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An international scientific group with outstanding Valencian participation has managed to measure for the first time oscillations in the brightness of a neutron star –magnetar– during its most violent moments. In just a tenth of a second, the magnetar released energy equivalent to that produced by the Sun in 100,000 years. The observation has been carried out automatically, without human intervention, thanks to the Artificial Intelligence of a system developed at the Image Processing Laboratory (IPL) of the University of Valencia.

Among the neutron stars, objects that can contain half a million times the mass of the Earth in a diameter of about twenty kilometres, stands out a small group with the most intense magnetic field known: magnetars. These objects, of which only thirty are known, suffer violent eruptions that are still little known due to their unexpected nature and their duration of barely tenths of a second. Detecting them is a challenge for science and technology.

An international scientific team with outstanding participation from the University of Valencia has published recently in the journal Nature the study of the eruption of a magnetar in detail: they have managed to measure oscillations – pulses – in the brightness of the magnetar during its most violent moments. These episodes are a crucial component in understanding giant magnetar eruptions. It is a question long debated during the past 20 years that today has an answer, if there are high frequency oscillations in the magnetars.

The work has the contribution of six researchers from the University of Valencia and a high Spanish participation – 15 scientists out of a total of 41. “Even in an inactive state, magnetars can be one hundred thousand times more luminous than our Sun, but in the case of the flash that we have studied – the GRB2001415 – the energy that was released is equivalent to that which our Sun radiates in one hundred thousand years”, points out lead researcher Alberto J. Castro-Tirado, from the IAA-CSIC.

“The explosion of the magnetar, which lasted approximately a tenth of a second, was discovered on April 15, 2020 in the midst of the pandemic”, says Víctor Reglero, professor of Astronomy and Astrophysics at the UV, researcher at the Image Processing Laboratory (IPL), co-author of the article and one of the architects of ASIM, the instrument aboard the International Space Station that detected the eruption. “Since then we have developed very intense data analysis work, since it was a 10 ** 16 Gauss neutron star and located in another galaxy. A true cosmic monster!”, Remarks Reglero.

The scientific community thinks that eruptions in magnetars may be due to instabilities in their magnetosphere or to a kind of “earthquakes” produced in their crust, a rigid and elastic layer about a kilometre thick. “Regardless of the trigger, a type of waves is created in the star’s magnetosphere –the Alfvén– which are well known in the Sun and which interact with each other, dissipating energy”, explains Alberto J. Castro-Tirado.

Pubblicato in Scienceonline

 

B-cell chronic lymphocytic leukaemia (CLL) is associated with immunosuppression and patients are at increased clinical risk following SARS-CoV-2 infection. Covid-19 vaccines offer the potential for protection against severe infection but relatively little is known regarding the profile of the antibody response following first or second vaccination. We studied spike-specific antibody responses following first and/or second Covid-19 vaccination in 299 patients with CLL compared with healthy donors. 286 patients underwent extended interval (10-12 week) vaccination. 154 patients received the BNT162b2 mRNA vaccine and 145 patients received ChAdOx1.

Pubblicato in Scienceonline

 

Quando i bambini hanno troppa fretta di venire al mondo c’è il rischio che il loro organismo non sia ancora pronto per affrontare la vita. Come è successo a Lorenzo, che è nato con oltre 4 mesi di anticipo e che pesava meno di 400 grammi. La sua vita è iniziata in salita, e con diversi problemi legati alla sua estrema prematurità. Ma grazie all’intervento degli specialisti del Policlinico di Milano, e alla sua straordinaria voglia di vivere, ha potuto superare ogni ostacolo e abbracciare la sua mamma.

Elena era al settimo cielo quando ha saputo di aspettare un bambino. Poi, però, è accaduto l’imprevedibile: al quinto mese di gravidanza è dovuta correre all’ospedale della sua città, vicino a Milano, perché improvvisamente era iniziato il travaglio, ben 16 settimane prima del tempo. Quando è nato Lorenzo era piccolissimo, pesava solo 370 grammi. Una piuma. In effetti i bimbi che nascono con un peso inferiore a 1,5 chilogrammi vengono chiamati dai neonatologi proprio “bambini piuma”. Lorenzo non aveva nemmeno la forza di piangere perché i suoi polmoni non avevano avuto il tempo di formarsi. Il piccolo aveva iniziato anche a sviluppare una serie di complicazioni, tra cui una grave perforazione intestinale, legate al fatto che i suoi organi erano ancora molto immaturi: diventava quindi urgente trasferirlo al Policlinico di Milano, che con la sua Clinica Mangiagalli è il punto di riferimento per i casi complessi e delicati come quello di Lorenzo.

Pubblicato in Medicina

 

Despite the discovery of many dinosaur eggs and nests over the past 100 years, articulated in-ovo embryos are remarkably rare. Here we report an exceptionally preserved, articulated oviraptorid embryo inside an elongatoolithid egg, from the Late Cretaceous Hekou Formation of southern China. The head lies ventral to the body, with the feet on either side, and the back curled along the blunt pole of the egg, in a posture previously unrecognized in a non-avian dinosaur, but reminiscent of a late-stage modern bird embryo.

Comparison to other late-stage oviraptorid embryos suggests that prehatch oviraptorids developed avian-like postures late in incubation, which in modern birds are related to coordinated embryonic movements associated with tucking — a behavior controlled by the central nervous system, critical for hatching success. We propose that such pre-hatching behavior, previously considered unique to birds, may have originated among non-avian theropods, which can be further investigated with additional discoveries of embryo fossils.

Full article 

Pubblicato in Scienceonline

Un recente studio dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr ha dimostrato che la zona compresa tra il limite superiore del bosco e il limite inferiore dei ghiacciai e della copertura nevosa estiva mostra un tasso di riscaldamento superiore rispetto a quello dell’intera area alpina, con possibili conseguenze per i settori idroelettrico, ecologico e turistico. Lo studio, riferito al periodo 1990-2019, è pubblicato su Journal of Mountain Science

 L'ambiente periglaciale alpino è la zona compresa tra il limite superiore del bosco e il limite inferiore dei ghiacciai e della copertura nevosa estiva, dove il clima è dominato da una significativa variabilità della temperatura, sia diurna che stagionale, e la pioggia e la neve cadono principalmente in primavera e autunno.

Pubblicato in Ambiente


 

Grazie al telescopio orbitale Chandra della NASA, un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna e dell’INAF ha individuato per la prima volta due coppie di cavità, o bolle, formate nel gas caldo di un ammasso di galassie, generate forse dall’azione di due buchi neri supermassicci uniti in un’orbita ravvicinata. 
Potrebbero essere due buchi neri supermassicci uniti tra loro in un’orbita ravvicinata i responsabili di quattro enormi cavità, o bolle, osservate al centro di un ammasso di galassie da un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna e dell’INAF. Lo studio – pubblicato su The Astrophysical Journal Letters – nasce da una serie di osservazioni del Chandra X-ray Observatory, il telescopio orbitale della NASA per l'osservazione del cielo nei raggi X.
Gli ammassi di galassie sono le più grandi strutture connesse dalla forza di gravità presenti nell’universo. Sono formate da gruppi di centinaia o anche migliaia di singole galassie, insieme ad enormi quantità di gas caldo e invisibile materia oscura. In particolare, il gas caldo che pervade gli ammassi, la cui massa è di gran lunga superiore a quella delle galassie al loro interno, è ben visibile ai raggi X catturati da Chandra.

Pubblicato in Astrofisica


Un gruppo di ricercatori della Sapienza e dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con l’Istituto italiano di tecnologia (IIT), ha pubblicato sulla rivista iScience uno studio che fa luce su una nuova forma di RNA e sul suo coinvolgimento in malattie neurodegenerative come la Sclerosi laterale amiotrofica. Il lavoro è stato supportato dall’European Research Council e da Fondazione AriSLA
La Sclerosi laterale amiotrofica, nota come SLA, è una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni, le cellule neuronali responsabili dell’innervazione muscolare, la cui degenerazione porta alla paralisi progressiva, culminando in un’incapacità motoria e respiratoria.

Pubblicato in Medicina


Un gruppo di ricercatori degli istituti Cnr per la Ricerca e l’innovazione biomedica (Irib) e di Biochimica e biologia cellulare (Ibbc), insieme ai colleghi dell’European brain research institute (Ebri) e dell’Università di Catania, ha decifrato il “software”, ovvero l’insieme delle istruzioni, che regola il ricambio neuronale. I risultati sono pubblicati sulla rivista Cells.

Il ricambio neuronale è fondamentale per lo sviluppo, la conservazione e il rinnovamento del nostro sistema nervoso. Esso è finemente regolato da stimoli contrapposti, che possono sostenere la sopravvivenza dei neuroni o indurne l’apoptosi, un suicidio cellulare geneticamente programmato. La disfunzione dei meccanismi molecolari coinvolti nel ricambio neuronale è alla base di condizioni patologiche e può causare difetti dello sviluppo, tumori o malattie neurodegenerative.

Pubblicato in Medicina

 

Pubblicata su Nature la scoperta della prima sepoltura europea di una neonata mesolitica di 10.000 anni
La scoperta della prima sepoltura europea di una neonata mesolitica di 10.000 anni rivela una società di cacciatori-raccoglitori che teneva in particolare considerazione anche i suoi membri più giovani. La scoperta è avvenuta nel sito dell'Arma Veirana, in provincia di Savona (Liguria) ed è oggi pubblicata su Scientific Reports - Nature: "An infant burial from Arma Veirana in northwestern Italy provides insights into funerary practices and female personhood in early Mesolithic Europe".

Scavando in una grotta ligure del comune di Erli, nell’entroterra di Albenga, in provincia di Savona, un team internazionale di ricercatori ha scoperto la più antica sepoltura fino ad oggi mai documentata in Europa relativa a una neonata mesolitica risalente a 10.000 anni fa circa da oggi. La sepoltura ha restituito, insieme ai resti del piccolo corpo, un corredo formato da oltre 60 perline in conchiglie forate (Columbella rustica), quattro ciondoli, sempre forati, ricavati da frammenti di bivalvi (Glycimeris glycimeris) e un artiglio di gufo reale. La scoperta permette di indagare un eccezionale rito funerario della prima fase del Mesolitico, di cui sono note poche sepolture, che testimonia un trattamento apparentemente egualitario di un loro giovanissimo membro. La comprensione di come i nostri antenati trattassero i loro morti ha un enorme significato culturale e consente di indagare sia i loro aspetti comportamentali sia quelli ideologici.

Pubblicato in Paleontologia


Lo studio coordinato dall’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista New Phytologist ha analizzato oltre 8 milioni di dati relativi a 67.000 specie vegetali su scala globale


La distribuzione delle piante vascolari del nostro pianeta si divide in due grandi gruppi a partire dalla Laurasia e dal Gondwana, due antichi continenti risalenti a circa 250 milioni di anni fa. È questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista “New Phytologist” coordinato da Angelino Carta del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, in collaborazione con Lorenzo Peruzzi dello stesso Dipartimento e Santiago Ramírez-Barahona dell’Universidad Nacional Autónoma de México.

Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato oltre otto milioni di dati relativi alla distribuzione di 67.000 specie vegetali su scala globale. La divisione Laurasia-Gondwana, due antichi continenti che corrispondono oggi all’incirca alle terre del nostro emisfero settentrionale e meridionale, si rispecchia inoltre in alcune differenze fra i due grandi gruppi di piante. La flora settentrionale, costituita soprattutto da piante erbacee, è infatti a livello evolutivo più recente rispetto a quella meridionale costituita soprattutto piante legnose tropicali e in cui prevalgono linee evolutive più antiche.

Pubblicato in Geologia

Medicina

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