Ambiente (598)
La cottura dei cibi in acqua inquinata da PFAS contamina gli alimenti e aumenta i rischi per la salute: la ricerca di CNR-IRSA e Greenpeace Italia
10 Nov 2023 Scritto da Greenpeace
Diversi alimenti comunemente consumati sulle nostre tavole come pasta, riso, carote, patate e manzo, se cotti in acqua contaminata da PFAS (composti per- e poli-fluoroalchilici), possono diventare a loro volta una fonte di questi pericolosi inquinanti. Lo rivela un’indagine di laboratorio preliminare condotta da Greenpeace Italia e CNR-IRSA, secondo cui la presenza di PFAS negli alimenti cotti in acqua contaminata può essere decine di volte superiore rispetto agli alimenti crudi.
Negli esperimenti realizzati da Greenpeace Italia e CNR-IRSA sono stati lessate porzioni di pasta, riso, carote, patate e manzo in acqua contaminata da PFAS proveniente dal pozzo di una famiglia di Lonigo (Vicenza) che, per decenni e fino alla primavera 2023, ha usato quest’acqua come unica fonte. La storia della famiglia è stata raccontata da Greenpeace nei mesi scorsi.
Mosche d’alta quota, guardiane della biodiversità a rischio climatico
08 Nov 2023 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Un nuovo studio condotto dal Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin, in collaborazione col Museo di Zoologia dell’Università Sapienza, ha evidenziato come la diminuzione di mosche tachinidi per effetto del cambiamento climatico rappresenti un rischio per l’intero ecosistema delle aree montane. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista PNAS
Il cambiamento climatico ha un impatto particolarmente rilevante sulla biodiversità montana. Infatti, le specie di alta quota sono spesso specialiste, cioè capaci di vivere in una ristretta varietà di condizioni ambientali ( a volte estreme), e quindi sono anche molto sensibili ai cambiamenti climatici.
Le mosche tachinidi sono insetti parassitoidi che “sfruttano” altri insetti (specialmente bruchi) allo stadio larvale, mentre sono a vita libera e si nutrono di nettare da adulti.
“Negli ecosistemi montani – spiega Pierfilippo Cerretti, Direttore del Museo di Zoologia e autore senior dello studio - il loro ruolo è cruciale perché tengono sotto controllo le popolazioni di diversi insetti erbivori di cui sono parassiti. Alcune specie mostrano una preferenza per specifici ospiti, mentre altre sono largamente generaliste”.
A rischio oltre la metà delle specie di squali nel Mediterraneo, percentuale più alta rispetto al resto degli oceani
42 SPECIE DI SQUALI E RAZZE SONO A RISCHIO
Il WWF lancia un appello a tutti i paesi del Mediterraneo, affinchè mettano in atto le misure vincolanti emanate dalla Commissione Generale della FAO per la Pesca nel Mediterraneo e dalla CITES, recentemente adottate e che potrebbero migliorare la gestione della pesca e del commercio di squali e razze e aiutare il recupero delle 42 specie appartenenti a questo gruppo e ancora minacciate. Oltre la metà delle specie presenti nel Mediterraneo, infatti, sono a rischio: si tratta della percentuale più alta rispetto al resto degli oceani.
In occasione dello Shark Awareness Day (giornata mondiale dedicata allo squalo, il 14 luglio) il WWF ricorda come, in un Mediterraneo surriscaldato, popolazioni sane di squali e razze svolgano anche un ruolo ‘insospettabile’ e importante nel mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici, aumentando con la loro presenza e attività il sequestro del carbonio e supportando la biodiversità marina.
Via la plastica dal packaging: dalla mosca soldato nera nascono gli eco-imballaggi per alimenti a base di chitosano e oli essenziali
03 Nov 2023 Scritto da Università di Pisa
Sono il risultato del progetto europeo PRIMA Fedkito coordinato dall’Università di Pisa; sperimentata anche l’aggiunta di biosensori per controllare la presenza di contaminanti
In spray, liquido, pellicola o in vaschette ecco gli eco-imballaggi a base di chitosano ricavato dall’esoscheletro di insetti come la mosca soldato nera. L’innovazione per ridurre l’uso della plastica nel packaging arriva dal progetto europeo PRIMA Fedkito appena giunto a conclusione e coordinato dalla professoressa Barbara Conti del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa.
La Malattia di Pierce, la Devastante Minaccia per le Viti, giunge in Europa
30 Ott 2023 Scritto da Veronica Rocco
La malattia di Pierce, nota anche come "malattia della vite di Pierce," è una delle minacce più temibili per le viti d'Europa. Questa devastante condizione ha guadagnato notorietà grazie all'opera pionieristica del fitopatologo americano Newton B. Pierce, che la identificò nel tardo XIX secolo.
L'Eredità di Newton B. Pierce
Newton B. Pierce, nato nel 1849, fu un appassionato ricercatore nel campo della fitopatologia. Durante la sua carriera presso l'United States Department of Agriculture (USDA) e successivamente presso l'Università della California, Riverside, Pierce dedicò il suo impegno a studiare le malattie delle piante e a trovare soluzioni per proteggere le coltivazioni agricole.
Durante il suo lavoro all'USDA, Pierce iniziò a indagare su una misteriosa malattia che stava colpendo le viti della California negli anni '80 del XIX secolo. Questa malattia causava un'ampia gamma di danni, tra cui appassimento delle foglie, ingiallimento, marciume delle radici e morte improvvisa delle viti. Questi sintomi avevano conseguenze gravi, portando a significative perdite nella produzione di uva e alla distruzione di vigneti.
Il webinar di #CAMBIAMOAGRICOLTURA lunedì 23 ottobre alle 18.00 sulla pagina Facebook
Il glifosato è davvero così innocuo come sembrano indicare le autorità europee?
Le risposte a questa domanda nel Webinar organizzato dalla Coalizione #CambiamoAgricoltura, lunedì 23 ottobre alle ore 18.00 in diretta sulla pagina Facebook. L’evento è organizzato con il contributo di Fondazione Cariplo nell’ambito del Progetto #CambiamoAgricoltura: Dal Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 alla Strategia UE “Farm to Fork”. Per maggiori informazioni: www.cambiamoagricoltura.it
Una ricerca condotta dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dal Club alpino italiano, con l’Istituto Pio XII di Misurina e l’Ospedale universitario di Parma, ha stabilito che i monoterpeni, componenti degli oli essenziali emessi dalle piante, possono migliorare le condizioni respiratorie dei bambini e degli adolescenti asmatici. Lo studio è pubblicato su Forests
La “terapia forestale”, oltre che avere effetti significativi sulla riduzione dei sintomi dell’ansia, può contribuire al miglioramento delle funzioni respiratorie di bambini e adolescenti affetti da asma e sottoposti alle terapie convenzionali. Lo dimostra una ricerca sperimentale realizzata presso il Lago di Misurina (Belluno) da un gruppo di ricerca dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe) e del Club alpino italiano (Cai), assieme a Istituto Pio XII di Misurina, e alle Università di Parma, Ferrara e Verona.
Uno studio congiunto dell’Università Statale di Milano e dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche, pubblicato su Animal Conservation, sancisce il ritorno del castoro europeo sul territorio italiano dopo 500 anni: un esempio di ritrovata biodiversità, che necessita di strumenti di monitoraggio per ridurre i possibili danni dovuti alle attività del castoro.
Le attività di reintroduzione e “rewilding” sono alcuni degli strumenti principali usati nel campo della biologia della conservazione per cercare di mitigare gli impatti dell’uomo sull’ambiente e riportare gli ecosistemi ad uno stato più naturale. Queste azioni possono talvolta comportare alcune sfide, in particolare quando le specie coinvolte sono grandi carnivori, grandi erbivori, o “ingegneri ecosistemici”, specie che con le loro attività possono modificare notevolmente gli habitat ed il paesaggio.
Dall’anidride carbonica all’etanolo: alla Statale di Milano si studiano metodi per diminuire la dipendenza dai combustibili fossili
10 Ott 2023 Scritto da Università degli studi di Milano
La ricerca dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università di Toronto, condotta con la collaborazione della Northwestern University di Chicago e il CNR di Milano, ha sviluppato metodi per trasformare l’anidride carbonica da scarto, prodotto dal settore dell’autotrasporto e in svariate attività industriali, a risorsa a basso impatto ambientale, impiegata come combustibile o come solvente e materia prima nell’industria. La pubblicazione su Cell - Joule.
Trasformare l’anidride carbonica da scarto a prodotto commerciale ad alto valore aggiunto e basso impatto ambientale tramite processi elettrocatalitici: è il risultato ottenuto da un gruppo di scienziati internazionali e appena pubblicato su Cell - Joule. Lo studio è stato coordinato da Ivan Grigioni, ricercatore di Chimica Fisica presso il Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Milano, assieme a Sungjin Park e a Tartela Alkayyali dell'Università di Toronto (Canada) e condotto in collaborazione con la Northwestern University di Chicago e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) con l’Istituto di scienze e tecnologie chimiche “Giulio Natta” (Cnr-Scitec) di Milano.
Una nuova minaccia per le tartarughe marine (Caretta caretta) nell’anno del record di nidificazioni in Toscana: le infezioni fungine che colpiscono uova ed embrioni
05 Ott 2023 Scritto da Università di Pisa
Lo studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Fungal Biology.
Identificati per la prima volta sulle coste toscane 32 tipi di microfunghi che mettono a rischio la sopravvivenza degli embrioni delle tartarughe marine (Caretta caretta). La scoperta documentata sulla rivista Fungal Biology è stata effettuata da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (DiSAAA-a) dell’Università di Pisa, assieme al personale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS) delle Regioni Lazio e Toscana e al responsabile scientifico dell’Associazione tartAmare.
La caratterizzazione molecolare dei microfunghi ha rivelato che si tratta di specie associate al genere Fusarium, note come patogeni delle piante, alcune delle quali mai ritrovate prima nelle uova di tartarughe marine. Questa particolarità, secondo i ricercatori, svela nuovi scenari sul parassitismo fungino, aprendo la possibilità che un microrganismo sia capace di infettare componenti sia del regno vegetale sia di quello animale.