Aprile 2025


Il nuovo progetto di ricerca BactEradiX, finanziato dal programma europeo EIC Pathfinder e coordinato dall’Università di Bologna, svilupperà una nanopiattaforma modulare in grado di disgregare la matrice extracellulare dei biofilm batterici, che permette ai patogeni di resistere all’azione dei farmaci e del sistema immunitario.


Nuovi nanomateriali avanzati per combattere l’antibiotico resistenza: il progetto BactEradiX è al lavoro per sviluppare una nanopiattaforma modulare capace di colpire i biofilm batterici, ovvero le aggregazioni di microorganismi che favoriscono la resistenza all’azione del sistema immunitario e degli antibiotici. Finanziato con 3 milioni di euro, BactEradiX (Grant Agreement 101186900) è un progetto EIC Pathfinder promosso dal Consiglio Europeo dell’Innovazione (EIC), l’organo della UE che favorisce l’ideazione e lo sviluppo di tecnologie altamente innovative.

Pubblicato in Medicina


Un modello innovativo per lo studio e la cura delle malattie metaboliche. Sette casi pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Inherited Metabolic Disease. Gli organi espiantati durante il trapianto di fegato, tenuti in vita con apposite macchine di perfusione extracorporea, mantengono inalterate funzionalità e caratteristiche patologiche. Le prospettive: «Dalla sperimentazione di nuove terapie alla riparazione degli organi danneggiati»
Il fegato espiantato da pazienti con malattie metaboliche e mantenuto artificialmente in vita grazie all’uso di apposite macchine per la perfusione extracorporea. Un modello, mai usato prima, che consentirà di comprendere meglio i meccanismi che causano le malattie metaboliche, di sperimentare nuove terapie in maniera più efficace e, in futuro, di guarire fegati malati prima del trapianto o di farli crescere per renderli adatti a pazienti più grandi. L’innovativo metodo è stato messo a punto e testato da medici e ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù guidati dal dottor Marco Spada, responsabile di Chirurgia epato-biliopancreatica e dei trapianti di fegato-rene, e dal dottor Carlo Dionisi Vici, responsabile di Malattie metaboliche ed epatologia. La sperimentazione ha dimostrato che i fegati espiantati e tenuti in vita artificialmente mantengono inalterate funzionalità e caratteristiche patologiche. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Journal of Inherited Metabolic Disease. 

Pubblicato in Medicina



EcDNA is made up of small, circular segments of DNA that form outside of chromosomes within the cell, and is frequently found in cancer cells. It has been shown to elude the immune system and drive carcinogenesis. Previous studies have demonstrated that ecDNA formed by the integration of HPV genes and human DNA is present in about 30% of HPV-positive oropharyngeal cancers. The study objective was to understand the molecular mechanisms by which hybrid ecDNA drives oropharyngeal cancer development.

The researchers analyzed changes to gene expression in ecDNA formed by HPV and human DNA hybridization in oropharyngeal tumor cells. The study discovered that:
Previously unidentified HPV and human DNA enhancers increased the expression of tumor-promoting genes in cancer cells, leading to the production of more of the virus and increasing tumor growth.
Targeting these enhancers with CRISPR gene editing technology and with proteins that regulate gene activity reduced their expression and inhibited growth in HPV-positive oropharyngeal tumors.

Pubblicato in Scienceonline

 

 

La diffusa contaminazione delle risorse idriche statunitensi da PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche), noti anche come "forever chemicals", prodotti chimici eterni, rappresentano una crescente preoccupazione per la salute pubblica e per la comunità scientifica internazionale.
Un recente studio pubblicato sul Journal of Exposure Science and Environmental Epidemiology [1] ha ora stabilito un'associazione tra: l'esposizione a livelli elevati di PFAS nell'acqua potabile a livello di contea e l'aumento dell'incidenza di specifiche neoplasie, alcune delle quali rare.

Pubblicato in Medicina


Un’indagine genomica su individui di etnia Aymara, Quechua e Uros ha messo in luce varianti genetiche che permettono lo sviluppo dell'embrione in condizioni di scarsa presenza di ossigeno. Caratteristiche simili sono state osservate nelle popolazioni asiatiche dell’Himalaya: un raro caso di "convergenza evolutiva".


Nel genoma delle popolazioni sudamericane native dell’altopiano andino sono state osservate particolari combinazioni di varianti genetiche che permettono uno sviluppo adeguato dell'embrione nelle primissime fasi della vita intrauterina, nonostante la minore concentrazione di ossigeno nel sangue dovuta all'alta quota. A rivelarlo è uno
studio pubblicato sulla rivista Communications Biology e guidato da ricercatori dell'Università di Bologna.


L'indagine ha analizzato i genomi di più di 150 individui di etnia Aymara, Quechua e Uros che vivono nelle aree circostanti al lago Titicaca, a 3800 metri di altitudine tra Perù e Bolivia. L'obiettivo era comprendere le basi genetiche dei tratti biologici complessi plasmati dalla selezione naturale in questi popoli in risposta allo stress dovuto alla ridotta capacità dell’organismo di catturare l’ossigeno presente
nell’atmosfera a mano a mano che la quota aumenta. “I popoli che vivono nelle regioni attraversate dalla cordigliera delle Ande hanno evoluto adattamenti biologici simili a quelli che si osservano nelle
popolazioni dell’Himalaya, seppure con basi genetiche non sempre identiche”, spiega Marco Sazzini, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. “Per indagare questi aspetti, abbiamo messo a punto un insieme di analisi basate sul sequenziamento di interi genomi e capaci di identificare varianti genetiche che prese singolarmente avrebbero un modesto impatto funzionale, ma che combinate tra loro concorrono a modificare sensibilmente uno specifico tratto biologico”.

Pubblicato in Paleontologia


I Comuni sono in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo. La mozione è promossa da Greenpeace, ISDE, Lipu, Terra! e WWF


Spoltore, in provincia di Pescara, San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, e Castenedolo, in provincia di Brescia, sono i primi tre Comuni in Italia ad approvare la mozione promossa da Greenpeace, ISDE, Lipu, Terra! e WWF per una transizione in chiave agro-ecologica del sistema degli allevamenti intensivi.

Nei mesi scorsi, le cinque associazioni avevano messo a disposizione e inviato ai Consigli comunali di tutta Italia il testo della mozione: un atto d’indirizzo sulla riconversione del settore zootecnico per sensibilizzare la cittadinanza e le categorie economiche e favorire la discussione di un’iniziativa legislativa sul tema a livello nazionale, dove al momento rimane ferma alla Camera la proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi” presentata dalle stesse organizzazioni oltre un anno fa.

Pubblicato in Ambiente

 

Una recente ricerca condotta presso la School of Natural Sciences del Trinity College Dublin, ha messo in luce una connessione precedentemente poco esplorata tra le microplastiche dei glitter in polietilene tereftalato (PET) e processi geochimici marini. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Sciences Europe, dimostra che le microplastiche derivanti da glitter a base di PET possono agire attivamente come promotori della cristallizzazione di minerali di carbonato di calcio (CaCO₃) in ambienti acquatici salini.
Questa scoperta solleva nuove preoccupazioni riguardo l'impatto a lungo termine
dell'inquinamento da microplastiche sugli ecosistemi marini, in particolare sugli organismi calcificanti.

Pubblicato in Medicina


Una ricerca coordinata dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dall’Università degli Studi diMilano ha messo in evidenza le proprietà dell’estratto di arancia rossa nel mitigare gli effetti della patologia. Lo studio, pubblicato su Biomedicines, consente un’ulteriore valorizzazione di questi agrumi, attraverso l’utilizzo dei sottoprodotti per le terapie in ambito neurologico.


Scarti di arance rosse siciliane elaborati e utilizzabili come supporto nella cura dell’encefalopatia epatica (o MHE), patologia neurologica che può verificarsi in caso di insufficienza epatica. È quanto rivela uno studio in vivo coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr di Firenze (Cnr-Ibe) assieme all’Università degli Studi di Milano, a cui hanno partecipato altri partner italiani e cinesi. I risultati della ricerca, finanziata dall’azienda Alfasigma, sono stati pubblicati sulla rivista Biomedicines.

Pubblicato in Medicina

 


Rappresentazione schematica del prototipo di sensore

 


Cnr-Nano e Università di Pisa hanno sviluppato un nuovo biosensore in grado di rilevare con precisione la proteina Spike di SARS-CoV-2 nei fluidi biologici, consentendo una rilevazione virale rapida. La ricerca è pubblicata sulla rivista Nanoscale


Un team di ricerca congiunto, coordinato dall'Istituto nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nano) e dall’Università di Pisa (Dipartimento di Farmacia), in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia e la Scuola Normale Superiore, ha sviluppato un biosensore di nuova generazione in grado di rilevare con precisione le proteine dei virus, tra cui la proteina Spike di SARS-CoV-2 nei fluidi biologici.

Questo risultato, descritto in un articolo pubblicato sulla rivista Nanoscale, rappresenta un nuovo approccio alla progettazione di biosensori che ricorda il principio dei mattoncini Lego; utilizza una struttura modulare e flessibile, pensata per essere facilmente adattabile a diversi target molecolari.

Pubblicato in Tecnologia


Team di ricerca internazionale sposta in avanti di 2800 anni i primi insediamenti rurali e di allevamento.
Ricercatori francesi, italiani e tedeschi (dell'Università Sorbona, del Museo Nazionale di Storia Naturale, del Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica, dell'Università di Padova, di Sapienza Università di Roma e dell'Università Goethe di Francoforte) hanno pubblicato uno studio che ridefinisce la cronologia dell'inizio dell'agricoltura nella Valle dell'Indo, stabilendola a circa 7000 anni fa.

I risultati, pubblicati sulla rivista “Scientific Reports”, si basano su una nuova datazione al radiocarbonio dello smalto dei denti di individui provenienti da 23 sepolture neolitiche rinvenute a Mehrgarh, un importante sito archeologico in Pakistan. Questa nuova datazione dimostra come l’inizio del Neolitico – che segna l’introduzione dell'agricoltura e della domesticazione di piante e animali, un passaggio cruciale nella storia dell'umanità – nell’area sia molto più recente (di circa 2800 anni) di quanto sinora creduto.

Pubblicato in Tecnologia

 

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