vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) è invece crollata in media del 69%.
È codice rosso per la natura sul nostro Pianeta. Circa 1 milione di specie è a rischio estinzione e i tassi di scomparsa sono tra le 100 e le 1.000 volte più rapidi di quelli naturali.
Un altro dato sconvolgente mostra che nel 2020 la massa di tutti i manufatti artificiali realizzati dall’uomo ha superato la biomassa naturale, cioè la massa di tutti gli organismi viventi, dalle sequoie ai miliardi di microbi che vivono in ogni manciata di terreno, superando oltre mille miliardi di tonnellate.
Contaminazione da mercurio nel Golfo di Trieste: pubblicato studio UniTS e ASUGI
09 Nov 2022 Scritto da Università degli studi di Trieste
Contaminazione da mercurio nel Golfo di Trieste: pubblicato studio pilota di UniTS e ASUGI sui capelli dei residenti
La concentrazione di mercurio nei capelli dei residenti del Golfo di Trieste è al di sotto dei limiti consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: le tracce rilevate sono correlate alla quantità di pesce assunto con la dieta e sono in linea con i dati riportati in altre zone costiere, in Italia e nel mondo.
Sono i risultati di uno studio pilota appena pubblicato su Environmental Science Pollution Research International dall’Unità Clinico Operativa di Medicina del Lavoro, in collaborazione con ASUGI, e Mercurylab del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università degli Studi di Trieste. L’obiettivo era stimare l’esposizione cronica a mercurio nella popolazione in un’area storicamente a rischio.
Il Golfo di Trieste, infatti, è l'area costiera del Mar Mediterraneo maggiormente contaminata da mercurio a causa degli scarichi nel fiume Isonzo che per più di 500 anni hanno drenato l’attività estrattiva del cinabro del distretto minerario di Idrija (Slovenia Occidentale).
Gestione forestale: un’arma contro il cambiamento climatico
07 Nov 2022 Scritto da Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Cnr-Isafom)
Due studi dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isafom) pubblicati sulle riviste Science of the Total Environment e Agricultural and Forest Meteorology analizzano la capacità di sequestro e stoccaggio del carbonio in diversi scenari di gestione forestale e cambiamento climatico degli ecosistemi forestali in Europa. I risultati dell’indagine aiutano a comprendere gli effetti del cambiamento climatico in atto e il peso dell'impatto antropico sulle foreste.
Le foreste hanno la capacità di sequestrare carbonio atmosferico e di stoccarlo nella biomassa. Questa caratteristica è influenzata dal cambiamento climatico in atto. Un team internazionale guidato da Daniela Dalmonech, assegnista di ricerca del Laboratorio di modellistica forestale (Forest Modelling Lab) presso l’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isafom) di Perugia, cerca di fare luce sul possibile futuro delle foreste europee e sul ruolo della gestione forestale nel contrasto agli effetti del cambiamento climatico, analizzati con un approccio modellistico.
Uno studio condotto da due istituti di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia e altri partner internazionali, ha ricostruito le variazioni della copertura di ghiaccio marino sub-polare in risposta ai rapidi riscaldamenti climatici verificatisi durante l’ultima era glaciale. Il lavoro è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista americana PNAS
Uno studio condotto da due istituti di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche - Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Isac) e Istituto di scienze polari (Isp) - in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, l’Università di Padova e con diversi istituti internazionali (AWI, CIC, CSIC, PSI), ha ricostruito, ad alta risoluzione temporale, l’evoluzione della copertura di ghiaccio marino nella regione sub-polare compresa tra la Baia di Baffin e il Mare del Labrador, prendendo in esame una serie di oscillazioni repentine del clima avvenute tra 36 e 44 mila anni fa. La ricerca è pubblicata su Proceedings of the National Academy of Science (PNAS).
L'estate più calda mai registrata in Europa e il suo impatto drammatico sul sistema agricolo
Di fronte alla crisi climatica siamo spesso portati a considerarci impotenti e a demandare alle decisioni delle istituzioni e delle aziende. Invece ogni scelta che facciamo ha ripercussioni non solo dirette, ma anche indirette sulle emissioni totali di gas serra, orientando l’economia, e quindi può favorire la lotta al cambiamento climatico. Questo è particolarmente vero quando parliamo di abitudini di vita, a cominciare da quelle alimentari.
Il sistema alimentare rappresenta il 29% dell’impronta ecologica globale delle attività umane: il cibo infatti deve essere coltivato, raccolto, pescato, allevato e poi trasformato, trasportato, confezionato, distribuito, cucinato e spesso sprecato. In ognuno di questi passaggi consumiamo risorse e provochiamo emissioni di gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico. Il 23% delle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane deriva dall’agricoltura (incluse silvicoltura e altri usi del suolo) e oggi sono 5,3 i milioni di km2 di aree naturali convertite in terreni agricoli, corrispondenti a poco meno della superficie di tutta l’Europa continentale (esclusa la Russia). L’agricoltura intensiva inoltre compatta il suolo, aumenta l’erosione e riduce la quantità di materiale organico nel terreno. L’uso di fertilizzanti artificiali ha causato il raddoppiamento delle emissioni di protossido di azoto, un potente gas serra, negli ultimi 50 anni. Gli allevamenti intensivi da soli sono responsabili del 14,5% delle emissioni globali, paragonabili all’intero settore dei trasporti globale.