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Destra o sinistra, che direzione scelgono i quark? Ce lo dice il super computer
02 Apr 2015 Scritto da Ufficio Stampa Università di Milano-Bicocca
Uno studio dell’Università di Milano-Bicocca, pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, ha mostrato, con calcoli eseguiti sul più potente super-calcolatore italiano disponibile per la ricerca, come avviene la rottura della simmetria sinistra-destra nelle interazioni sub-nucleari forti. Questo fenomeno è stato postulato nel 1960 da Yoichiro Nambu e gli è valso il premio Nobel per la fisica nel 2008.
Milano, 2 aprile 2015 – Milioni di miliardi di operazioni al secondo. Grazie a due super calcolatori i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sono riusciti a verificare che i quark, le particelle fondamentali che si trovano nei protoni e neutroni presenti nei nuclei degli atomi, alla base della struttura della materia così come la conosciamo, quando rompono la simmetria in cui sono organizzati si ricombinano scegliendo alternativamente tra destra e sinistra.
Il sogno fantascientifico del teletrasporto sembra sempre più reale, infatti, è di oggi la notizia che la Cina è riuscita a trasferire dei fotoni fino ad una distanza di 97 Km. Poca cosa direte, ma se pensate che tale cosa fino a pochi anni fà era considerata fantascienza, potete comprendere quanto sia strabiliante tale progresso. Il gruppo di scienziati guidati dal Fisico Juan Yin della University of Science and Technology of China di Shanghai, ha stabilito così un nuovo record, visto che il precedente aveva toccato solamente i 16 km.
L'esperimento si è svolto su di un lago a 4''000 metri di altitudine dove fra due stazioni distanti 97 Km è stata trasferita l'informazione dei fotoni tramite un laser della potenza di 1,3 Watt. Infatti è bene specificare che non si tratta del teletrasporto fisico di oggetti ma del trasferimento quantistico delle informazioni che compongono l'oggetto, tale fenomeno viene definito in Fisica "entanglement quantistico".
La Particella di Dio sfugge, non è stata trovata, ma ha lasciato delle tracce!
13 Dic 2011 Scritto da Nicola A. CosanniI nuovi dati restringono il campo per la ricerca del bosone in uno stretto margine a energie minori del previsto, è quanto rendono pubblico gli italiani Fabiola Gianotti e Guido Tonelli dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). L'esistenza del bosone di Higgs, ipotizzato dal fisico britannico Peter Higgs oltre 40 anni fa, rende possibile la massa. In pratica i nuovi dati restringono il campo per la ricerca del bosone a energie minori del previsto si spera di fugare ogni dubbio entro la fine del 2012, quando sarà completata l'analisi degli esperimenti in corso.La famosa particella di Dio, il bosone di Higgs, non è stato trovato. Però sono state trovate tracce del suo passaggio in due importanti esperimenti di fisica nucleare che si stanno svolgendo a Ginevra, al Cern, attorno al Large Hadron Colllider, il più grande acceleratore di particelle oggi esistente.
Editoriale
Voglio che qualcuno fermi quei neutrini nella loro corsa folle per arrivare presto, molto presto, quasi subito, al traguardo. Per arrivarci – come sembra – prima della luce, che pure tanto piano non andava. Voglio che qualcuno li fermi, o quanto meno provi a intralciarli e rallentarli un po', così da farli arrivare con calma. Lo voglio per una serie di motivi, ma soprattutto perché sono stanco. Un po' anziano e stanco. Vi state chiedendo che c'entra la mia stanchezza con la corsa a precipizio dei neutrini? Be', se avrete la pazienza di arrivare in fondo a questo articolo lo capirete.
Tutto nasce dal fatto che della scienza mi sono innamorato presto, nella mia vita. Probabilmente in qualche indefinibile momento durante il corso del mio iter scolastico, verso i tredici o quattordici anni. Mi ricordo in particolare di un libro responsabile di questo innamoramento, un libro dove si parlava di natura, cioè di come sono fatti il mondo e l'essere umano, ma anche di scienza vera e propria, cioè di come si fanno le ricerche, gli studi, gli esperimenti, per scoprire come sono fatti il mondo e l'essere umano. E quella è stata la mia prima impressione della scienza che, come il primo amore, non si scorda mai: una serie di informazioni e di dati, strettamente unita alla conoscenza degli esperimenti eseguiti per raccoglierli, delle idee che li hanno guidati, e dei metodi che sono stati seguiti.
Crescendo, tutti questi concetti sono divenuti più dettagliati, completi, numerosi, e in pochi anni mi son fatto un'idea – credo – abbastanza buona di come è fatto il mondo e di come si fa ricerca: quanto meno in certi campi, perché per tutto sarebbe impossibile. Ma a questo punto è cominciata a succedere una cosa strana. Dapprima sporadicamente, poi sempre più spesso, alcune delle conoscenze certe già acquisite hanno cominciato a vacillare, a sfocarsi, a dissolversi, a trasfigurarsi, lasciando intravedere la necessità di essere sostituite da altre "nuove" o "più esatte". Diverse. E io, in buon ordine, mi sono adeguato.
Altro che buco nero. Alla fine a fermare (temporaneamente) LHC, o Large Hadron Collider, il super acceleratore di particelle del CERN di Ginevra, non sono state le bizzarre vicende giudiziarie che ne hanno preceduto l’entrata in funzione, ma una fuoriuscita di elio dall’impianto di raffreddamento. L’eccessivo surriscaldamento ha costretto i tecnici del CERN a fermare le macchine dopo appena una settimana dall’attesissimo avvio dell’esperimento.
Verso l'alba dei tempi
Fino a qualche secolo fa, lo studio sull'origine e l'evoluzione dell'Universo era considerato un argomento che solo pochi scienziati erano in grado di affrontare proprio perchè mancavano gli strumenti necessari che potessero fornire dati attendibili dalle osservazioni. Oggi, la situazione è alquanto diversa e la cosmologia, che cerca appunto di spiegare come ha avuto origine e come evolve l'Universo, è diventata uno dei campi di ricerca più importanti tra le scienze astronomiche.
Doveva essere un semplice collaudo. Invece è stato un successo oltre ogni attesa. CaSSIS, la camera stereo ad alta risoluzione a bordo del Trace Gas Orbiter (TGO) della missione europea ExoMars, reduce dalle prime orbite attorno al Pianeta rosso, ha inviato a Terra immagini che hanno lasciato gli astronomi a bocca aperta per la loro qualità. «Sono veramente spettacolari», commenta soddisfatto Nick Thomas, direttore del dipartimento di fisica dell’università di Berna e principal investigator dello strumento.
1915-2015: 100 anni della Relatività Generale. Due giornate tra Fisica, Filosofia e ... Cinema
22 Ott 2015 Scritto da Ufficio Stampa Università di Milano-BicoccaLa teoria della Relatività Generale di Einstein, una delle conquiste più alte del pensiero umano, compie 100 anni. Il Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano-Bicocca vuole ricordare questa rivoluzionaria scoperta in due giornate articolate in incontri, talk e conferenze a cura di studiosi ed espoerti con un taglio scientifico-divulgativo.
Si racconterà, anche attraverso letture dei suoi scritti, di come Einstein arrivò a formulare questa teoria di grande bellezza e di come oggi grazie ad essa descriviamo l'Universo, dal big bang alle stelle, ai buchi neri. Verranno poi raccontate le sfide che ci attendono: onde gravitazionali, materia ed energia oscura per risalire alla natura della spazio-tempo. Si esplorerà inoltre il percorso ancora incompleto per unificare la gravità e il mondo dei quanti.
L’instancabile satellite scientifico Agile (Astrorivelatore Gamma a Immagini Leggero) dell’Agenzia Spaziale Italiana compie otto anni: era nato per una vita operativa di due anni, ma è tuttora pienamente efficiente e ancora non si è stancato di studiare l’Universo.
Un team internazionale guidato da ricercatori dell'Università di Zurigo, con la partecipazione dell’Università di Leichester e del NAOC di Beijing, ha sviluppato una nuova tecnica nella rilevazione di materia oscura nell’Universo. Il principale risultato dello studio conferma la presenza di un’enorme zona di materia oscura vicino al Sole. Ecco gli estremi dell’articolo: Silvia Garbari, Chao Liu, Justin I. Read, George Lake, A new determination of the local dark matter density from the kinematics of K dwarfs, “Monthly Notice of the Royal Astronomical Society”, 9 August, 2012.
La natura della materia oscura è ancora, per molti aspetti, un mistero: si tratta di una sostanza invisibile e misteriosa che può essere individuata solo indirettamente, grazie alla forza gravitazionale che essa esercita. Gli studi sugli ammassi di galassie condotti negli anni trenta da F. Zwicky e S. Smith ne hanno evidenziato per la prima volta l’esistenza. Un ammasso è un aggregato di molte galassie separato da grandi spazi vuoti: F. Zwicky e S. Smith hanno osservato che le velocità degli aggregati sono decisamente superiori a quelle previste per un sistema gravitazionale standard – intendendo con questo termine un sistema in cui la cui massa totale è identica a quella della materia visibile. L’esistenza di una materia non visibile (dunque oscura) rappresenta una larga percentuale della massa-energia totale dell’Universo (a seconda delle interpretazioni, questa massa oscilla tra il il 72% e il 90% circa).