Scienzaonline Anno 7° n. 80 Ottobre 2010
Scienzaonline Anno 7° n. 80 Ottobre 2010
Piccole galassie crescono. Inghiottendo idrogeno primordiale.
In che modo si sono sviluppate le prime galassie agli albori dell’Universo? E’ questa una delle domande più dibattute dell’astrofisica e della cosmologia contemporanea. Fino ad ora l’idea prevalente tra gli scienziati era che fossero drammatici e spettacolari scontri fra galassie a formare gli oggetti più massicci osservati, come ad esempio la nostra Via Lattea. Oggi però un lavoro pubblicato sull’ultimo numero della rivista Nature da parte di un team tutto italiano di ricercatori dell’INAF e dell’Università di Firenze propone un nuovo scenario: le prime galassie si sarebbero accresciute catturando enormi quantità di gas, essenzialmente idrogeno ed elio, presente in regioni di spazio vicine ad esse.
“Da qualche anno alcuni modelli teorici e osservazioni di galassie lontane hanno cominciato a suggerire che l’assorbimento continuo di gas potesse essere uno dei meccanismi principali che guida la formazione di nuove stelle nelle galassie più massicce dell’Universo primordiale” spiega Giovanni Cresci, dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri, primo autore dell’articolo. “Tuttavia mancava ancora l’osservazione diretta di questo gas all’interno delle galassie stesse: grazie agli innovativi e potenti strumenti del Very Large Telescope (VLT) ci siamo finalmente riusciti”.
Gli astronomi hanno utilizzato lo strumento SINFONI installato al telescopio VLT dello European Southern Observatory (ESO) in Cile, per studiare la composizione chimica del gas presente in tre galassie a disco, distanti oltre 12 miliardi di anni luce da noi e che quindi si erano già formate solo 2 miliardi di anni dopo il Big Bang. Il punto di forza di SINFONI è la sua capacità di fornire informazioni su come è distribuita la materia nelle galassie e, soprattutto, da cosa è composta. Questo ha permesso di studiare per la prima volta in galassie così distanti la variazione della composizione chimica del gas dal loro centro fin verso la periferia.
Crollo delle specie, picchi dell’impronta umana e se continuiamo cosi’ nel 2030 ci vorranno due pianeti
Il rapporto biennale WWF fotografa lo stato di salute del pianeta e indica le soluzioni per invertire subito la rotta L’ITALIA AL 29 POSTO IN CLASSIFICA: se tutti vivessero come noi servirebbero 2,8 pianeti
Una diminuzione del 30% dello stato di salute delle specie globali, con picchi fino al 60% nei Paesi tropicali e nelle nazioni più povere. Una pressione antropica sulla natura raddoppiata rispetto agli anni ’60, con una domanda di risorse naturali che richiede già oggi la capacità bioproduttiva di 1,5 pianeti e, se manteniamo l’attuale tendenza, addirittura di 2 pianeti nel 2030. Una crescita economica insostenibile nei Paesi ricchi con impatti sugli ecosistemi che ricadono più direttamente sulle popolazioni povere e vulnerabili. È il quadro che emerge dal Living Planet Report, il rapporto biennale realizzato dal WWF in collaborazione con la Zoological Society di Londra e il Global Footprint Network, che nell’Anno internazionale della biodiversità e a pochi giorni dall’apertura della Conferenza di Nagoya che dovrà decidere le nuove strategie per fermare il tasso di perdita della biodiversità al 2020, afferma energicamente la necessità di riconoscere il ruolo centrale della natura per la salute e il benessere dell’umanità includendo i servizi degli ecosistemi nei nuovi indicatori di sviluppo.
“La situazione sempre più grave in cui versano i sistemi naturali del pianeta a causa della nostra costante pressione dimostra chiaramente l’insostenibilità dei modelli economici sin qui perseguiti, basati su una crescita materiale e quantitativa continua – dichiara Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – Nella nuova economia eco-sostenibile, il pensiero economico deve comprendere l’attenzione per gli esseri umani e per i sistemi naturali del pianeta, tra di loro indissolubilmente legati. Riconoscere alla natura il suo valore per la salute stessa dell’uomo è uno degli imperativi che dovranno guidare le decisioni della Conferenza di Nagoya.”
Il Living Planet Report del WWF, presentato oggi in diretta mondiale webcast con la partecipazione della giornalista di AlJazeera Veronica Pedrosa, mette in relazione l’Impronta ecologica e l’Impronta idrica, misure della pressione antropica sulle risorse naturali della Terra, con l’Indice del Pianeta vivente, che misura lo stato di salute del pianeta attraverso i trend di quasi 8.000 popolazioni di oltre 2.500 specie di vertebrati, che sono alla base dei servizi naturali da cui dipendiamo.
Il WWF denuncia; “il disastro in Ungheria poteva essere evitato – le foto aeree scattate a giugno mostrano una falla nella diga di contenimento”
Il disastro di fango tossico in Ungheria poteva essere evitato
Kolontàr, Ungheria: Una fotografia aerea scattata in giugno mostra una diga danneggiata ed una chiara fuoriuscita dei fanghi da uno dei muri perimetrali della vasca di contenimento. "Questa nuova prova dello stato di degrado delle mura ed una significativa perdita più di tre mesi prima dell'incidente potrebbe essere causa principale per un’inchiesta urgente, non solo per questo disastro, ma per tutti i laghi di contenimento di fanghi tossici dell’Ungheria, "ha riferito Gábor Figeczky Direttore scientifico del WWF-Ungheria.
"Ciò indica trascuratezza ed un fallimento della regolamentazione vigente, come primo fattore di questo disastro ". La fotografia è stata scattata da una squadra della società InterSpect, che erano impegnati nelle foto di piscine di fango, di miniere a cielo aperto, e altre località potenzialmente pericolose, inerenti i siti industriali insalubri.
I rappresentanti del WWF hanno riferito alle aziende che lo stato del serbatoio di Kolontár era particolarmente preoccupante a causa della sua posizione vicino alle case ed alle popolazioni. "E’ chiaramente visibile nelle foto fatte nel mese di giugno 2010 che il fango fuoriesce da perdite che parte del muro di questo stagno era indebolito ", Figeczky ha detto. "In definitiva, il muro si è rotto in un altro luogo, ma quello che si può notare è un segnale molto chiaro della mancanza di controlli necessari e di attenzione lungo la sua intera lunghezza.
Arte cinese a Roma, giovinezza – eredita’ – amicizia – armonia
Presso l’Auditorium di Renzo Piano, nei giorni 9 e 10 Ottobre, i romani hanno avuto il piacere di ospitare una mostra dedicata alle arti cinesi, dal titolo Giovani Cinesi e Italiani: celebrazioni e spettacoli – Giovinezza, Eredità, Amicizia e Armonia, grazie ad un’iniziativa culturale voluta dal Ministero dell'Istruzione della Repubblica Popolare Cinese in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri d'Italia e il Ministero dell'Istruzione ,dell'Università e della Ricerca d'Italia - Host: Cina Ass. Istr. di Scambio Internaz. e UniItalia
Al suo interno si è subito accolti da un tripudio di colori che già da soli rendono un’idea di Armonia, ancor più rafforzata dal loro concetto di Arte non creata in base ad una scala gerarchica. L’Arte in Cina, infatti, è suddivisa nei vari indirizzi di espressione, tutti coesistenti secondo uno stesso livello di valore.
Sempre restando sul tema dell’Armonia, si è potuto assistere ad una lezione eccellente di armonia del corpo e delle sue complesse forze interne, che noi occidentali conosciamo poco, purtroppo. Un gruppo di ragazzi, infatti, ha dato spettacolo, alternandosi di volta in volta, nel mostrare come si possa spezzare un bastone di legno massiccio o una sbarra di ferro o addirittura due sbarre di ferro, colpendo opportunamente con un solo colpo secco una parte del proprio corpo o di un partner di scena. È tutto nella concentrazione, ci direbbero i maestri di yoga o di tai chi, ed infatti lo è ma bisogna allenare la stessa con costanza per tutta la vita, in verità. Non è un caso, appunto, se nella cultura orientale il culto del corpo e della ginnastica ha gli stessi diritti di ogni altra disciplina di studio, al punto da prevederne esami in ogni facoltà universitaria, esami determinanti dalla cui riuscita dipende addirittura l’esito finale di un percorso di studio.
Festival della Scienza – Orizzonti, Genova 29 ottobre – 7 novembre 2010
Sono mete sempre nuove, ignote e sfuggenti. Sono la metafora di un traguardo a cui puntare con tenacia e costanza. Sono lo stimolo per una ricerca che non può fermarsi alle conoscenze acquisite, ma deve e vuole avvicinarsi sempre più alla verità. Sono gli Orizzonti, i protagonisti del Festival della Scienza, la parola-chiave dell’edizione in programma a Genova dal 29 ottobre al 7 novembre 2010.
Per l’ottavo anno consecutivo, il grande evento trasforma il capoluogo ligure – con le sue piazze, i suoi palazzi, i suoi teatri – in una vera e propria cittadella della scienza: un luogo magico dove il pubblico incontra e ascolta i più autorevoli studiosi del panorama internazionale, visita mostre ed exhibit, tocca con mano gli ultimi risultati della ricerca in laboratori e installazioni, si diverte con spettacoli e rappresentazioni teatrali inedite.
Rehab all’italiana
Un convegno (Senigallia, 1-2 ottobre) e una ricerca sui trent’anni di trattamento residenziale alcologico, terapia nodale nella rete di recupero dall’abuso e dalla dipendenza
La riabilitazione alcologica in regime di residenzialità breve è una modalità di trattamento ormai discretamente diffusa in Italia ma ancora poco conosciuta e studiata. A tale scopo si terrà presso il Centro congressi Finis Africae di Senigallia (AN), i prossimi 1 e 2 ottobre, un convegno su ‘La Residenzialità alcologica: creatività nella cura e riabilitazione’, organizzato dall’Associazione Corral (Coordinamento delle riabilitazioni residenziali alcologiche) e dalla Casa di Cura Villa Silvia con il patrocinio di Regione Marche, Provincia di Ancona e Comune di Senigallia.
L’evento rappresenta un momento di confronto tra gli operatori delle residenzialità, gli esperti, gli altri servizi, le istituzioni, i media e la cittadinanza, volto a far sì che quest’opportunità terapeutica venga riconosciuta, a pieno titolo e con modalità di accesso condivise, tra le risorse presenti sul territorio per il percorso riabilitativo alcologico.
Interverranno tra gli altri il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, on. Carlo Giovanardi, e il Direttore del Dipartimento per le Politiche Antidroga, dott. Giovanni Serpelloni.