Tecnologia

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Uno studio congiunto dell’Università di Pisa con Università di Milano Bicocca dimostra la possibilità di costruire dispositivi termoelettrici all’avanguardia con nanostrutture in silicio, in grado di sfruttare su larga scala sorgenti di calore a temperature basse, come l’energia geotermica o addirittura il calore prodotto dal corpo, per generare energia elettrica


Nuovi dispositivi termoelettrici nanostrutturati basati su silicio permetteranno la conversione diretta del calore in elettricità a basso costo e ad alta resa. Lo studio, dal titolo “High power thermoelectric generator based on vertical silicon nanowires” pubblicato sulla rivista “NanoLetters” (autori: S. Elyamny, E. Dimaggio, S. Magagna, D. Narducci, G. Pennelli, DOI: 10.1021/acs.nanolett.0c00227), è frutto di una collaborazione tra il laboratorio di Nanotecnologie del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e l’Università di Milano Bicocca, e dimostra la possibilità di generare potenze elettriche molto elevate su differenze di temperatura di meno di 20°C .

 


Tecnologie antighiaccio efficaci e sostenibili da applicarsi nei settori dell'aeronautica e dell'automobilistica. Algoritmi in grado di combinare dati genomici su larga scala per ricostruire le mutazioni del Coronavirus nel corso della sua diffusione pandemica. Modelli per definire le caratteristiche e le modalità di circolazione dell'acqua a 15-20 chilometri nella crosta terrestre.

Sono gli obiettivi di “Surfice”, “Alpaca” e “Fluidnet”, i tre progetti di ricerca dell'Università di Milano-Bicocca – in partnership con altri atenei, imprese ed enti europei – che hanno ottenuto finanziamenti per oltre 1 milione di euro vincendo il bando MSCA - Innovative training networks del Programma quadro europeo per la ricerca e l'innovazione Horizon 2020. Il bando si era chiuso lo scorso 14 gennaio. A fine maggio i risultati sono stati trasmessi ai candidati. In un caso (“Surfice”) Milano-Bicocca è l'ente coordinatore del progetto, negli altri due figura come partner. Con 23 proposte presentate e 3 progetti selezionati, l'Ateneo milanese ha riscontrato un tasso di successo del 13 per cento, superiore alla media europea (10 per cento, pari a 147 ricerche finanziate su 1.503 presentate e valutate).

Uno studio, frutto della collaborazione tra l’Istituto di fisica applicata “Nello Carrara” del Cnr e l’Università di Pisa, ha evidenziato come il “machine learning”, che utilizza gli algoritmi per l’analisi delle immagini cliniche, può essere utilizzato anche per modificarle, creando i cosiddetti “attacchi avversi”, in grado di ingannare gli stessi sistemi di analisi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista European Journal of Nuclear Medicine and Molecular Imaging del gruppo Springer Nature

Un articolo, pubblicato sulla rivista European Journal of Nuclear Medicine and Molecular Imaging del gruppo Springer Nature da Andrea Barucci dell’Istituto di fisica applicata “Nello Carrara” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifac) e dal radiologo dell’Università di Pisa Emanuele Neri, analizza attraverso lo strumento del machine learning[1] la possibilità di modificare le immagini radiologiche, pilotando l’esito di una diagnosi. Un rischio che solo lo studio dell’Intelligenza artificiale (Ai) può consentire di fronteggiare, sventando errori o azioni compiute in malafede.

 

La ricercatrice Carmen Giordano riceve altri 2 grant, pari ad un valore di € 280.000 € per i suoi studi sull’asse microbiota-intestino-cervello.

Link per scaricare immagini: https://we.tl/t-V18xsRSCqU

Si chiamano DIANA e PEGASO, nomi mitologici entrambi “figli” di MINERVA (ERC 2016), i due nuovi progetti finanziati rispettivamente dal recente bando Proof-of Concept dell’ERC (European Research Council) e dal bando italiano MIUR FARE, dedicato ai vincitori di progetti ERC.

I due progetti permetteranno a Carmen Giordano, professore associato presso il Politecnico di Milano, di approfondire ulteriormente l’insieme di connessioni che legano la flora batterica (microbiota) intestinale ed il funzionamento del nostro cervello, e di sviluppare un innovativo dispositivo tecnologico multiorgano che studierà nuove strategie terapeutiche per patologie a carico del cervello, consentendo lo sviluppo di nuovi farmaci in modo più mirato. Nei prossimi decenni si prevede un notevole incremento nel numero di pazienti affetti da patologie cerebrali come la malattia di Alzheimer o il morbo di Parkinson. Un punto critico è che lo sviluppo di nuovi farmaci richiede un processo che dura globalmente 10-15 anni ed investimenti pari a circa 1-3 miliardi di euro a fronte di un altissimo tasso di fallimento, che è oltre il 95% per la sola malattia di Alzheimer.

 

 


Un rivestimento applicabile su qualsiasi superficie con proprietà antibatteriche, antifungine e, soprattutto, antivirali in grado di annientare il Coronavirus. È questa la tecnologia inventata e brevettata dal gruppo di ricerca della professoressa Monica Ferraris del DISAT (Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia) del Politecnico di Torino.

Grazie ad un rivestimento a base di silice e nanoparticelle di argento a cui il team della professoressa Ferraris lavora da più di 10 anni, si potranno realizzare filtri più sicuri e più affidabili per l’eliminazione di eventuali patogeni esterni, tra cui il virus che provoca il Covid-19, come dimostrato dai test condotti dalla dottoressa Elena Percivalle presso Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e in fase di pubblicazione sulla rivista Open Ceramics.


L’uso di nanoparticelle reattive per la bonifica di falde contaminate – detta nanoremediation - è una tecnica di bonifica all’avanguardia, che prevede l’iniezione del nanomateriale, in forma di sospensione acquosa, direttamente nella zona contaminata da trattare per eliminare solventi e altri agenti contaminanti.

L’osservazione alla scala microscopica delle interazioni tra nanomateriali e solventi alla sorgente di contaminazione è al centro di un articolo pubblicato sulla rivista scientifica americana Proceedings of the National Academy of Sciences, organo ufficiale della United States National Academy of Sciences, frutto della collaborazione tra Teesside University (Regno Unito), Universidade Federal do Paraná (Brasile), Brazilian Center for Research in Energy and Materials (Brasile) e Politecnico di Torino. Per l’Ateneo ha contribuito allo studio la professoressa Tiziana Tosco, docentedel Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture nel gruppo di ricerca di Ingegneria degli Acquiferi (www.polito.it/groundwater), che svolge da anni attività di ricerca e trasferimento tecnologico nel campo della nanoremediation.

ARCA Dynamics


A fine 2020, in occasione del primo lancio del VEGA-C, versione più potente del razzo dell’italiana Avio, la start-up innovativa ARCA Dynamics, in partenariato con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, NPC Spacemind, H4 Research, GP Advanced Projects lancerà il nanosatellite ALPHA. Next - Ingegneria dei Sistemi sarà responsabile del segmento di terra e Cybera della sicurezza cibernetica.

Il lancio sarà un’occasione per dimostrare la capacità italiana di creare un’intera catena del valore in un settore di primaria importanza, quale quello spaziale, per permettere un posizionamento strategico dell’Italia nel quadro geopolitico internazionale, nonché mantenere un ruolo predominante in ambito dell’osservazione della Terra, delle telecomunicazioni, della cyber security e di tutti i servizi collegati. Il progetto permetterà, in un’ottica di “Sistema Paese”, di coinvolgere oltre al mondo della ricerca, grazie alla partecipazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Diitet e Cnr-Isac), anche start-up e PMI, e di valorizzare così, in Italia, progetti italiani altamente tecnologici di ricerca e sviluppo nati dall’ingegno di giovani imprenditori italiani.



Una tecnica rivoluzionaria a disposizione dei radiologi di Città della Salute e UniTo, grazie all’accordo con Infervision, Commissione europea e Compagnia di San Paolo. 


Un algoritmo basato sulle tecniche di Intelligenza Artificiale che possa aiutare i medici radiologi a diagnosticare e monitorare le polmoniti da Covid-19 utilizzando le immagini delle TAC polmonari. Questa tecnica rivoluzionaria è alla base del progetto che è nato alla Città della Salute di Torino, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Radiologia Diagnostica ed Interventistica, diretto dal professor Paolo Fonio, ed il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, diretto dal professor Guido Boella. Il progetto, attualmente in fase di sperimentazione nel capoluogo piemontese, è stato possibile grazie ad un accordo tra Infervision e la Commissione Europea, con la fondamentale partecipazione della Compagnia di San Paolo.


Radiografie e tac più accurate e controlli ai confini nazionali più veloci, in caso di trasporto di materiale radioattivo. Così potrà essere impiegato l’innovativo scintillatore plastico a base di nanoparticelle di perovskite e molecole organiche, realizzato dall'Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e la start-up Glass to Power S.p.A.

Il lavoro pubblicato su Nature Nanotechnology con il titolo “Efficient, fast and reabsorption-free perovskite nanocrystal-based sensitized plastic scintillators” (DOI: 10.1038/s41565-020-0683-8) ha coinvolto tre team di ricerca dei dipartimenti di Scienza dei Materiali e di Fisica dell’Ateneo guidati da Sergio Brovelli, Mauro Fasoli e Luca Gironi, ricercatori anche presso la sezione di Milano-Bicocca dell’INFN.

Gli scienziati hanno realizzato un nuovo scintillatore plastico ibrido che combina nanoparticelle di perovskite con molecole organiche altamente emissive. Le nanoparticelle, che comprendono atomi pesanti, agiscono da antenne per le radiazioni e trasferiscono l’energia così raccolta alle molecole che la trasformano in luce in pochissimi nanosecondi, più velocemente dei sistemi convenzionali, ad una lunghezza d’onda che può propagarsi per lunghe distanze nel materiale. Questo meccanismo permette così di rivelare efficacemente e in modo molto rapido la radiazione, anche in dispositivi di grande volume.


I giovani ricercatori del QuantumLab, coordinato da Fabio Sciarrino, hanno realizzato la prima rete quantistica in grado di generare correlazioni non-locali tra cinque laboratori distinti. L’articolo è stato pubblicato su Nature Communications.


Dodici giovanissimi ricercatori, cinque laboratori da coordinare e una rete da formare. Così l’esperienza interdisciplinare del gruppo del Quantum Information Lab della Sapienza, guidato da Fabio Sciarrino e composto da un laureando magistrale, sei studenti di dottorato, un tecnico elettronico, un assegnista e un ricercatore, con il supporto del fisico brasiliano Rafael Chaves, ha portato alla realizzazione di una rete quantistica formata da cinque diversi nodi, che ha permesso di mostrare correlazioni quantistiche condivise da più di tre parti distinte, il massimo mai raggiunto finora.

Le tecnologie basate sulle leggi della meccanica quantistica sono sempre più diffuse ed i potenziali vantaggi legati al loro utilizzo sono ormai riconosciuti in tutti i campi, dalla comunicazione alla protezione dei dati. “Ciononostante – commenta Gonzalo Carvacho, assegnista senior del QuantumLab – test di non-località multipartita sono stati limitati ai casi più semplici. Qui andiamo oltre, verso la realizzazione di reti quantistiche più grandi”.

 

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