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Grazie all’osservazione di onde elettroencefalografiche simili a quelle del sonno e rilette tramite moderne tecniche di neuroimaging, un gruppo di ricercatori coordinati dall’Università Statale di Milano suggerisce che parte dei deficit funzionali conseguenti al danno cerebrale strutturale sia dovuto al fatto che zone di corteccia cerebrali adiacenti alla lesione, o connesse ad essa, cadano in uno stato simile al sonno, mentre il paziente è sveglio. Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis, finanziato da un bando ERC Synergy Grant, è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione, attraverso la rimodulazione di onde elettroencefalografiche lente.

Pubblicato in Medicina

 

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