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Cygnus X-3: un tesoro nascosto nella galassia
05 Set 2024 Scritto da Università degli studi Roma Tre
Su Nature Astronomy un nuovo studio pone nuova luce sulla comprensione di Cygnus X-3.
I membri del team di IXPE del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università Roma Tre nel gruppo di ricerca internazionale
È stato pubblicato su Nature Astronomy un importante studio che pone nuova luce sulla comprensione di Cygnus X-3, una delle sorgenti binarie a raggi X più brillanti del cielo. Lo studio, coordinato da Alexandra Veledina, ricercatrice dell’Università finlandese di Turku, è frutto della collaborazione di un team internazionale di ricercatori di diversi istituti di ricerca e università. Tra questi anche gli astrofisici Stefano Bianchi, Giorgio Matt e Francesco Ursini, membri del team di IXPE del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università degli Studi Roma Tre.
Le Binarie X sono sistemi affascinanti composti da due corpi celesti: una stella normale e un oggetto compatto come un buco nero o una stella di neutroni, che acquisisce materiale dalla sua compagna stellare. Finora sono state identificate alcune centinaia di queste sorgenti nella nostra Galassia.
A sinistra, l'interno del JET. A destra, rappresentazione schematica della reazione di fusione deuterio-trizio
Un gruppo internazionale di ricerca guidato dall’Istituto per la scienza e tecnologia dei plasmi del Cnr di Milano ha dimostrato che i raggi gamma prodotti nella reazione nucleare deuterio-trizio possono fornire un metodo di misura accurato e alternativo della potenza raggiunta nei nuovi reattori a fusione. Lo studio è oggetto di due articoli scientifici pubblicati su Physical Review C e Physical Review Letters
Un gruppo internazionale di ricerca guidato dall’Istituto per la scienza e tecnologia dei plasmi del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Cnr-Istp) fornisce un importante contributo nel risolvere una delle più grandi “sfide” legate all’utilizzo dell’energia nucleare: misurare la potenza raggiunta nei nuovi reattori a fusione basati sulla reazione deuterio-trizio.
La luce svela i segreti delle nano eliche, le “viti” dei materiali del futuro
17 Lug 2024 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Una collaborazione internazionale a cui partecipa la Sapienza è riuscita a utilizzare l’effetto Tyndall non lineare per capire il verso di rotazione di nano eliche di silicio. La ricerca, pubblicata su ACS Nano, apre la strada a nuove applicazioni negli ambiti delle terapie biomimetiche e dei nano assemblaggi
Le nanoparticelle inorganiche chirali, cioè non sovrapponibili alla propria immagine specchiata (come una vite a causa della sua filettatura), disperse nei liquidi hanno dimostrato grandi potenzialità in varie applicazioni tecnologiche. Tra queste i sensori, la creazione di nuovi farmaci e terapie biomimetiche, la nanorobotica. Tuttavia per tutte queste applicazioni, un problema finora aperto era quello di caratterizzare sperimentalmente proprio la chiralità delle particelle.
A partire da materiali organici conduttori di elettroni e ioni (OMIEC), un gruppo internazionale di studiosi è riuscito a ottenere microfilm bioelettronici che, azionati da minimi impulsi elettrici, sono in grado di avvolgersi attorno ai nervi come dei piccoli bracciali.
Un passo avanti verso l’introduzione di interfacce bioelettroniche avanzate e il monitoraggio dell’attività neurale con sistemi minimamente invasivi. Lo ha presentato, sulla rivista Nature Materials, un gruppo internazionale di ricerca che ha coinvolto anche studiosi del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Università di Bologna. I ricercatori hanno messo a punto e testato con successo dei microfilm bioelettronici che, azionati da minimi impulsi elettrici, sono in grado di avvolgersi attorno ai nervi come dei piccoli bracciali. Sui microfilm sono presenti decine di microelettrodi ad alta risoluzione grazie ai quali è possibile monitorare e controllare gli impulsi nervosi.
Intrappolare la luce, un nuovo paradigma della fotonica
28 Feb 2024 Scritto da Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Cnr-Isasi)Gruppo Cnr-Isasi: a sinistra Chiara Schiattarella; a destra, Gianluigi Zito,Vito Mocella e Silvia Romano
Uno studio internazionale che ha coinvolto, per l’Italia, l’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche, apre nuove strade per intrappolare e convertire l’energia della luce. La ricerca, pubblicata su Nature, potrebbe favorire sviluppi nella tecnologia quantistica, nell'imaging ad alta risoluzione e nei dispositivi fotonici
Uno studio internazionale che ha unito ricercatori italiani dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Cnr-Isasi), statunitensi della Molecular Foundry di Berkeley, e studiosi della National University of Singapore (Nus), ha permesso di conseguire un importante risultato nel campo della nanofotonica, il settore di ricerca che studia il comportamento della luce e la sua interazione con la materia a livello nanometrico.
I cianobatteri non solo vivono, ma addirittura proliferano in presenza di luce di stella rossa nana e in assenza di ossigeno.
Un altro passo avanti per cercare vita nell’Universo, grazie a uno studio coordinato dalla prof.ssa Nicoletta La Rocca del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova e condotto da un gruppo di ricerca multidisciplinare che coinvolge biologi, bioinformatici, ingegneri e astronomi.
Pubblicato sulla rivista «Frontiers in Plant Science», lo studio Transcriptomic and photosynthetic analyses of Synechocystis sp. PCC6803 and Chlorogloeopsis fritschii sp. PCC6912 exposed to an M-dwarf spectrum under an anoxic atmosphere dimostra per la prima volta come cianobatteri esposti a condizioni simulate di esopianeti con atmosfera anossica e illuminati da una stella rossa nana mostrino buona capacità di crescita e di fotosintesi grazie ad una specifica regolazione genica.
Tracciato per la prima volta il più vasto campo magnetico all'interno degli ammassi di galassie
12 Feb 2024 Scritto da Università di Bologna
Grazie a una tecnica innovativa, un gruppo internazionale di ricerca è riuscito a tracciare gli enigmatici campi magnetici che permeano cinque colossali ammassi di galassie, incluso il monumentale El Gordo, risalente a quando l’universo aveva circa 6,2 miliardi di anni, poco meno di metà della sua età attuale
Un gruppo internazionale di ricerca è riuscito a tracciare per la prima volta il più esteso campo magnetico all’interno di un ammasso di galassie. L’ammasso in questione è quello di “El Gordo”, il più massiccio mai osservato a grandi distanze, risalente a quando l’universo aveva circa 6,2 miliardi di anni, poco meno di metà della sua età attuale. I risultati – pubblicati su Nature Communications – offrono nuove fondamentali indicazioni per la comprensione della composizione e del processo di evoluzione degli ammassi di galassie.
LISA: c’è il via libera dell’ESA per la missione spaziale che rivelerà onde gravitazionali dal cosmo
04 Feb 2024 Scritto da Università degli studi di Milano BicoccaÈ arrivato il via libera alla missione spaziale LISA. Si tratta di un passaggio cruciale, denominato in gergo “adozione”, con cui ESA ha approvato la costruzione dei satelliti e della strumentazione di bordo con l’importante contributo di ASI, l'Agenzia Spaziale Italiana. Grazie a LISA, il cui nome sta per Laser Interferometer Space Antenna, si aprirà una nuova finestra sull’Universo: l’obiettivo è infatti costruire un osservatorio spaziale per la rivelazione delle onde gravitazionali provenienti da molteplici sorgenti cosmiche. Centrale, nell’ambito del programma scientifico Cosmic Vision dell’ESA in cui rientra questa missione, è il ruolo dell’Università di Milano-Bicocca e del team dalla professoressa Monica Colpi del dipartimento di Fisica “Giuseppe Occhialini” che ha ricoperto posizioni di guida in diversi gruppi di ricerca, in ESA e nel LISA Consortium, un consorzio internazionale di scienziati che ha definito gli obiettivi scientifici di LISA e progettato la missione.
Bolle di atomi ultrafreddi per studiare il vuoto quantistico e l’universo
25 Gen 2024 Scritto da Istituto nazionale di ottica del Cnr (Cnr-Ino)
Nel laboratorio di atomi ultrafreddi del Pitaevskii Center for Bose-Einstein Condensation di Trento sono stati osservati per la prima volta dei fenomeni che possono far luce sui meccanismi che determinano la stabilità del nostro universo. I risultati, frutto della collaborazione tra l'Istituto nazionale di ottica del Cnr, il Dipartimento di fisica dell'Università di Trento, il Centro Nazionale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Tifpa e l'Università di Newcastle, sono stati pubblicati sulla rivista Nature Physics
In che tipo di vuoto si trova il nostro universo? Secondo la fisica moderna, l'universo è il risultato dell'interazione tra particelle e campi - tra cui, per esempio, quello elettromagnetico - e potrebbe trovarsi in una configurazione di equilibrio detta di falso vuoto, ovvero uno stato solo in parte “stabile”, caratterizzato da un livello di energia che non corrisponde al minimo assoluto possibile. Questo permette, in linea teorica, la transizione verso livelli di energia più bassi, a causa di fluttuazioni di energia di origine quantistica o termica che porterebbero a “decadere” nello stato veramente stabile a energia minore, detto di vero vuoto.
Un nuovo materiale fluido che cattura e convoglia i campi elettrici
13 Nov 2023 Scritto da Università degli Studi di Milano
Uno studio internazionale guidato dai ricercatori dell’Università Statale di Milano identifica nuove proprietà elettriche di materiali fluidi recentemente scoperti, i nematici ferroelettrici, che avranno un impatto rilevante su dispositivi ottici e display in un prossimo futuro. La ricerca pubblicata in copertina su Nature Physics.
Nuovi materiali fluidi rivelano proprietà elettriche mai osservate prima e potenzialmente rivoluzionarie in diverse applicazioni tecnologiche: è l’esito di una ricerca internazionale coordinata da docenti e ricercatori del gruppo di Fisica dei Fluidi Complessi e Biofisica Molecolare dell’Università Statale di Milano (dipartimento BIOMETRA) e pubblicata oggi sulla copertina di Nature Physics.