il viaggiatore internazionale italiano che nei prossimi giorni varcherà i confini di altri paesi dovrà tenere un comportamento corretto e responsabile. Anche in un contesto di vacanza egli rappresenta il nostro Paese e ne è in certa misura AMBASCIATORE. Ambasciatore italiano dunque egli dovrà sentirsi.
Il viaggiatore deve accettare altresì il fatto che egli stesso è responsabile della salute e della sicurezza propria e delle persone che viaggiano con lui.

Esempi in Beethoven e Schubert

Tra le morti dei musicisti della storia non possiamo ignorare quelle arrecate dalla malasanità del tempo, una circostanza purtroppo allora molto diffusa, prodotta in parte dalla scarsa conoscenza della scienza di quei tempi lontani, ed in parte, a volte, anche dall’imperizia dei medici.

Questo fu in verità il caso del grande Beethoven, il quale, oltre ad essere portatore di molte patologie (dalla sordità alla gastroenterite fino alla cirrosi, passando per attacchi d’asma,  polmoniti, eritemi diffusi, poliartriti, costipazioni, coliche addominali, cefalee e prostrazioni), morì per un errore del suo medico, il dottor Andreas Wawruch, il quale avrebbe cercato di disinfettargli una ferita - causata anch’essa da una manovra imperfetta di drenaggio che avrebbe dovuto liberare i polmoni del musicista da un eccesso di liquido dovuto ad un’infezione - con un unguento a base di piombo e mercurio, un medicamento al tempo piuttosto usuale ma non certo salutare, visto che il metallo alla base del rimedio, pur mantenendo una sua peculiarità antibatterica, si rivelava velenoso per l’uomo, specie se somministrato in alte dosi. La pomata incriminata sarebbe quindi passata dai tessuti all’interno, allo stomaco e poi al fegato, il quale, già seriamente compromesso dalla cirrosi (provocata da un eccessivo consumo di alcolici), non avrebbe avuto la possibilità di difendersi, così da trasformare il presunto rimedio medico nella causa della fine del musicista.
A scoprire una tale verità è stato il patologo viennese Christian Reiter, il quale ha analizzato due capelli del musicista facenti parte di una ciocca prelevatagli da alcuni amici a mo’ di reliquia al momento della morte, un cimelio che, passando di mano in mano, di laboratorio in laboratorio ed anche di asta in asta (è così che il ricercatore ne è venuto in possesso nel 1989), ha praticamente fatto il giro del mondo svelando tante ed importanti informazioni sul suo celebrato possessore.

Musica e depressione

20 Apr 2010 Scritto da

È cosa sicura: la musica può guarire dalla depressione. Non parliamo di generiche condizioni di tristezza, stanchezza o apatia, ma di uno stato patologico clinicamente accertato con il quale non si può assolutamente vivere.
Di compositori depressi la letteratura musicale è piena. Soffrirono di depressioni serie e profonde artisti del calibro di Beethoven, Mozart, Rossini, Berlioz, Paganini, Ciajkovskij, Shostakovich (ma la lista sarebbe ancora lunga), e tutti per gravi motivazioni. Beethoven ebbe come causa della depressione la sordità, Mozart ebbe dei periodi bui a causa dell’incomprensione degli altri nei confronti della sua musica, troppo all’avanguardia per il suo tempo, Rossini si ritrovò depresso ed obeso dopo una lunga vita dedicata alla musica, Berlioz e Paganini allo stesso modo sentirono il male di vivere nonostante i grandi successi delle loro opere, perché nessuno le capiva fino in fondo. Ciajkovskij dal canto suo fu depresso per motivi personali, ma ugualmente compose opere meravigliose, ed infine il grande Shostakovich si ritrovò incupito e triste per problemi derivanti da un’infanzia non certo felice ed una carriera irta di difficoltà.

Mozart fitness

18 Mar 2009 Scritto da
La musica di Mozart ha qualcosa di magico, ormai è storia certa. Il suo impiego nella musicoterapia, nella riabilitazione e nel potenziamento di tante abilità cognitive ha dato sempre risultati strabilianti. Addirittura gli sportivi ne beneficiano.

Infatti l’ultima frontiera del fitness moderno prevede l’ausilio della musica mozartiana come sottofondo per una nuova serie di esercizi ginnici atti a migliorare il corpo e la mente. Si tratta in verità di semplici movimenti prevalentemente mirati alla tonificazione muscolare, ma con la musica di Mozart essi accrescono i loro risultati sino a diventare un vero e proprio toccasana per la salute, e possono essere eseguiti a tutte le età.

Mozart e Einstein

31 Ago 2009 Scritto da

Che cosa hanno in comune il grande musicista Wolfgang Amadeus Mozart ed il genio della fisica Albert Einstein? La genialità, innanzitutto, e fin qui siamo tutti d’accordo, perché l’uno nel campo della musica e l’altro in quello della fisica vantano il massimo del massimo dell’ingegno e della compiutezza. Ma c’è dell’altro.

Per esempio, la curiosità. Il mistero della musica, esplorato da Mozart nel corso della sua vita (purtroppo breve), non ha certo lasciato indifferente il fisico tedesco, il quale ha sempre cercato di scoprire il vero significato dell’arte dei suoni al di là delle sue caratteristiche fisiche, e tale interesse non si è mai spento in lui per tutta la vita.

L’ascolto terapeutico è un’attività che coinvolge corpo e mente in vari modi: per quanto riguarda il corpo il primo interessato è l’apparato uditivo, seguito dal cuore, dal sistema nervoso, da quello endocrino, e poi da pelle, respiro ed ossa, mentre dal punto di vista mentale il coinvolgimento riguarda l’inconscio, i ricordi, ed anche l’eros.
Ascoltare la musica in modo terapeutico significa principalmente abbandonarsi alle emozioni, un’attività che implica l’attivazione dell’emisfero destro del cervello, mentre il sinistro si pone in azione per rendere viva l’attenzione verso l’evento musicale che si ascolta. Detto così sembra un gran lavoro, ma non lo è affatto, perché tutto ciò avviene spontaneamente quando si ascolta attentamente una musica, così che        un ascolto musicale è davvero completo e terapeutico quando entrambi gli emisferi lavorano in sincronia e coerenza nel senso che uno è il complemento dell'altro.

Questo sistema di ascolto serve anche ad individuare le parti del corpo maggiormente sensibilizzate alla musica, ed è questo un passo molto importante per chi pratica una tale attività, perché il corpo umano risponde alla musica come un diapason, ossia producendo un proprio suono di risposta ad un qualsiasi altro suono proposto. La mente nel frattempo segue il medesimo percorso, e l’unità corpo-psiche che ne deriva sarà totalmente immersa nella musica, così l’ascoltatore diventerà esso stesso musica.
Il talamo è la parte del cervello dove giungono le emozioni per rimanervi in modo cosciente, ma attraverso il suono tali sensazioni si spingono in avanti fino a toccare corde emotive molto più profonde, e così la risposta dell’inconscio non tarda ad arrivare. Immagini e ricordi sono i primi segni di risposta dell’inconscio, il quale, superando le resistenze create dal tempo, produce il cambiamento positivo che consente all’ascoltatore di rielaborare il proprio vissuto, così che nevrosi e disturbi emotivi vari iniziano ad allontanarsi in favore di una positiva evoluzione.

L’artista è pazzo?

23 Feb 2010 Scritto da

È detto comune che gli artisti abbiano una vena di pazzia, o meglio che il loro temperamento artistico sia il motivo della loro condotta di vita insolita, sregolata e talvolta eccessiva. Naturalmente le cose non stanno affatto così, ma il fatto è che i certi pensieri o certe sensibilità spiccate dal punto di vista artistico non sono comprese da tutti, e così, ascoltando musiche d’avanguardia oppure osservando certe opere d’arte di non facile comprensione immediata, qualcuno lo afferma ancora.
E chiaro quindi che, nonostante tutto, la persistenza dell’associazione genialità-follia - più spesso declinata come genialità- malinconia – sussiste tuttora, ed è curioso trovarne traccia fin dai tempi antichissimi.

Un primo esempio lo troviamo infatti in alcuni scritti di Aristotele, che disse: “gli eccessi che la bile determina fanno sì che tutti i melanconici si distinguano dagli altri uomini, non a causa di una malattia, ma a causa della loro natura originale” (pertanto malinconia = originalità).
Interesse per l’argomento lo svilupparono anche gli uomini del Rinascimento a proposito di artisti come Raffaello e Michelangelo, il quale affermò “La mia allegrez’è la malinconia”, e poi raccontando a proposito di una cena cui aveva partecipato raccontò “ebbi grandissimo piacere, perché uscì un poco del mio malinconico, ovvero del mio pazzo” (qui invece malinconia = pazzia).

Mano destra, mano sinistra… che differenza c’è? Nessuna, oggi lo sappiamo bene, ma un tempo le cose erano assai diverse. Difatti, almeno fino alla metà del secolo scorso, coloro che naturalmente utilizzavano la mano sinistra - detta addirittura “la mano del diavolo” - per scrivere o mangiare o altro non avevano vita facile, anzi, a causa di quella loro “diversità”, erano fortemente discriminati e visti come del soggetti malati, se non peggio (posseduti, indemoniati e roba simile).
Anche con l’andare del tempo la questione della mano sinistra come mano “sbagliata” per svolgere le normali azioni quotidiane, è rimasta oggetto di discussioni e ricerche mediche, tanto che ancora fino a pochi anni fa si tendeva a correggere il mancinismo allorquando lo si vedeva insorgere in un bambino. Fortunatamente oggi non è più così, e i mancini hanno ripreso la loro dignità a tutti gli effetti.

La musica che cura

23 Nov 2010 Scritto da

Tutti noi abbiamo a che fare con la musica, che in generale consideriamo una creazione artistica funzionale all’intrattenimento. Ma così pensando le facciamo un grave torto, perché, pur rimanendo indiscussa la sua carica di gran piacere, non consideriamo affatto una delle più importanti funzioni dell’arte dei suoni, ossia quella diagnostico-terapeutica, vale a dire la scienza medica che prende il nome di Musicoterapia.

Si tratta di un settore medico che prende in considerazione l’uso della musica e dei suoi elementi (suono, ritmo, melodia e armonia) in un processo atto a facilitare o sollecitare la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione e l’organizzazione dell’individuo in difficoltà, o anche risolvere o migliorare problemi legati a necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali o cognitive.
In parole semplici la Musicoterapia è la scienza che studia il complesso rapporto fra l’uomo e il suono, al fine di scoprire quali sono gli elementi presenti nella musica in grado di aprire i canali emozionali che sono alla base del processo di recupero del paziente in difficoltà.

Molteplici sono i campi di applicazione: autismo infantile, ritardo mentale, disabilità motorie, morbo di Alzheimer, psicosi, disturbi dell'umore, disturbi somatoformi (in particolare sindromi da dolore cronico), disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa o anche bulimia), plurihandicap e sindromi varie, ed inoltre sono possibili altre attuazioni in campo anestesiologico e chirurgico.

Si sa che una mamma in attesa che ascolta della musica rende felice anche il suo bambino e lo fa crescere più sereno, ma oggi una tale verità diventa ancora più importante grazie ad una nuova ed interessante scoperta dei centri ospedalieri di ricerca canadesi: la musica aiuta i neonati prematuri a crescere e svilupparsi in buona salute.

I ricercatori dell’Università di Alberta, in Canada, hanno infatti notato che i prematuri sottoposti ad un ascolto musicale durante la loro permanenza in incubatrice crescono di peso con più rapidità, sono più tranquilli ed hanno una degenza più breve. La stessa musica ha inoltre degli effetti benefici sulla loro frequenza cardiaca e respiratoria (spesso in una situazione delicata proprio perché insufficiente), così che i piccolissimi pazienti si giovano di una “terapia musicale” indolore ed efficace fin dai primi giorni di vita.

 

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