Tecnologia

Tecnologia (223)

 

Un metodo di fabbricazione ibrido sviluppato nell'ambito del progetto LasIonDef che combina la fabbricazione con laser e fasci di ioni per formare bit quantistici e interconnessioni ottiche nel diamante per il calcolo quantistico integrato e i sensori

 

 

Uno studio internazionale coordinato dall'Istituto di fotonica e nanotecnologie del Cnr, ha portato ad un metodo innovativo di fabbricazione di “bit quantistici” ad alte prestazioni destinati alla trasmissione di informazioni e alla sensoristica quantistica, basato su una combinazione di laser e fasci ionici nel diamante. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nano Letters, ha coinvolto numerosi giovani dottorandi aderenti al programma di formazione europeo “Marie Skłodowska-Curie”

Uno studio internazionale coordinato dall'Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifn) di Milano ha rivelato che un “difetto” del diamante – materiale da tempo indagato come base per la realizzazione dei futuri computer quantistici ad alte prestazioni- potrebbe renderlo particolarmente adatto all’impiego per lo sviluppo di bit quantistici, l’unità fondamentale dell'informazione in un computer quantistico.



Circa 700 milioni di persone nel mondo si trovano ancora a fronteggiare la scarsità di cibo. Per contrastare la crescente minaccia dovuta all'aumento demografico, alla riduzione dei terreni coltivabili e al deterioramento ambientale, emerge l'impellente necessità di sviluppare sistemi intelligenti di monitoraggio delle piante, al fine di assicurare una crescita sana delle colture. In un articolo di revisione pubblicato sulla rivista KeAi Wearable Electronics, un gruppo di ricercatori cinesi riassume i recenti progressi nei dispositivi sensori indossabili per sistemi di monitoraggio agricolo intelligenti.



Filtri basati sull'ossido di grafene, un nanomateriale in grado di rimuovere efficacemente contaminanti emergenti (EC) dall'acqua potabile

 


Sulla rivista Nature Water è descritta una nuova tecnologia basata sull’ossido di grafene e polisulfone, in grado di rimuovere efficacemente contaminanti emergenti dall’acqua potabile. Il risultato è stato messo a punto nell’ambito della collaborazione tra il Cnr-Isof e l’azienda MEDICA S.p.A.

Un’innovativa tecnologia di filtrazione dell’acqua basata sull’ossido di grafene, un nanomateriale in grado di rimuovere efficacemente contaminanti emergenti (EC) dall’acqua potabile: il risultato, descritto in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature Water, è frutto del lungo lavoro di collaborazione tra il Consiglio nazionale delle ricerche e l’azienda MEDICA S.p.A. finalizzata a integrare l’ossido di grafene (GO) in filtri per acqua a base di fibre capillari cave, per la cattura dei contaminanti.

 


Rappresentazione schematica del prototipo di sensore

 


Cnr-Nano e Università di Pisa hanno sviluppato un nuovo biosensore in grado di rilevare con precisione la proteina Spike di SARS-CoV-2 nei fluidi biologici, consentendo una rilevazione virale rapida. La ricerca è pubblicata sulla rivista Nanoscale


Un team di ricerca congiunto, coordinato dall'Istituto nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nano) e dall’Università di Pisa (Dipartimento di Farmacia), in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia e la Scuola Normale Superiore, ha sviluppato un biosensore di nuova generazione in grado di rilevare con precisione le proteine dei virus, tra cui la proteina Spike di SARS-CoV-2 nei fluidi biologici.

Questo risultato, descritto in un articolo pubblicato sulla rivista Nanoscale, rappresenta un nuovo approccio alla progettazione di biosensori che ricorda il principio dei mattoncini Lego; utilizza una struttura modulare e flessibile, pensata per essere facilmente adattabile a diversi target molecolari.


Team di ricerca internazionale sposta in avanti di 2800 anni i primi insediamenti rurali e di allevamento.
Ricercatori francesi, italiani e tedeschi (dell'Università Sorbona, del Museo Nazionale di Storia Naturale, del Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica, dell'Università di Padova, di Sapienza Università di Roma e dell'Università Goethe di Francoforte) hanno pubblicato uno studio che ridefinisce la cronologia dell'inizio dell'agricoltura nella Valle dell'Indo, stabilendola a circa 7000 anni fa.

I risultati, pubblicati sulla rivista “Scientific Reports”, si basano su una nuova datazione al radiocarbonio dello smalto dei denti di individui provenienti da 23 sepolture neolitiche rinvenute a Mehrgarh, un importante sito archeologico in Pakistan. Questa nuova datazione dimostra come l’inizio del Neolitico – che segna l’introduzione dell'agricoltura e della domesticazione di piante e animali, un passaggio cruciale nella storia dell'umanità – nell’area sia molto più recente (di circa 2800 anni) di quanto sinora creduto.

 

Pubblicata la prima norma UNI che prevede l'utilizzo della spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) in alta risoluzione per l'identificazione di adulteranti saccaridici aggiunti al miele, rilevando quindi la presenza di frodi. Il risultato è frutto del gruppo di lavoro coordinato dal Cnr-Scitec di Milano, nell’ambito dell’accordo di collaborazione tra le due istituzioni.

 L’Ente italiano di Normazione (UNI) ha da poco pubblicato la norma UNI 11972:2025 Miele, che fornisce un metodo analitico basato sulla tecnica spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) in alta risoluzione per identificare marker specifici di tre aduteranti saccaridici maggiormente utilizzati per diluire il miele: inulina, zucchero invertito e sciroppo di mais/malto. La pubblicazione della norma segna un importante traguardo per il riconoscimento ufficiale delle tecniche NMR in campo giuridico.



Un gruppo di ricercatori dell’Università di Genova e del CASD - Scuola Superiore Universitaria di Roma, in collaborazione con il Cyber-Defence Campus di Thun (Svizzera), nell’ambito delle attività di ricerca del partenariato PNRR SERICS (Security and Rights in the Cyberspace), ha identificato due pericolose vulnerabilità nel sistema di prevenzione delle collisioni aeree (TCAS) adottato dagli aeromobili civili.
Sfruttando tali vulnerabilità nelle stesse apparecchiature certificate in uso sugli aerei di linea, il team è riuscito a innescare falsi allarmi di collisione nella cabina di pilotaggio e a disabilitare una funzione critica del sistema TCAS.
In risposta a questa scoperta, l’agenzia federale statunitense CISA (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency) ha pubblicato un primo bollettino di sicurezza nel mese di gennaio 2025.

Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di mortalità a livello globale, rendendo cruciale la loro individuazione precoce. Un team di ricercatori dell'Università Politecnica di Madrid (UPM) e del Centro Nazionale di Ricerche Cardiovascolari Carlos III (CNIC) ha sviluppato un sistema innovativo basato sull'intelligenza artificiale (IA) capace di identificare automaticamente le patologie cardiache in tempo reale. Questo progresso tecnologico promette di fornire un supporto significativo ai cardiologi, migliorando l'accuratezza delle diagnosi e la personalizzazione dei trattamenti, con l'obiettivo finale di ridurre la mortalità associata a queste malattie.


Una nuova ricerca della collaborazione internazionale Atacama Cosmology Telescope (ACT), a cui ha preso parte anche la Sapienza, ha prodotto le immagini più chiare mai ottenute dell’universo primordiale, rivelando la formazione delle antiche nubi di idrogeno ed elio che presto si sarebbero trasformate nelle prime stelle e galassie
La collaborazione dell’esperimento Atacama Cosmology Telescope (ACT), un progetto internazionale situato a 5200 m nel deserto di Atacama in Cile, che in Italia include i gruppi di Elia Battistelli presso l’Università Sapienza di Roma (di cui fanno parte anche Giovanni Isopi, Eleonora Barbavara, e Valentina Capalbo), e di Federico Nati presso l’Università di Milano-Bicocca, ha sottoposto il modello standard della cosmologia ad una nuova e rigorosa serie di test, dimostrandone la straordinaria solidità. Le nuove immagini dell’universo primordiale mostrano i dettagli della prima luce emersa dagli albori dell’Universo con una chiarezza senza precedenti, rivelando la formazione delle antiche nubi di idrogeno ed elio che presto si sarebbero trasformate nelle prime stelle e galassie.

 
 
Una ricerca dell’Istituto per la bioeconomia del Cnr ha dimostrato che l’utilizzo della cavitazione idrodinamica per la produzione di mosto di birra elimina definitivamente la necessità della bollitura, consentendo notevoli risparmi in termini di energia e di tempo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Beverages, apre la strada a possibili applicazioni industriali per la realizzazione di questa bevanda con metodologie innovative
 
Uno studio condotto dall’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe) ha portato alla produzione di mosto di birra pronto per la fermentazione senza passare per la fase di bollitura, conservando dello stesso tutte le caratteristiche chimiche e organolettiche. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Beverages.
 
“La cavitazione idrodinamica permette di scaldare il mosto a 94°C, diversamente da quanto avviene con le produzioni tradizionali, che prevedono una bollitura a 100°C per 90 minuti. Questo garantisce un abbattimento dei tempi e del consumo di energia di oltre l’80%. Oltre a ciò, la cavitazione elimina il precursore del dimetilsolfuro, un composto che restituisce odori e sapori sgradevoli alla bevanda, con una velocità tre volte maggiore rispetto a quanto ci saremmo inizialmente aspettati. Attraverso questo metodo, il dimetilsolfuro viene immediatamente espulso dal mosto della birra e alla fine del processo l’amaro di luppoli si trasferisce al mosto, modificandone il colore. Soltanto attraverso la cavitazione idrodinamica, che concentra un grande quantitativo di energia, è stato possibile ottenere questi risultati”, sottolinea Francesco Meneguzzo, primo ricercatore del Cnr-Ibe e coordinatore dello studio.

 

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